Architettura domani (facciamo dopodomani!)

Vi è una città in Europa dove, oggi, contemporaneamente, in vari progetti stanno lavorando Renzo Piano, Santiago Calatrava, Rem Koolhaas, i 5+1, Massimiliano Fuksas, Paolo Desideri, Franco Purini, Studio Transit e molti altri. Questa città è Roma e noi, in queste due pagine, ci siamo immaginati un lettore-turista che abbandoni il percorso Pantheon-Fontana di Trevi e intraprenda un piccolo viaggio per sbirciare, in anteprima assoluta, la città che verrà.

La retorica della Città Eterna e dell’adagio secondo il quale Roma non si è fatta in un giorno è sempre stata strumentalizzata anche per quel che concerne lo sviluppo urbanistico e architettonico della città. Eterni, per dire, sono sempre stati i cantieri. E non tanto quelli per eliminare le micidiali buche sulle strade (i costi sociali per gli incidenti, se investiti sulle strade, permetterebbero di lastricarle di platino), visto che quei cantieri, lungi dall’essere eterni, neppure iniziano, quanto ad esempio per dotare la città di una decente rete della metropolitana. La costruzione della Linea A impiegò 12 anni, dal 1964 al 1980. La B venne principiata dal Duce per collegare il suo Eur e la Stazione Termini ed è stata completata nel 1990, ma per funzionare come si deve necessiterebbe di qualche chilometro in più, oltre Rebibbia. Il progetto c’è, ma ci litigano sopra da una vita. La costruzione della Linea C, partita nel 2007, forse arriverà a metà dell’opera nel 2018. Ma l’invito è a considerare quel “forse” grande così. Insomma, per quanto riguarda il trasporto su ferro, la città diventerà “normale” intorno al 7500 dopo Cristo, di questo passo. Occorrerà rassegnarsi.
Oppure no. Perché se si pensa a vent’anni fa, ci si era rassegnati anche a una totale subalternità non solo infrastrutturale, ma anche progettuale, urbanistica e architettonica della Capitale d’Italia. Non si costruiva nulla di nuovo dagli anni ‘50 (escluse le oscene “palazzine” che a Roma danno addirittura il nome a un ceto sociale) e nessuno sembrava preoccupato di questo.

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La Nuvola di Fuksas - photo Stefano Cerio

Nella seconda metà degli anni ‘90 riprese timidamente una progettualità nuova, che ci consente oggi di offrirvi una passeggiata tra i cantieri che certo non ci fanno somigliare a Shanghai, a Dubai o alla Berlino post-muro, ma che stanno faticosamente cambiando la percezione che Roma dà di se stessa verso l’esterno. Qui non parleremo di realizzazioni già completate, ma il lavoro che il solo Auditorium di Renzo Piano e il solo Maxxi di Zaha Hadid stanno facendo sull’aura della città è una mitragliata di marketing territoriale che manco acquistando milioni di inserzioni pubblicitarie sulle riviste di viaggi. Peraltro, i dati sul turismo parlano chiaro: se si fa innovazione architettonica la gente viene in maggior numero. E soprattutto torna, ché è quella la vera sfida.
Non parleremo di realizzazioni completate, dicevamo, ma cercheremo di fare una rapida passeggiata tra ciò che è in costruzione. Work-in-progress-aholic come siamo, abbiamo pure messo lo strabiliante cantiere della Nuova Stazione Tiburtina, firmata Paolo Desideri, in copertina. Il tour potrebbe partire proprio da qui. Da questo immenso ponte sospeso tra due quartieri, col compito di ricucire urbanisticamente due parti di città storicamente separate dal fascio di binari. All’interno, ancora in sospensione, i moduli delle biglietterie, dei commerci, della ristorazione. Galleggianti nel corpo di stazione che permetterà ai Freccia Rossa passanti sulla Salerno-Torino di non entrare e uscire dal gorgo di Termini. La Stazione Tiburtina in costruzione merita un viaggio per l’imponenza balistica della proposta ingegneristica che si sta palesando. E bisogna considerare che quel che si vede è solo una parte, visto che il progetto prevede il totale spostamento della Tangenziale Est, arteria chiave per mezza città, dall’altra parte dei binari. Neppure il più accanito giocatore di Sim City ne avrebbe pensata una così.

