Torna in Italia la statuetta di Zeus in trono: la restituisce il Paul Getty Museum di Malibù

Il J. Paul Getty Museum di Malibu restituisce all’Italia una statuetta in marmo raffigurante Zeus in trono risalente al I-II secolo a.C. L’opera sarà collocata per il momento al Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Buone nuove per l’arte italiana dagli States. Il J. Paul Getty Museum di Malibu ha annunciato la restituzione volontaria all’Italia di una statuetta in marmo raffigurante Zeus in trono risalente al I-II secolo a.C.. Un successo importante per il nostro paese frutto di una lunga collaborazione tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e il museo americano.

LA STORIA DELLA STATUETTA

La restituzione rientra nell’ambito delle trattative per riportare in Italia opere sottratte in maniera illecita e finite poi nella collezione permanente del Paul Getty Museum. La statuetta di Zeus in trono è stata acquistata dal museo nel 1992 dai collezionisti Barbara e Lawrence Fleischman che a loro volta l’avevano acquistata, nel 1987, dal controverso mercante britannico Robin Symes. Prima di questa data la storia della statuetta è abbastanza oscura. La scultura probabilmente era un oggetto di culto in una cappella privata di una ricca dimora greca o romana. La statuetta, alta 74 centimetri, presenta notevoli incrostazioni marine il che fa supporre un prolungato periodo di immersione in mare. In ogni modo, con il ritorno dello Zeus in trono rientra in Italia un reperto che è parte integrante del patrimonio culturale nazionale. “La statua sarà esposta in un primo momento al Museo Archeologico Nazionale di Napoli”, ha dichiarato con una nota ufficiale il ministro Dario Franceschini, “per poi venir destinata, una volta determinatane l’esatta provenienza, alla comunità alla quale è stata illecitamente sottratta”

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che il J. Paul Getty Museum di Malibu restituisce opere all’Italia. Oltre dieci anni fa l’allora ministro Francesco Rutelli favorì il rientro di numerosi pezzi d’arte tra cui l’Atleta di Fano e la Venere di Morgantina. Passata alla storia come il più grande furto archeologico di tutti i tempi, non solo per il valore economico del reperto ma anche per il suo alto livello storico-artistico, la Venere di Morgantina ha una storia tanto avvincente quanto oscura. La scoperta della meravigliosa statua di divinità femminile, è ancora avvolta nel mistero. Apparsa dal nulla nel 1986 nelle mani di un tabaccaio di Lugano, che la vendette per 400.000 dollari all’antiquario londinese Robin Symes, la statua è finita poi nella collezione del Getty. Solo accurate indagini riuscirono a dimostrare che la statua era stata trafugata alla fine degli anni Settanta dall’area archeologica di Morgantina, in provincia di Enna. Il suo recupero e la sua ricontestualizzazione costituiscono il più grande successo del nostro Paese nella lotta al traffico illecito di reperti archeologici, segnando un punto di svolta irreversibile nella politica degli acquisti dei musei stranieri ed un atto di accusa potentissimo per tutte le istituzioni che acquistano opere d’arte, soprattutto di epoca greca e romana, senza accertarne la provenienza.

– Mariacristina Ferraioli

 

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Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli è giornalista, curatrice e critico d’arte. Dopo la laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte, si è trasferita a Parigi per seguire corsi di letteratura, filosofia e storia dell’arte presso la Sorbonne (Paris I e Paris 3).…

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