Ecco come sarà il progetto Macro Asilo di Roma. Intanto Pietroiusti diventa presidente di Palaexpo

È Cesare Pietroiusti il presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo. L’annuncio dato durante la conferenza stampa di presentazione del Macro Asilo, alla presenza del curatore Giorgio de Finis. Ecco come sarà.

La parola d’ordine è ‘progetto sperimentale’. Il nuovo museo Macro, ribattezzato “Macro Asilo”, nelle intenzioni del direttore ‘luogo vivo’ da attraversare per 15 mesi: dal 30 settembre al 31 dicembre 2019. Minato – o in qualche caso esaltato – da dubbi o polemiche di metodo e concetto, il progetto è stato presentato insieme alla prima, sorprendente, novità. Si tratta di Cesare Pietroiusti che appare tra i relatori in qualità di neo Presidente del CdA dell’Azienda Speciale Palaexpo, insieme al Vicesindaco Luca Bergamo, al curatore del progetto Giorgio de Finis, all’architetto Carmelo Baglivo (vi ricorderete lo studio IaN+ formato da lui assieme a Luca Galofaro) e al Commissario Innocenzo Cipoletta.

UN ARTISTA PRESIDENTE

Cesare Pietroiusti

Cesare Pietroiusti

Cesare Pietroiusti (Roma, 1955) laureato medico, ma ai più noto come artista di lungo percorso – dal carattere più concettuale e filosofico che figurativo – nonché fondatore e coordinatore, autorevole ma ‘anomalo’, di molti centri di ricerca e convegni interdisciplinari. Pietroiusti, conscio della sorpresa che ciò rappresenterà nel sistema dell’arte capitolino, si racconta sorpreso – e lusingato – a sua volta, spiegando quanto, dopo aver a lungo lavorato con comunità di artisti in luoghi alternativi all’istituzione museale, la sua convinzione riguardo l’assenza totale per decenni di luoghi dove si potessero argomentare i contenuti dell’arte contemporanea. “Sono convinto che questo progetto del Macro Asilo verrà recepito con molto interesse ovunque, perché si tratta di una proposta che mette in ballo la funzione del museo pubblico”. 
Ai dubbi espressi riguardo il mantenimento o il reclutamento inserito nella nuova dinamica, risponde: “Sono cambiate le forme del sapere contemporaneo e Macro Asilo desidera scardinare le barriere tra tutte le discipline umanistiche e aprire il campo alla creazione di spazi adatti a preservare le istituzioni pubbliche, impedendone la cannibalizzazione da parte del mercato. È una sfida, ma forse l’autentica soluzione per un reale contatto e incontro tra arte e scienza”. Insomma nessuna preoccupazione sulla effettiva qualità dei tantissimi artisti invitati: è cambiato tutto e dunque tutto è possibile.

IL MACRO ASILO

Il ‘progetto sperimentale’ spiega De Finis, conosciuto nella Capitale soprattutto per il progetto del Maam (un museo ‘abitato’ in una fabbrica occupata a scopo abitativo da una popolazione meticcia), da poco dichiarato abusivo da una sentenza del Tribunale Civile, “consiste in uno spazio, aperto gratuitamente, da attraversare e da vivere, dove ciascuno – quindi tutti – potrà scegliere dove stare e il proprio unico percorso. Un organismo vivo per 15 mesi, che cercherà di trasformare la città facendola entrare nel museo, creando un nuovo tessuto interattivo”. Il Macro Asilo costerà 400.000 euro e in questa cifra sono compresi anche gli stipendi, non avrà introiti perché il Macro rinunzierà per la prima volta al biglietto d’ingresso (sulla stregua dei piccolissimi musei del circuito dei ‘civici’ romani) da una parte per motivi di politica culturale dall’altra probabilmente per non aver la preoccupazione di doversi giustificare rispetto ad eventuali flop numerici: senza sbigliettazione nessuno potrà dire che i biglietti saranno scarsi. Molti degli artisti, scrittori, autori coinvolti non percepiranno denaro per partecipare alle tante iniziative: “devono donare qualcosa al progetto” spiega De Finis.

