La Biennale di Venezia perde un altro padiglione. Il Kenya ritira la propria partecipazione nazionale a 10 giorni dal via: senza neanche avvertire curatori e artisti

ARTISTI CINESI, UN ITALIANO, E SOLO 2 KENIOTI Vi ricordate lo strano caso del Padiglione Kenya alla 56esima Biennale di Venezia? Ne parlavamo in una news una diecina di giorni fa, raccontando la bizzarra storia degli artisti cinesi – e un italiano – chiamati a rappresentare lo Stato africano con la mostra Creating Identities, sull’isola […]

ARTISTI CINESI, UN ITALIANO, E SOLO 2 KENIOTI
Vi ricordate lo strano caso del Padiglione Kenya alla 56esima Biennale di Venezia? Ne parlavamo in una news una diecina di giorni fa, raccontando la bizzarra storia degli artisti cinesi – e un italiano – chiamati a rappresentare lo Stato africano con la mostra Creating Identities, sull’isola di San Servolo. Artisti invitati? Yvonne Apiyo Braendle-Amolo, Qin Feng, Shi Jinsong, Armando Tanzini, Li Zhanyang, Lan Zheng Hui, Li Gang e Double Fly Art Center. Compreso, dunque, l’italiano Tanzini, che ha vissuto in Kenya per quarantacinque anni, portando ricchi italiani in vacanza a Malindi. E solo due kenioti.

UNA NUOVA DEFEZIONE, DOPO QUELLA DEL COSTARICA
Ricordavamo che per settimane, artisti, giornalisti, scrittori e blogger si erano movimentati attraverso petizioni per fare chiarezza. E il Ministero della Cultura di Nairobi aveva indetto un meeting per discutere del caso, poi annullato. Ora il fulmine a ciel sereno: “il Governo della Repubblica del Kenya, nella figura del Ministero dello Sport, Cultura ed Arte ha ritirato la propria Partecipazione Nazionale alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte, la Biennale di Venezia”. Dopo il pasticciaccio del Costarica, anch’esso ritiratosi dopo le polemiche legate alla curatela alquanto slegata all’identità nazionale, un altro Stato fa marcia indietro: di certo nessuna responsabilità della Biennale, ma forse si impone un maggiore controllo nel futuro sulle proposte presentate.

NESSUNA COMUNICAZIONE DAL GOVERNO KENIOTA
La comunicazione è arrivata via e‐mail dall’ufficio della Biennale e mai dal governo keniota”, commentano amareggiati il Commissario Paola Poponi e il Curatore – assieme a Ding Xuefen – Sandro Orlandi Stagl. “Le poche righe ricevute, non su carta intestata, né firmata dal Presidente Paolo Baratta, hanno chiuso la storia di anni di lavoro nell’imbarazzo e nel dispiacere di dover coinvolgere in tale vicenda gli artisti, gli organizzatori, il personale, gli sponsor e tutti coloro che con grande passione si sono impegnati a far si che il Padiglione potesse aprire le sue porte al pubblico nei tempi previsti”.

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Redazione

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