Torino Spiritualità 2018 in cinque itinerari

Giunto alla 14esima edizione, il festival torinese quest’anno prende le mosse dal valore del “no”. Ve lo raccontiamo in cinque tappe.

Torna a Torino ‒ dal 26 al 30 settembre, con il suo programma diffuso di incontri sul significato dell’essere e della contemporaneità in varie sedi cittadine ‒, Torino Spiritualità che, giunto alla 14esima edizione, in questi anni si è ritagliato uno spazio culturalmente e politicamente importante nel panorama dei festival culturali torinesi.
Quest’anno riflette sui “no” che pungono le coscienze, pronunciati senza ostilità per difendere tutto ciò che è umano, a partire dalla musica, che vedrà per l’occasione esibirsi tanti ospiti in inedite liaison. La settimana poi regala molta arte. Si va dalle fotografie sul Pop da Camera alle generazioni di artisti che hanno lavorato a Torino dagli Anni Ottanta a oggi ai capolavori di 100%Italia tra Torino, Biella e Vercelli. Fino all’evento clou della settimana: la riapertura della Cappella della Sindone dopo vent’anni dal tragico incendio che la distrusse.

LA MUSICA DI TORINO SPIRITUALITÀ

Giovanni Lindo Ferretti. Photo © Alex Majoli

Giovanni Lindo Ferretti. Photo © Alex Majoli

Anche Torino Spiritualità, come ogni festival che si rispetti, ha la sua colonna sonora: un’originale playlist, battagliera e rivoluzionaria, delicata e nostalgica, che comprende generi e generazioni diverse. Si parte dalla musica di due grandi della canzone autoriale italiana, Francesco Guccini e Giovanni Lindo Ferretti; si prosegue con quella che risuona accompagnando una discussione intorno a Bruce Springsteen, cantautore che ha saputo raccontare le contraddizioni dell’America solitaria e smarrita, con estrema sincerità e fuggendo le mode; poi la musica blues e klezmer degli erranti e dei senza patria, degli oppressi e degli irriducibili, nel concerto di chiusura del festival, Walking bass & Burning violins; le note del sax di Javier Girotto, uno dei musicisti più sensibili e capaci in circolazione, che incontrano per la prima volta Charles Bukowski nel reading di Massimo Popolizio; e infine la voce e la chitarra di due giovani artiste ‒ Chiara Perciballi e Giulia Marinelli al synth ‒ che intrecciano inni di protesta ai racconti dei grandi disobbedienti della storia, in Io dico no! Storie di disobbedienza, accompagnate dalla parole ribelli di Daniele Aristarco.

LA CAPPELLA DELLA SINDONE

Giovanni Grattapaglia, La Vergine, Il beato Amedeo di Savoia e San Giovanni Battista sorreggono la Sindone. Photo Paolo Robino

Giovanni Grattapaglia, La Vergine, Il beato Amedeo di Savoia e San Giovanni Battista sorreggono la Sindone. Photo Paolo Robino

Tra gli eventi da segnalare non può mancare la riapertura al pubblico della Cappella della Sindone, a vent’anni dal disastroso incendio che tenne il mondo con il fiato sospeso. Dopo un lungo e difficile restauro avviato all’indomani del tragico incendio dell’11 aprile 1997, viene finalmente restituita al mondo la mirabile architettura barocca di Guarino Guarini, accessibile al pubblico nel percorso di visita dei Musei Reali. Il pubblico potrà visitare la Cappella della Sindone da venerdì 28 a domenica 30 settembre al prezzo speciale di 3 Euro, mentre a partire da martedì 2 ottobre l’accesso sarà compreso nel biglietto dei Musei Reali. Per l’occasione, Palazzo Madama propone la mostra La Sindone e la sua immagine: un percorso nella storia del Sacro Lino, dal suo trasferimento da Chambéry a Torino nel 1578, per volere di Emanuele Filiberto di Savoia, fino a oggi. Il tutto nell’affascinante cornice della Corte Medievale di Palazzo Madama, dove sulla parete di fondo è ben visibile un affresco raffigurante l’Ostensione della Sindone del 1642.

100 ANNI DI ARTE ITALIANA IN UNA MOSTRA DIFFUSA

Francesco Vezzoli, Self portrait with Vera Lehndorff, 2001. Collezione AGI Verona

Francesco Vezzoli, Self portrait with Vera Lehndorff, 2001. Collezione AGI Verona

100%Italia ‒ organizzata dal Museo Ettore Fico di Torino, ideata e coordinata da Andrea Busto e curata da Marco Meneguzzo, Claudio Cerritelli, Giorgio Verzotti, Luca Beatrice, Lorenzo Canova, Elena Pontiggia, Luigi Sansone ‒ è una mostra “diffusa”, che si dipana tra Biella, Vercelli e Torino, ed è dedicata agli ultimi cento anni di arte italiana. In Italia, ogni anno e decennio sono stati, infatti, contraddistinti da forti personalità, nessuna nazione europea ha saputo offrire artisti e capolavori, scuole e movimenti, manifesti e proclami artistici con la continuità del nostro Paese. Così, questa mostra si propone di scattarne una fotografia, attraverso una selezione di opere straordinarie, mai esposte, solitamente conservate in collezioni private.

TRA FOTOGRAFIA E POP ART DA CAMERA

Andy Warhol, Philip Fagan, Gerard Malanga, Factory, New York, 1964. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano Napoli © Eredi Ugo Mulas

Andy Warhol, Philip Fagan, Gerard Malanga, Factory, New York, 1964. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano Napoli © Eredi Ugo Mulas

Con la mostra curata dal direttore Walter Guadagnini CAMERA POP. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co., CAMERA ‒ Centro Italiano per la Fotografia presenta una sequenza di opere ‒ 150 tra quadri, fotografie, collage, grafiche ‒ che ripercorrono la storia delle reciproche influenze tra fotografia e Pop Art, il movimento che ha segnato l’arte e la cultura degli Anni Sessanta.

LA TORINO DEGLI ANNI OTTANTA AL CASTELLO DI RIVARA

Nicus Lucà, Più o meno, 1995

Nicus Lucà, Più o meno, 1995

Due generazioni di artisti ‒ Salvatore Astore, Maura Banfo, Domenico Borrelli, Adriano Campisi, Carlo D’Oria, Ferdi Giardini, Paolo Grassino, Enrico Iuliano, Paolo Leonardo, Nicus Lucà, Sergio Ragalzi, Francesco Sena, Luigi Stoisa ‒, che hanno lavorato a Torino dagli Anni Ottanta a oggi, sono riunite nella grande mostra Gotico Industriale al Castello di Rivara. “Gotico nel senso di “vertiginoso” e “barbaro”, una sorta di stato di ebbrezza e orrore di essere altro dal progresso, simultaneamente centrifughi e centripeti rispetto al sistema dell’arte”, scrive nel testo di presentazione il curatore della mostra Fabio Vito Lacertosa.  “Industriale, invece, da intendersi nel doppio senso di “nativo industriale” ‒ una vita mediata (se non immersa) dai “ritmi” operai ‒, e di “post” industriale ‒ una percezione di un futuro sempre meno strutturato intorno a questa mediazione”.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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