Il sassolino nella scarpa. Eur Spa mette in vendita tre musei nazionali e l’Archivio di Stato per pagare i debiti (e la Nuvola). E non è una beffa alla Totò…

TRE MUSEI (E UN ARCHIVIO) PER UNA NUVOLA La prima immagine che viene in mente, di getto, è quella di Totò che cerca di vendere la Fontana di Trevi all’ignaro e ingenuo industrialotto americano. Che pensare altrimenti, leggendo che qualcuno mette in vendita il Museo Nazionale Pigorini, il Museo Nazionale delle Arti Popolari e il […]

TRE MUSEI (E UN ARCHIVIO) PER UNA NUVOLA
La prima immagine che viene in mente, di getto, è quella di Totò che cerca di vendere la Fontana di Trevi all’ignaro e ingenuo industrialotto americano. Che pensare altrimenti, leggendo che qualcuno mette in vendita il Museo Nazionale Pigorini, il Museo Nazionale delle Arti Popolari e il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo, e per aggiunta pure l’Archivio di Stato? La scena è sempre quella di Roma, ma qui è tutto dannatamente vero: e nei panni di Totò stavolta c’è Eur Spa, una società al 100% pubblica, dello Stato per il 90% e del Comune per il 10%. Che nell’assemblea di ieri ha deciso che per fare cassa metterà sul mercato le quattro strutture citate. Perchè? Perchè ha bisogno di incassare 300 milioni di euro, con i quali – si legge nel comunicato citato dai tanti giornali che oggi riportano la notizia – “completare i lavori in corso (50 milioni), coprire i debiti bancari (180 milioni) e quelli della società (70 milioni)”. Fra i lavori in corso, spicca la famosissima Nuvola di Fuksas, che così sarà finalmente completata entro il 2016.

VA BENE PRIVATIZZARE, MA PER VALORIZZARE
Chiariamo una cosa: la nostra testata non ha mai manifestato dubbi sull’utilità e pure sulla necessità – nel quadro di politiche razionali e strutturate – di privatizzazioni e di dismissioni patrimoniali da parte pubblica (qui parliamo di una società, ma ci si passerà l’associarla al “pubblico” data la sua struttura proprietaria). Quindi se solleviamo più di qualche dubbio attorno a questa operazione, è ovviamente non nel metodo, ma decisamente nel merito. Ed evitiamo in questa sede di approfondire sul “come” Eur Spa ha creato i 250 milioni di debiti ora chiamata a ripianare, o sul “come” sono lievitati i costi della citata Nuvola. Obbiettivo di queste privatizzazioni – senza disquisire ora su chi potrebbero essere gli acquirenti – è eminentemente quello di fare cassa: non nascono da considerazioni, per fare solo un esempio, del tono “Noi non siamo in grado di gestire al meglio il Museo Pigorini, questo non è neanche il nostro lavoro, per cui cerchiamo qualcuno che lo valorizzi, ci investa e lo porti ad essere il grande museo che merita”.

“PRIVATIZZATI” ANCHE 40 DIPENDENTI
No, qui la spinta nasce dichiaratamente da esigenze finanziarie. E queste sono le “privatizzazioni” che non ci piacciono: come non ci piace la notizia collegata che Eur Spa in questo passaggio dovrà licenziare 40 addetti. Anche qui: non siamo certo i sostenitori del posto di lavoro “a vita”, senza se e senza ma (senza controlli e valutazioni meritocratiche, per meglio dire). Ma qui pare che il presidente Borghini annunzi i licenziamenti non nel quadro di un programma di razionalizzazione, per esempio di efficientamento dell’amministrazione di questi grandi musei, per esempio unificando tanti uffici doppioni e probabilmente strapieni di impiegati inutili o sottoutilizzati. Sono solo numeri, tradotti in stipendi, tradotti in costi…

– Massimo Mattioli

 

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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