Il Rinascimento elettronico di Bill Viola. Editoriale di Lorenzo Taiuti

Palazzo Strozzi, Firenze – fino al 23 luglio 2017. Una nuova riflessione sulla mostra fiorentina di Bill Viola. Costruita come un’indagine attorno all’uomo contemporaneo, che si specchia nell’iconografia rinascimentale.

La grande mostra di Bill Viola (New York, 1951) a Palazzo Strozzi è una mostra “a confronto”, una verifica della tematica dell’artista composta sulla riflessione, ripetizione e interpretazione di opere del Rinascimento italiano in linguaggio elettronico. Questo confronto avviene concretamente con i capolavori originali esposti di fronte alle opere video. Bel “colpo di teatro” non comune ad altre mostre. Così la famosa videoinstallazione The Greeting, tratta dalla visitazione del Pontormo, si confronta con la pala originale del pittore. Rivisto ad anni di distanza, il lavoro di Viola non perde la sua sorpresa e il suo mistero di “tableaux vivant” che stupì a suo tempo per l’accostamento imprevisto fra l’avanguardia sperimentale del video e l’icona leggendaria del Pontormo. La narratività video si riduce ad alcuni fremiti di movimento nel ralenti esasperato dell’immagine, così che la comparsa improvvisa di una terza persona lievemente accelerata sostituisce l’effetto “cut” del montaggio e apre a una narrazione degli effetti speciali. L’effetto/confronto si ripete poi con la Stanza di Caterina da Siena, ispirata da una predella di Andrea di Bartolo che svolge il tema di una vita solitaria, tutta dedita alla spiritualità e alla sua trascrizione in testi divenuti importanti nella storia religiosa. Una donna svolge i semplici gesti quotidiani di una vita reclusa come fare e rifare un letto, sedersi a un tavolo a leggere e scrivere. Qui nasce, con una più fedele trascrizione pittorica, un inaspettato legame con la tradizione dei pittori preraffaelliti, essi stessi dediti a una trascrizione interpretativa della grande pittura del primo Rinascimento. Il tema delle Pietà è anche fortemente rappresentato in Emergence, che si confronta con Masolino da Panicale, ma aggiungendo altre suggestioni: la resurrezione e il compianto alla croce.

Bill Viola, The Deluge (Going Forth By Day), 2002, 36’. Installazione video-audio. Courtesy Bill Viola Studio

Bill Viola, The Deluge (Going Forth By Day), 2002, 36’. Installazione video-audio. Courtesy Bill Viola Studio

LA FORZA DELL’ACQUA

L’acqua è sempre presente, elemento amniotico per Viola, e qui la nascita si unisce alla morte nel singolare mix dell’autore fra diverse forme religiose, cristiane e orientali. Ancora più complessa come interpretazione narrativa quella del Diluvio Universale di Paolo Uccello, raccontato come una lunga metafora sulla vita moderna. Una camera fissa su un edificio rinascimentale con persone che passano davanti a un mendicante. Sempre più in fretta, all’inseguimento del proprio lavoro (nessuno bada ai bisogni del mendicante) e la corsa diventa sempre più rapida, come in un film muto a passo accelerato. Improvviso arriva il Diluvio, tempestoso e irruento e trascina corpi e oggetti.
Bill Viola è, dopo Nam June Paik, una delle figure più importanti nel campo dell’uso estetico del video. Con Nam June Paik ha passato un periodo di formazione e quando lo conobbi nel 1990 al Videofestival di Taormina, trovai che Bill Viola conservasse l’atmosfera delle controculture e dell’arte americana degli Anni Sessanta-Settanta. Era modesto, pensoso, interessato alla spiritualità e molto percettivo. Assai diverso dalle star dell’arte emerse in quegli anni, come Schnabel o Koons. Il suoi lavori erano video-narrazioni con temi percettivi e strutturalisti, poiché la videoarte si poneva incessantemente domande sulla propria natura, liminale rispetto a tutti i linguaggi e difficilmente catalogabile nei generi filmici.

METAFORE E INCERTEZZA

Dopo la presenza al Padiglione americano alla Biennale del ‘95, intraprende la sua ricerca sulla grande iconografia rinascimentale. Il manierista Pontormo apre la strada a riferimenti sempre più severi come Masolino da Panicale o Paolo Uccello. Ma in contrasto cresce la macchina produttiva e il bisogno di lavori sempre più complessi e spettacolari, in grado di affrontare grandi spazi sociali come le chiese. In sostanza, lo stesso bisogno di passare dalle tavole dipinte ai grandi affreschi della pittura dell’epoca, portandolo ad avvicinarsi al cinema e creando una forma di Meta-Cinema. Nel frattempo crescono le tematiche che trasferiscono i personaggi cristiani in metafore del dolore e della società contemporanea come la serie dei martiri. L’apparire e scomparire nell’acqua, nel fuoco, nei disastri naturali descrive la quotidianità del dolore e dell’incertezza dell’oggi e allontana nel passato la riflessione semplice e poetica del lavoro The Reflecting Pool (1979), dove un nuotatore si lancia nudo in uno specchio d’acqua salvo poi scomparire nel tempo, nello spazio e nelle cose.

Lorenzo Taiuti 

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Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti ha insegnato corsi su Mass media e Arte e Media presso Academie e Università (Accademia di Belle Arti di Torino e Milano, e Facoltà di Architettura Roma). È esperto delle problematiche estetiche dei nuovi media. È autore di…

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