Osservatorio curatori. Fabio Santacroce

Per questo appuntamento di “Osservatorio curatori” siamo andati a Bari, in una rampa di scala, dove è nato l’artist-run-space 63rd-77th STEPS curato dall’artista Fabio Santacroce, nato nella città pugliese nel 1980. Uno spazio fisico e digitale che si articola tra mostre off-side, in-side e on-line, in un contesto che indaga la marginalizzazione geopolitica.

Le mie “incursioni” curatoriali sono prevalentemente legate a 63rd-77th STEPS, un artist-run-space che ho messo su qualche anno fa a Bari sulla rampa di una scala condominiale (esattamente tra il 63esimo e 77esimo scalino), all’interno di un palazzo dei primi del Novecento nel quale vivevo fino all’anno scorso. Concepito come estensione del mio lavoro artistico, l’Art Project Staircase assolve in pieno anche alla funzione di piattaforma espositiva, con un’attenzione particolare a quelle pratiche post pop/concettuali più recenti, e con una programmazione attualmente strutturata in mostre on-line e off-site.

GROUP SHOW E DINTORNI

La dimensione nella quale emerge maggiormente questo slittamento di ruoli è senza dubbio quella dei group-show, che necessitano di una serie di funzioni e attitudini organizzative più comunemente ascrivibili alla figura del curatore. Anche se, in questa circostanza, trovo più calzante identificarmi con una sorta di “capobanda”, di aggregatore, perché rende meglio l’identità e la dimensione di militanza che sottende 63rd-77th STEPS.
Quando si opera in contesti marginali, con poche occasioni di crescita e confronto, è inevitabile riunire gente e mettere su progetti o iniziative che contestualizzino il tuo lavoro e generino il più possibile esperienza e conoscenza. Questa necessità diventa ancora più impellente quando riscontri tali limitazioni anche a livello nazionale. L’autosufficienza e l’autorganizzazione diventano, dunque, una condizione imprescindibile.

Fabio Santacroce, Il futuro era bellissimo per noi, 2016

Fabio Santacroce, Il futuro era bellissimo per noi, 2016

UN DISPLAY DOMESTICO

La scelta di confinare uno spazio di produzione artistica sull’ultima rampa di una scala condominiale risponde a un sentimento esacerbato e a un interesse verso determinate tematiche che trovano, in questo display domestico, la giusta dose di tensione e sentimentalismo per essere veicolati. Ho sempre trovato questo luogo particolarmente eloquente, crudo e romantico allo stesso tempo, con un potenziale visivo e discorsivo molto forte. Di qui la scelta di ottimizzare la sua natura residuale attraverso una programmazione articolata e sufficientemente smaccata, in grado di esprimere anche quel carattere “sulfureo” tipico del Sud Italia.
63rd-77th STEPS indaga e sprona i limiti e le potenzialità della periferia, ridefinendo le sue coordinate spazio-temporali; interroga i meccanismi e il senso del fare arte in relazione e subordinazione all’attuale scenario socio-politico. Urgenze simili sono ritracciabili anche nella mia pratica artistica.

a cura di Dario Moalli

www.fabiosantacroce.com
www.63rd77thsteps.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #34

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Dario Moalli

Dario Moalli

Dario Moalli (Vigevano 1991) studia Storia e critica dell’arte all’università di Milano, nel 2013 si è laureato in Scienze dei Beni culturali, e da qualche anno vive stabilmente a Milano, dove vaga in libertà. Condivide l’interesse per l’arte con quello…

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