Stand Up for Africa. A Pratovecchio un progetto d’arte contemporanea che coinvolge i migranti

Negli spazi di un atelier in provincia di Arezzo, l’HYmmo Art Lab, da tre anni si svolge una residenza che mette a confronto artisti e migranti ospitati nel territorio per favorire l’inclusione e l’integrazione. Ne abbiamo parlato con i curatori

Creare un ponte tra le comunità locali e i migranti ospitati attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea che, in questa occasione, si fa strumento per incentivare l’inclusione e l’integrazione: è questo in sintesi Stand Up for Africa, progetto di residenza ideato da Paolo Fabiani e Rossella Del Sere in corso nella valle del Casentino, per la precisione a Pratovecchio (AR), negli spazi dell’HYmmo Art Lab. L’edizione di quest’anno, la terza, a cura di Fabiani e Pietro Gaglianò, vede protagonisti gli artisti Albien Alushaj, Marina Arienzale e Daniela Pitré, invitati a lavorare con tre giovani rifugiati ospitati nella provincia di Arezzo seguendo il tema della residenza 2018, ovvero Natura Naturans arte natura spiritualità.

Stand Up for Africa, ph. Alessendra Cinquemani ed Enrica Quaranta

Stand Up for Africa, ph. Alessendra Cinquemani ed Enrica Quaranta

IL PROGETTO E LO SPAZIO

Stand Up for Africa nasce nel 2016, quando Paolo Fabiani e Rossella Del Sere decidono di partecipare al bando Toscanaincontemporanea 2016 con un progetto di residenza che “nasce con l’idea di creare un ponte per superare il gap esistente tra le persone del luogo e i migranti attraverso l’arte contemporanea, per approfondire la condizione dei rifugiati e attivare una riflessione”, racconta ad Artribune Paolo Fabiani. “Nel 2016 e 2017 siamo arrivati secondi nella graduatoria del bando per i finanziamenti, e primi nel 2018”. Stand Up for Africa si sviluppa all’interno dell’HYmmo Art Lab, atelier fondato dalla coppia nel 2008 a Pratovecchio: si tratta di un’ex fabbrica di pigiami degli anni Sessanta, acquistata, ristrutturata e adibita ad abitazione e spazio espositivo. “HYmmo Art Lab”, continua Fabiani, “è un’idea che è nata dal desiderio di gestire uno spazio flessibile, che sia in grado di modularsi con le varie opportunità offerte dal territorio, ricercando una visione aperta sul mondo, capace di lavorare principalmente attraverso l’arte contemporanea, ma anche con altri media più performativi, per costruire occasioni di riflessione e azioni di collegamento tra gli individui, sui temi legati al dialogo, alla pace, al patrimonio artistico e paesaggistico, all’educazione”.

Stand Up for Africa, ph. Alessendra Cinquemani ed Enrica Quaranta

Stand Up for Africa, ph. Alessendra Cinquemani ed Enrica Quaranta

L’EDIZIONE 2018

La residenza, che coinvolge numerose realtà associative e istituzionali del territorio con il patrocinio del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, quest’anno ruota attorno al tema Natura Naturans arte natura spiritualità, che approfondisce le relazioni create nelle passate edizioni tra rifugiati, artisti operanti in Toscana e autoctoni partendo dall’osservazione della natura, in un contesto territoriale in cui è stretto il legame con l’arte e la spiritualità, grazie alla presenza del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, il Sacro Eremo e il Monastero di Camaldoli, il Santuario de La Verna e l’Eremo di Romena. Gli artisti coinvolti nella residenza, Albien Alushaj, Marina Arienzale e Daniela Pitré, selezionati da Pietro Gaglianò, hanno lavorato insieme a Peace Alufokhai, 20 anni, nato a Benin City, Nigeria, in Italia dal 2017; Dian Foula Toure, 20 anni, nato a Telimele, Guinea, in Italia dal 2017; Mouhamed Yaye Traore, 23 anni, nato a Djugou, Benin, in Italia dal 2016. La residenza ha avuto inizio il 30 agosto scorso, e durante il periodo di permanenza a Pratovecchio gli artisti e i giovani coinvolti hanno compiuto quattro percorsi nel territorio, Walk to Love: coadiuvati da un’equipe composta da biologi, storici dell’arte e teologi, gli artisti e i ragazzi sono andati alla ricerca delle fonti ispiratrici di Natura Naturans per creare occasioni di riflessione da trasferire nei workshop.

LA RICERCA DI UN LINGUAGGIO COMUNE

“La residenza si è svolta tra periodi di permanenza più lunghi e occasioni di incontro legate all’esplorazione del territorio casentinese”, ci spiega Pietro Gaglianò. “Tutti i giovani coinvolti hanno fatto quello che era immediato e indispensabile fare: hanno trovato un linguaggio comune. Il loro incontrarsi si è manifestato a parole, ma anche nella semplice condivisione del tempo e dello spazio, nell’apprendimento reciproco delle rispettive abilità”. “Quest’anno, con il tema Natura Naturans”, interviene Fabiani, “vengono approfondite le relazioni create nelle passate edizioni tra rifugiati, artisti operanti in Toscana e autoctoni, usando come ‘clavis universalis’ l’arte, la natura e la spiritualità, tesori dei quali la valle del Casentino è ricca”. Un percorso umano e artistico di cui verranno svelate le tappe il prossimo 29 settembre, in occasione della mostra di restituzione che verrà inaugurata presso l’HYmmo Art Lab: “tutto è avvenuto in modo naturale”, conclude Gaglianò, “un po’ perché i tre artisti europei sono da tempo abituati a relazioni interculturali, e molto grazie all’atmosfera irripetibile che Paolo Fabiani e Rossella Del Sere sono capaci di creare. I ragazzi hanno lavorato a coppie, spesso incrociandosi, e l’esito di questa esperienza, la sua densità, si riscontrerà in tutti i lavori (individuali) che saranno visibili in mostra”.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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