Bivaccare sulle Alpi. Dolomiti Contemporanee e la nuova mostra a Casso

Nuovo Spazio Espositivo, Casso - fino al 31 agosto 2014. Le mille declinazioni del bivacco. Non quello urbano, come succede per il noto progetto torinese, ma proprio quello alpino. È la mostra che apre la stagione 2014/2015 di “Dolomiti Contemporanee”.

The inner outside (bivouacs) apre la stagione espositiva 2014-2015 di Dolomiti Contemporanee con una collettiva che propone diversi piani di lettura del concetto di bivacco. Bivacco che non è contenitore ma propensione alla permeabilità, condizione minima necessaria all’idea di protezione: come la capriata lignea di Filippo Manzini, incuneata nello Spazio di Casso. Nelle alpi il bivacco si fa sintesi estrema di rifugio: quello fotografato da Mario Tomè staglia la sua silhouette contro il cielo, contraltare delle crode sullo sfondo. Nello scatto di Tiziano Martini, i graffi che segnano un tavolo di bivacco si fanno prontuario del passaggio dell’uomo.
Andrea Grotto e Enej Gala propongono due trasposizioni pittoriche del tema: del primo, la tenda improvvisata sembra uscita da ricordi d’infanzia; del secondo, la sagoma di casa che aleggia su un corpo semisommerso, si rifà alle vicende della Bosnia-Erzegovina, culla dell’artista. L’installazione esoscheletrica di Michelangelo Penso sembra un “essere” rifugio di se stesso, corazza che si fa anima. Matteo Bosco interviene su lacerti di natura per far uscire l’anima dell’opera. Gola propone il progetto di una grande installazione vegetale che verrà posta nel bosco del Villaggio Eni di Borca di Cadore, nuovo cantiere DC.

Michelangelo Penso - Esoscheletro, chitina

Michelangelo Penso – Esoscheletro, chitina

I carichi sospesi della mente riposano in bivacchi che non toccano il suolo: Gabriele Arruzzo ingabbia la figura dell’artista in un’architettura impossibile, mentre Tomè, da un cassone a mezz’aria, compie azioni correlate all’iconografia dell’arrampicata. In antitesi alla vacuità di un bivacco sta l’accumulo maniacale in cui fruga Christian Fogarolli.
I planisferi di Giuseppe Abate ritraggono regioni inesplorate della mente umana attorno alle quali si radunano stormi di anatre di poliuretano. Nelle mappe di Cristiano Menchini gli interventi grafici non segnano itinerari, ma creano visioni: foglie e fiori si diramano sulla carta dalle rughe geologiche delle regioni dolomitiche. La natura oltrepassa i margini che l’uomo le impone.

Petra Cason

Casso // fino al 31 agosto 2014
The inner outside (bivouacs)
a cura di Gianluca D’Incà Levis
NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO
Erto e Casso
[email protected]
www.dolomiticontemporanee.net

 

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Petra Cason

Petra Cason

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali e in Storia delle Arti – indirizzo contemporaneo, con una tesi sul design per l’arte interattiva – presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha conseguito un master in Conservazione, Gestione e Valorizzazione del Patrimonio…

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