La mostra off targata Arte Fiera. Immagini di Mark Nash al Museo Archeologico di Bologna

Tutte le foto dalla rassegna del curatore indipendente e scrittore britannico. Una ventata di freschezza contro l’immagine stereotipata di una Bologna “più concentrata sul moderno”, ma che pone diversi problemi sulla nostra identità

Altra fiera, altra mostra. Come nella migliore tradizione fieristica, anche Arte Fiera ha la sua esposizione off in città che, insieme al programma di talk e lecture di Chiara Vecchiarelli e al ciclo di incontri Corpo Sensibile di Marco Bertozzi al MAMBO, dà la linea curatoriale della fiera oltre il mercato. Un taglio netto rispetto alle scelte dell’edizione precedente, curata da Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, che avevano presentato una mostra per i 40 anni della fiera, mescolando arte moderna e arte contemporanea con opere e artisti legati alla tradizione di Bologna e di Arte Fiera, da Morandi a Luigi Ontani, a Flavio Favelli. Il nuovo corso di Angela Vettese, invece, si distacca da eventuali nessi di cronaca legati all’identità della “cornice” in cui il programma si svolge e affida a Mark Nash, curatore e scrittore indipendente, il progetto espositivo dal titolo Viva l’Italia. In mostra, su schermi monumentali disseminati per tutto il perimetro dello spazio, film come Teorema di Pasolini, la Verifica Incerta di Alberto GrifiLe Centre Georges Pompidou di RosselliniPartner di Bernardo Bertolucci.

VENTO NUOVO A BOLOGNA

Ad ospitare l’iniziativa, che mixa levità e serietà nell’allestimento, è il Museo Archeologico di Bologna, uno spazio di grande bellezza che grazie al progetto di Nash cambia completamente volto. È sicuramente una ventata di freschezza, una mostra internazionale, che è più una rassegna, quella che il team Vettese propone per il 2017. Una selezione, inoltre, che smentisce lo stereotipo della fiera di Bologna “più concentrata sul moderno”, meno sperimentale e meno contemporanea delle colleghe di Milano e Torino, e che fa capire, insieme ad altri eventi in programma, l’orientamento verso cui la nuova direttrice sembra voler portare la manifestazione in futuro. Forse l’unica annotazione è di matrice identitaria: perché il percorso che affronta tematiche sociali, politiche e conflitti attraverso il cinema e il documentario e a partire dagli ormai intramontabili grandi classici sopra menzionati sceglie di concentrarsi, nella descrizione del presente attraverso l’eredità storica di questi anni, sul decennio tra gli anni ’60 e ’70. Ed è indubbio che nella percezione del nostro Paese a livello internazionale, l’immaginario italiano evocato anche dal titolo si è un po’ fermato a quegli anni. Ma questo forse è un problema più “nostro” che di Nash, ed un interrogativo che dobbiamo tutti cominciare un po’ a porci nell’ambito della produzione culturale. Tutte le immagini in questa fotogallery.

– Santa Nastro

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

Scopri di più