Fondazione Brivio Sforza. Il contemporaneo in Brianza

Appuntamento domani 8 settembre a Merate, in Brianza. Dove la Fondazione Brivio Sforza porta nella contemporaneità la storica vocazione culturale della splendida dimora privata. Con un percorso multidisciplinare che vede insieme un’artista, una musicista e uno scrittore. Il progetto ce lo ha raccontato Alessandro Brivio Sforza.

La Fondazione Brivio Sforza, presieduta da Alessandro Brivio Sforza e nata nel 2012 con l’intento di preservare, catalogare e studiare il prezioso archivio di famiglia, ha deciso di invitare per la prima tappa di questo percorso sonoro ed espositivo l’artista tedesca Jorinde Voigt (Francoforte, 1977; vive a Berlino) che, insieme alla musicista Ricciarda Belgiojoso e allo scrittore Gianluigi Ricuperati, dà vita a Sincronie, un lavoro a tre voci presentato nel corso di una serata performativa.

Alessandro Brivio Sforza, quando è venuto a conoscenza per la prima volta del lavoro di Jorinde Voigt e quali peculiarità l’hanno colpita?
Conoscevo Jorinde Voigt di nome, ma è stata la curatrice del progetto Sincronia, Carlotta Testori, a portare il suo lavoro alla mia attenzione. Ho visto le sue opere alla Lisson Gallery di Milano e mi hanno colpito al punto che ho voluto andare a Berlino a vederla dipingere. I lavori di Jorinde mi affascinano perché sono una sfida: lo spettatore ha la sensazione di trovarsi davanti a un codice da decifrare. Sono opere non figurative, disegni fatti su enormi fogli con diagrammi, mappe concettuali, esplosioni di colore, flussi di coscienza in cui si mischiano forme e parole. Ha un segno molto grafico, che però è frutto di un lavoro meticoloso e complesso.
La particolarità di Jorinde Voigt è il suo codice espressivo, che è al contempo estetico e concettuale. Un linguaggio fatto sì dal segno, dal colore e dalla carta, ma che prende spunto da concetti matematici, dalla velocità del vento, dallo stesso corpo dell’artista che si muove sul foglio cambiando direzione. Vederla dipingere è davvero impressionante, osservare il processo e il ragionamento dietro ogni opera: si coglie quanto sia ambiziosa e rigorosa la sua ricerca.
Ogni sua opera è la rappresentazione non solo di un concetto o di un oggetto, ma anche del contesto in cui è nato, del modo in cui l’idea ha preso forma, di ciò che sarebbe potuto diventare: un po’ come se cercasse di decostruire e poi ricostruire su carta più punti di vista, più visioni di una stessa cosa.

Quale continuità artistica ideale rappresenta la scelta di sostenere un progetto di un’artista come Jorinde Voigt? 
Nello scegliere quali artisti ospitare, ci siamo fatti guidare dalla tradizione della famiglia Belgiojoso che, come molte altre famiglie nobili, ha una lunga storia di committenza, ma con una particolarità: un’ottica muldisciplinare, che non privilegia un linguaggio artistico sopra gli altri.
Dentro la villa ci sono due quadri che ben rappresentano questa vocazione all’arte in tutte le sue forme. Il primo è un dipinto che ritrae Emilio Belgiojoso, marito della celebre Cristina Trivulzio da Belgiojoso, con i due fratelli e la madre. Uno di loro tiene in mano un foglio che elenca tutte le arti, a simboleggiare l’attenzione dedicata dalla famiglia a ogni forma di espressione artistica. A fianco c’è un ritratto di Gioacchino Rossini, dipinto da Giuseppe Molteni. Sia il compositore che il pittore erano ospiti regolari della villa, in particolare Rossini, che visse a Villa Belgiojoso una parte della sua vita, ospite della Principessa Amalia di Belgiojoso. Come vede, questo è un luogo in cui si sono sempre incontrati artisti di diverse discipline.