I NUMERI DEL PROGETTO

I numeri sono imponenti: si parla di 250 artisti coinvolti, 400 proiezioni, 60 concerti e così via in un allestimento realizzato da Carmelo Baglivo.
Le modifiche rispetto alla fisionomia precedente sono tangibili: il bancone con le casse non esisterà più, al suo posto un maxischermo che presenterà un video in loop – selezionato da tutte le provenienze geografiche possibili – al giorno. Il nuovo allestimento prevede la presenza di numerosissime sedute mobili, per potersi spostare da un ambiente all’altro con agilità, ‘ritrovando’ ovunque una propria collocazione. La ex sala Enel, ora Salone dei Forum visto che lo sponsor Enel se l’è data a gambe portando i suoi soldi in altri musei, ospiterà una grande quadreria con gran parte delle opere della collezione permanente, “un muro di pittura, arte mescolata, per 15 mesi consecutivi” e un immenso tavolo-opera (il “Tavolo dei tavoli”) progettato appositamente da Michelangelo Pistoletto. Un omaggio che consentirà il dialogo a cento persone quotidianamente, insieme allo studio delle parole, tre al giorno per 1000 incontri in totale.

IL PROGETTO DI DE FINIS

E ancora la Stanza delle Parole, e quella della Lettura, la Stanza dei Media e della Radio, e le Stanze-Atelier, quattro spazi gemelli progettati per gli artisti che realizzeranno un’opera all’interno del museo. Poi altri tre ambienti d’artista, con progetti, laboratori, installazioni e performance, con un orario che va dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20 e il sabato fino alle 22. Eventi su eventi (ma senza vere e proprie “mostre”), sovrapposti e ‘contaminati’, con una concezione dal carattere totalmente interdisciplinare dove il punto fondamentale, ribadisce De Finis “è la riconquista dell’incontro tra le persone, recentemente perse nel web o in spazi privati allergici a qualunque dialogo”.
Alla domanda su cosa resti dell’arte ‘già formata’ dei pezzi in collezione, sulla selezione che regolerà il flusso e sull’eventuale rimborso economico di  tali numerose identità, tra artisti, critici, curatori, scrittori, musicisti e danzatori, il Curatore risponde che “resteranno gli artisti in carne ed ossa. Senza dimenticare che la collezione era in cantina ed ho voluto riordinarla e tirarla fuori. Per quanto riguarda le proposte, tutti potranno presentarle dal 30 settembre al 6 ottobre e verranno valutate, senza degli specifici consulenti, che potranno proporsi a loro volta. Il mio invito riguarda sia gli artisti che i curatori, perché in gioco c’è il ruolo del museo e la sua prospettiva identitaria nella collettività e nelle istituzioni, non gli interessi privati di ciascuno”. Insomma come confermano alcuni artisti (purtroppo della domenica) intercettati su web, per provare ad essere presenti nelle mostre “basta mandare una mail”…
Oltre a Michelangelo Pistoletto, pur essendo il calendario  in continua via di definizione, sono stati già selezionati durante i primi mesi di attività anche nomi di rilievo, artisti quali Buren, Gilardi, Garutti, Migliora, Moro, Echaurren, Pettena, Pirri, Notargiacomo, Stampone e autori come Bourriaud, Preciado, Weibel, Maffesoli, Cacciari e Marramao che terranno le loro lectio.
Il Vicesindaco Bergamo ha ribadito infine quanto il tipo di struttura del Macro permetta e agevoli una dinamica così eterogenea e un dispositivo in rado di agire sul sistema-museo e di creare un’innovazione che generi, a grappolo, alle innovazioni: “Non sappiamo se riuscirà, ma crediamo che la responsabilità di tentare spetti al ‘pubblico’, cercando di diminuire il campo privato, per riportare l’arte nell’area sociale”. Dopo tantissimi fallimenti su tutti i fronti, Roma ha bisogno di un progetto riuscito. Si tratta di decidere se essere più speranzosi o più perplessi. In attesa della grande festa di debutto il 30 settembre prossimo.

– Claudia Colasanti e Massimiliano Tonelli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati