Berlino chiama Roma. Quella occupata

Una mostra che inaugura durante l’art week berlinese. E che punta l’obiettivo sulla nostra capitale. Quella però delle periferie estreme, delle occupazioni, dell’immigrazione senza diritti. Fino al 3 novembre, il collettivo S.M.U.R. è all’nGbK.

Forse qualcosa si sta muovendo, forse alcuni atteggiamenti elitari stanno lasciando il passo a un discorso realmente sociale che parte da prospettive artistiche senza sfociare nel solito vernissage. Forse i tempi sono maturi per incanalare le nuove tensioni artistiche verso problemi d’urgenza sociale, quali la questione abitativa e l’immigrazione, finora osservati e studiati da debita distanza. E i tempi sono così cambiati che per una volta la città di Roma non si trova a svolgere il decadente ruolo di cicerone delle sue nude rovine, quanto piuttosto quello di fulcro vitale per nuove modalità di resistenza urbana. Questo è ciò che si evince dall’esposizione S.M.U.R. (Self Made Urbanism Rome) presso la nGbK di Berlino.
Più che rappresentare un collettivo, S.M.U.R. sottolinea un tema di ricerca unendo artisti e operatori culturali provenienti da diverse discipline come urbanistica e antropologia. La cosa interessante è che l’evento ha fatto parte della Berlin Art Week. Solitamente le settimane dell’arte sono poco più che kermesse, e trovare un lavoro come quello degli/dello S.M.U.R. significa che è arrivato il tempo per parlare realmente di socialità anche nel settore artistico.

Klaus Schafler, Breezy Park, 2013. Still da Video - Courtesy “Self Made Urbanism Rome” by nGbK

Klaus Schafler, Breezy Park, 2013. Still da Video – Courtesy “Self Made Urbanism Rome” by nGbK

L’indagine si è mossa oltre i percorsi del Grand Tour di goethiana memoria per andare a indagare quella periferia romana che, prima di essere spazio fisico, è stato mentale in quanto ne rappresenta l’anarchia di fondo. Zone come Tor Bella Monaca, Mandrione, Borghesiana o Borgata Finocchio finiscono sotto la lente d’ingrandimento del “gruppo” che ne analizza la natura incontrollata e ibrida. La periferia pertanto non viene più vista come luogo di confino, bensì come luogo dell’altrimenti impossibile, ovvero o qui o da nessuna parte.
Tutto questo fa sorgere l’atavico dubbio: è nato prima l’emigrante o la periferia. Atavico perché, se vogliamo rifarci a radici aristoteliche, il barbaro non è colui che viene da fuori bensì colui che non parla la lingua (del centro). Periferia dunque come zona vitale in quanto nata da esigenze concrete e urgenze pressanti. Nell’analisi dei vari artisti/operatori la periferia romana trova la sua origine comune nell’incoerenza e nell’autorganizzazione, nell’essere fuori, non solo dal centro, bensì da ogni piano urbanistico che porta ad esso.

Alexander Schellow, utopologies: Via Casilina, Rome, 2013. Disegni animati - Courtesy “Self Made Urbanism Rome” by nGbK

Alexander Schellow, utopologies: Via Casilina, Rome, 2013. Disegni animati – Courtesy “Self Made Urbanism Rome” by nGbK

Come detto, sembra che ormai i tempi siano maturi per una vera pratica artistica nel sociale. Occupazioni quali Cinema Palazzo, Cinema America, Teatro Valle, S.Cu.P e Metropoliz hanno portato all’attenzione di un’intera città la questione sempre più spinosa del diritto alla casa e del diritto al lavoro, e soprattutto del diritto in sé. Molte di queste occupazioni sono nate infatti da esigenze concrete e pressanti e hanno in un certo senso scavalcato e aggiornato il concetto di centro sociale che ne stava alla base. Per molte di queste realtà si può parlare, infatti, di occupazioni di seconda generazione, nelle quali non si tratta tanto di occupare uno spazio bensì di riappropriarsi di una dimensione, quella, per l’appunto, del diritto.
Se per certi aspetti il lavoro nella sua collettività ricorda le indagini “situazionurbanistiche” del collettivo Stalker, d’altra parte mette in luce una volontà d’azione e d’attenzione multimediale a partire  dal documentario, come dimostrano le foto dell’esperienza della Pantanella (Stefano Montesi) e il video della Festa Interculturale al parco di Centocelle (Klaus Schafler), per poi passare alla riappropriazione artistica (Alexander Schellow) e all’indagine (Rena Radle & Vladen Jeremic). Nel complesso l’operazione risulta essere un ulteriore, deciso passo avanti verso una maggiore attenzione nei confronti della ri-costruzione della socialità.

Emanuele Rinaldo Meschini

Berlino // fino al 3 novembre 2013
S.M.U.R. (Self Made Urbanism Rome)
artisti: Sabine Bitter / Helmut Weber, Giuseppe Ferrara, Maria Iorio / Raphaël Cuomo, Stefano Montesi, Rena Rädle & Vladan Jeremić, Klaus Schafler, Sandra Schäfer, Alexander Schellow, Joel Sternfeld, Tobias Zielony
NGBK
Oranienstrasse 25
+49 (0)30 6165130
[email protected]
http://ngbk.de/  

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