Jorinde Voigt, Beobachtungen im Jetzt (3), Berlin 2015

Jorinde Voigt, Beobachtungen im Jetzt (3), Berlin 2015

E ora?
Quello che vogliamo fare adesso è mantenere viva questa tradizione, continuando a invitare pittori, musicisti, scrittori… Adesso le chiamano residenze d’artista, ma per noi è una consuetudine che va indietro di secoli, è il vero spirito di questo posto, il suo genius loci. Per questo il progetto, di cui questa performance è solo la prima tappa, si chiama Sincronie.
Abbiamo voluto ricreare la commistione di arti che c’era un tempo in queste stanze, e quindi abbiamo invitato un’artista, una musicista e uno scrittore, scegliendo persone con una formazione multidisciplinare. Jorinde Voigt è pittrice e scultrice, ma anche violoncellista. Ricciarda Belgiojoso è musicista, suona musica classica e contemporanea, ma ha una laurea in architettura e un dottorato in storia dell’arte alla Sorbona. Gianluigi Ricuperati è scrittore, giornalista e saggista, ma è direttore di Domus Academy e cura mostre di arte contemporanea… Insomma, tre persone diverse, ma tutte con una mentalità ampia.

La Fondazione Brivio Sforza è nata con l’intento di preservare, catalogare e studiare l’archivio di famiglia. Quali aspetti di esso Jorinde Voigt ha permesso di riscoprire, di approfondire e di far emergere?
In realtà si tratta di tre archivi in uno: l’archivio Brivio Sforza, l’archivio Belgiojoso e parte dell’archivio Trivulzio. Si tratta di un patrimonio notevole, che ha bisogno di essere studiato, in cui c’è moltissimo materiale da cui prendere spunto.
L’idea alla base di Sincronie è che ogni volta gli artisti invitati lavorino su una tematica prestabilita. Per la prima edizione abbiamo scelto un tema profondamente legato alla storia di Villa Belgiojoso Brivio Sforza, cioè le sonate per pianoforte Peccati di vecchiaia di Gioacchino Rossini. Come le dicevo prima, Rossini è stato a lungo ospite della Principessa Amalia, e queste sonate hanno un’atmosfera molto domestica, perché il compositore le ha scritte quando si era ormai ritirato a vita privata e non le ha mai eseguite in pubblico. Ora sono state completamente rivisitate dal lavoro di tre artisti contemporanei e saranno eseguite a Villa Belgiojoso Brivio Sforza, che lui ha così amato.
Si tratta in fondo di un gioco di echi e rimandi, ci proiettiamo nel futuro traendo ispirazione dal passato. E pensi, per ricollegarci al discorso sull’archivio, che durante i giorni di residenza i tre artisti hanno trovato uno spartito inedito del 1830, purtroppo non firmato, che Ricciarda suonerà a conclusione della performance. Ora verrà studiato per determinarne la paternità: non sarebbe successo se non avessimo ospitato i tre artisti.

Come si è svolta la residenza dell’artista tedesca? Come si sono susseguiti gli incontri con Ricciarda Belgiojoso e Gianluigi Ricuperati?
I momenti insieme si sono alternati a quelli di lavoro individuale, ma devo dire che si è creata in fretta una grande sintonia. Ci sono state molte conversazioni, momenti di confronto in cui gli artisti hanno avuto la possibilità di ispirarsi l’un l’altro. Per esempio Gianluigi parlava a Ricciarda di Rossini, immaginava cosa avrebbe detto il compositore ai musicisti contemporanei. Ricciarda ribatteva improvvisando al pianoforte. Abbiamo due pianoforti a Villa Belgiojoso – uno antico, lo ha usato Rossini durante la sua permanenza qui – ed era un po’ come se il piano fosse la voce di Ricciarda che si mischiava a quella di Gianluigi.
Jorinde all’inizio ha ascoltato molto, assorbendo il discorso degli altri due, l’atmosfera della villa. Poi ha cominciato a disegnare. Vedere il processo creativo di tre artisti che lavorano insieme è stata davvero una bella esperienza.

Gianluigi Ricuperati - photo Edoardo Pelucchi

Gianluigi Ricuperati – photo Edoardo Pelucchi

Quali spazi della villa sono stati maggiormente utilizzati?
La sala da ballo è stata molto utilizzata, anche per la presenza dei pianoforti, e poi l’atrio dove si svolgerà la performance inaugurale e dove appenderemo, al posto dei ritratti di famiglia, i disegni di Jorinde.
Ma, complice l’estate, gli artisti hanno preferito stare all’aperto. Il giardino è particolarmente bello in questo periodo dell’anno, gli ospiti hanno passato molto tempo all’ombra di un grande cedro, ascoltando le cicale nei pomeriggi afosi e godendosi i tramonti sul parco. A Jorinde è piaciuto così tanto il giardino che ci andava anche di notte.

