Quegli orrendi bambini medievali. Il mistero dei neonati brutti nei dipinti prerinascimentali

Quante volte, dinanzi a un dipinto medievale, ci si è fermati stupiti di fronte all'ennesimo Gesù bambino brutto? I pargoli secondo i pittori del Medioevo erano così: goffi nanerottoli. Come mai? Lo spiega un irresistibile video...

Un mistero vecchio mille anni. Su cui tutti, prima o poi, si sono interrogati. Non c’è visitatore di museo o studente di storia dell’arte che non sia inciampato, una volta almeno, nel quesito dei quesiti: perché i bambini dei dipinti medievali erano così brutti? Non già dei teneri infanti o dei puttini dai tratti gentili, ma dei nani adulti e cattivi degni del peggiore film horror. Ai “super ugly Medieval babies” ha dedicato un esilarante video Phil Edwards sul sito Vox, con tanto di ricerche annesse e interviste a storici dell’arte.
Ed ecco un’ipotesi. I bambini medievali, derivazioni della figura latina dell’”homunculus”, quasi sempre rappresentavano Gesù in fasce; ma teologicamente restava imprescindibile l’idea di una compiutezza concettuale: nel bambino santo c’era già l’uomo adulto, figlio di Dio, profeta e martire sulla Croce.

Una Madonna con Bambino di Paolo Veneziano, 1333

Una Madonna con Bambino di Paolo Veneziano, 1333

Tutto questo fino al 1400 e all’avvento del Rinascimento. Quando le cose cambiarono, all’improvviso. Ai laidi nanerottoli dai volti severi, si sostituirono dei teneri pargoli paffuti. Essenzialmente per due ragioni. All’arte religiosa, destinata alle chiese, si affiancò quella aristocratica e borghese: i piccoli rampolli dei ritratti di famiglia non potevano certo assomigliare agli omuncoli della tradizione. E poi, l’influenza delle radici classiche – con quel culto per il bello e le armonie perfette di natura – segnò la va maestra. Anche il mondo dell’infanzia sperimentava la new wave estetica: non più l’approccio simbolico di derivazione bizantina, che escludeva il realismo in pittura, ma la ricerca della misura esatta e delle migliori proporzioni. In due parole: la realtà ormai guidava lo sguardo ed il pennello, tendendo verso l’ideale.
Questa una possibile lettura. E se quei bambini, oltre che vecchi, apparivano goffi e sgraziati, poco male: ad amarli ci pensava Maria Vergine, prima custode del mistero cristologico. Dalla saggezza popolare all’iconografia medievale il passo è breve: “Ogni scarrafone è bello a mamma sua”. Chiosa del video perfetta, tra ironia, teologia ed ermeneutica dell’arte.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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