Le icone di Elliott Erwitt a San Gimignano. La fotografia come dono

Reporter, ritrattista, fotografo dell’attimo fatale consegnato alla storia. Il grande Elliott Erwitt è di scena alla Galleria d'Arte Moderna di San Gimignano. Immagini in bianco e nero, fissate sulla carta come frammenti senza tempo...

Video di Giulio Frediani
coordinamento: Helga Marsala
Produzione Artribune Television per Opera Laboratori Fiorentini – Gruppo Civita

 Quando è ben fatta, la fotografia è interessante. Quando è fatta molto bene, diventa irrazionale e persino magica. Non ha nulla a che vedere con la volontà o il desiderio cosciente del fotografo. Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato”. E di magia ne irradiano parecchia, le foto di Elliott Erwitt. Di una potenza, di un’eloquenza, di una verità, che inchiodano all’immagine, dischiudendo del reale un tratto segreto: piani dell’emozione e della vibrazione, afferrati dall’occhio abile, più che progettati. Rivelazioni, verrebbe da dire. Accadimenti. Perché la grande fotografia, per Erwitt, tra i maggiori fotografi del secondo Novecento, è qualcosa che “accade”, che si fa epifania, kairòs. E allora la luce, le geometrie esatte, le espressioni rubate ai soggetti, le angolazioni inattese, i tagli scovati e i contrasti densi, arrivano con slancio, catturati e restituiti grazie all’esercizio di uno sguardo sensibile, colto, incisivo, affinato nel tempo.
Elliott Erwitt, che nel 1953 venne scelto dal grande Robert Capa per entrare nella scuderia dell’agenzia Magnum, è oggi celebrato da una mostra allestita alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano: un progetto curato da Biba Giacchetti e organizzato da Opera Laboratori Fiorentini/Gruppo Civita.

Elliott Erwitt - Che Guevara in Cuba, 1964

Elliott Erwitt – Che Guevara in Cuba, 1964

L’essenza di una lunga ricerca eclettica, che lo ha visto confrontarsi con i soggetti, i temi e i luoghi più diversi, viene raccontata da un percorso sintetico: quarantadue foto, scelte dallo stesso autore, a cui si aggiungono nove autoritratti, presentati in esclusiva.
Tanti, tantissimi i suoi scatti divenuti icone, entrati a far parte dell’immaginario collettivo come visioni senza tempo, persino senza nome, oltre l’autorialità, oltre il genere, oltre la cronaca: indimenticabile l’idillio di quel bacio, illuminato di tenerezze e di sorrisi, che si doppiava nello specchietto retrovisore di un’automobile davanti al mare; cinematografico quello still, stagliato contro la Tour Eiffel, che celebrava la bellezza della Ville Lumiére con una danza sotto la pioggia; languida e magnetica la sua Marilyn, austera e commossa Jackie ai funerali di John Kennedy, pensieroso ed umanissimo il comandante Che Guevara, con l’immancabile sigaro e lo sguardo all’orizzonte. E poi la guerra, i ritmi della trincea e quelli della metropoli, angoli di città romantiche o monumentali, istanti di vita quotidiana, riti collettivi, feste, parate, funerali, semplici passeggiate. E dunque il mondo, l’esistenza. In un puzzle di frammenti in bianco e nero, magicamente raggiunti. Tra l’inconscio e la meditazione.

Helga Marsala

Elliott Erwitt, “Icons”
fino al 31 agosto 2014
Galleria di Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada”

Via Folgore Da San Gimignano 11, San Gimignano

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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