Quale completamento conferirà ai lavori di Jorinde Voigt la performance di domani?
In realtà si tratta già di lavori intimamente collegati tra loro. Anzi, sono parte di un unicum indivisibile. Un lavoro artistico, musicale e letterario che culminerà nella performance inaugurale, quasi una messa in scena teatrale, in cui si presenteranno i lavori dei tre artisti. Come accennavo sopra, Gianluigi ha immaginato di essere Rossini e di scrivere delle lettere ai musicisti posteri. Ricciarda ha rivisitato le sonate Peccati di vecchiaia, basandosi anche sull’opera di Jorinde, la quale ha prodotto disegni molto belli, degli studi sulla natura della villa, che con i loro segni grafici ricordavano uno spartito. Ricciarda ha cercato di tradurli in suoni e melodie che potessero fare da contrappunto agli scritti di Gianluigi. I lavori di Jorinde ruberanno temporaneamente il posto ai ritratti di famiglia, e saranno inserite in cornici dorate per richiamare i ritratti stessi. L’esposizione dell’arte concettuale di Jorinde in questa stanza con gli arredi antichi crea un contrasto molto bello.
La serata ovviamente verrà filmata e il video della performance e le opere di Jorinde potranno essere viste durante le aperture al pubblico il 12, il 19 e il 26 settembre. In seguito il video verrà caricato sul sito della Fondazione Brivio Sforza, dove sarà visibile anche per chi non ha potuto venire nei giorni di apertura.

Jorinde Voigt, Beobachtungen im Jetzt (19), Berlin 2015

Jorinde Voigt, Beobachtungen im Jetzt (19), Berlin 2015

Come si confronterà la storia dell’architettura della Villa con i lavori dell’artista tedesca? Fungerà da cassa di risonanza?
La villa ha un impianto secentesco, tuttora visibile, ma è stata ampliata il secolo successivo dai Principi di Belgiojoso. Il parco ha un giardino all’italiana, un giardino alla francese e uno all’inglese. Insomma, anche l’architettura della villa è una commistione che fonde ispirazioni diverse, un po’ come il progetto Sincronie. E il giardino è stato in parte disegnato come tributo alle arti: pensi che la siepe di carpino e i viali alberati antistanti alla casa imitano la struttura del colonnato berniniano di San Pietro a Roma. Insomma, anche la villa in sé merita una visita: con il progetto Sincronie l’arte contemporanea e la villa si valorizzano a vicenda.

Farete rete con altre istituzioni del territorio?
L’idea è quella di collaborare con altre associazioni, alle quali eventualmente “prestare” gli spazi di Villa Belgiojoso Brivio Sforza. Questa è innanzitutto una dimora privata, che rimarrà tale, ma ci farebbe piacere aprirla occasionalmente per ospitare progetti che siano di valore, contribuendo così ad arricchire l’offerta culturale di questo bel territorio.

A livello gestionale, quanto è stato investito, annualmente, a partire dal 2012? Sono stati utilizzati o previsti contributi pubblici? Quanti dipendenti hanno la Villa e i suoi uffici organizzativi?
Al momento non sono stati utilizzati né chiesti contributi pubblici. Questa è innanzitutto la nostra casa di campagna e i dipendenti della villa non sono dipendenti della Fondazione ma della mia famiglia.

Potrebbe formulare un augurio che accompagni l’apertura di Sincronie e dunque il pubblico alla visita del percorso?
Le giornate di apertura al pubblico sono importanti per noi, perché da parte nostra c’è la volontà di condividere e far rivivere un pezzo del patrimonio culturale di questo territorio. Per questo apriremo al pubblico, su prenotazione, nei tre sabati successivi alla performance inaugurale: il 12, 19 e 26 settembre.
Spero che il pubblico che visiterà Villa Belgiojoso Brivio Sforza possa godere della storia e dello spirito di questo luogo, amandolo come lo ama la mia famiglia, e che le nostre tradizioni possano continuare ancora per molto tempo a dare il loro contributo all’arte e alla bellezza.

Ginevra Bria

Merate // 8 settembre 2015 ore 18 e 20
Sincronie
a cura di Carlotta Testori
VILLA BELGIOJOSO BRIVIO SFORZA
Via Roma 26
[email protected]
www.fondazionebriviosforza.com

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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