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La Nuova Stazione Tiburtina firmata Paolo Desideri - photo Stefano Cerio

Completiamo la “descrizione” delle immagini qui sopra, scattate in esclusiva per Artribune da Stefano Cerio, con il Centro Congressi Italia di Massimiliano Fuksas. A proposito dei cantieri eterni di cui parlavamo poc’anzi. Eppure anche questo complesso progetto, di cui a Roma si parla da dieci anni come cosa che deve inaugurare “dopodomani” e che grazie a un soprannome azzeccato (la Nuvola di Fuksas) è familiare a tutti, inizia a prendere decisamente forma. Si inizia a vedere l’effetto che il rivestimento trasparente restituisce quando è colpito dal sole, si percepiscono gli ingombri della teca che conterrà la sala convegni rivestita a nuvola e si intravede la “Lama”, grattacielino-hotel che farà da contraltare.
La Nuvola ci aiuta a partire per un tour nel tour. Eh sì, perché è l’Eur il luogo dove stanno succedendo più cose in questo momento, se ci interessiamo di architettura contemporanea e di trasformazioni urbane. Stanno succedendo nella zona del Castellaccio dove, udite udite!, stanno nascendo i primi due grattacieli della città (con grossomodo cento anni di ritardo sul resto del mondo, ma non stiamo qui a sottilizzare). Quello più famoso si chiama Eurosky ed è firmato da Franco Purini, svetterà (si fa per dire) attorno ai 120 metri e la sua estetica razionalisteggiante sta facendo accapigliare le diverse fazioni sui blog architettonici. Sarà, tra l’altro, un grattacielo di appartamenti. Gemello diverso – stessa altezza ma aspetto completamente opposto – sarà il vitreo edificio firmato da Studio Transit e denominato Torre Europarco, qui solo uffici. I due fratellini crescono che è una bellezza e stanno già provando a modificare, per quel che possono, lo skyline della città, oggi tale e quale a quel che era nel Settecento. Salite sul Pincio in una mattinata tersa e puntate lo sguardo a ore dieci e poi ci saprete dire. Sempre all’Eur, si sta lavorando sodo per dotare Roma del suo acquario. Niente di interessante dal punto di vista architettonico, quindi facciamo un passaggio veloce ma doveroso, viste le caratteristiche del progetto che è ormai in fase di completamento: un grande acquario (non troppo più piccolo di quello genovese), realizzato sotto lo specchio d’acqua del famoso Laghetto. Quanto meno suggestiva la cosa. Non meno suggestiva la sistemazione che dovrà avere, restiamo all’Eur, il restaurato Palazzo della Civiltà Italiana. Ne parla, in questo giornale, marginalmente Umberto Croppi nell’intervista che gli abbiamo posto. Umberto Croppi è il direttore generale della Fondazione Valore Italia, la quale ha il compito di valorizzare e gestire la grande esposizione del made in italy (design, gastronomia, moda…) che dovrà trovare posto a partire dal 2012 in questo stra-iconico palazzo ben più noto al grande pubblico con il nomignolo di Colosseo Quadrato.

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La Nuvola di Fuksas - photo Stefano Cerio

Tornando verso la città si può, anzi si deve, transitare dall’area Ostiense. C’è un nuovissimo e notevole ponte (ovviamente in costruzione, di questo parliamo!) che collegherà la Cristoforo Colombo e la via Ostiense. Ai suoi piedi si estende, sconfinato, il cantiere della cosiddetta Città dei Giovani, informe progetto (centri commerciali, palestre, grande spazio per la gastronomia, parcheggi a non finire, cinema e – ma questo è un segreto – due interessanti spazi per l’arte) scaturito dalla penna di Rem Koolhaas. Poco più dietro, la cattedrale moderna dell’Air Terminal di Julio Lafuente, uno dei tanti scandali dei Mondiali 1990, è finalmente in restauro: ci si trasferiranno l’anno prossimo sia la NTV, la società ferroviaria che presto sarà impegnata nella concorrenza a Trenitalia, sia un grande store di Eataly, supermercato per buongustai che spadroneggia da Torino a New York passando per Tokyo.
Ora, prima di planare e concludere il nostro percorso attraverso la Roma che sarà, nell’area del Maxxi, desideriamo condurvi laddove per caso non si può capitare. Praticamente agro romano, aperta campagna non proprio, ma insomma… La zona si chiama Tor Vergata, i terreni sono di proprietà della Seconda Università di Roma; non è ancora chiaro a tutti, ma qui sta nascendo un parco architettonico tutto da visitare. Il pezzo da novanta (nel senso che se va avanti così impiegheranno oltre novant’anni a completarlo) è la Città dello Sport di Santiago Calatrava. Non si sa se e quando arriveranno i denari per portare avanti il cantiere, intanto è stata realizzata una delle due conchiglie a protezione dei palazzetti dello sport previsti: il tutto è imponente, presentissimo. Visuale preferibile? Dai Castelli Romani, salite a Frascati o a Grottaferrata e guardate come ha cambiato faccia quella deforme favela della banlieue est. La grande vela dell’architetto spagnolo è già diventata l’ombelico della periferia orientale di Roma. Lì vicino, a poche centinaia di metri, progetto meno impattante, almeno da lontano, ma per lo meno quasi finito. Un monolito nero, lunare, vastissimo: è la sede dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, la firma è dei 5+1AA e anche questo cantiere merita assolutamente una visita clandestina.

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La Nuova Stazione Tiburtina firmata Paolo Desideri - photo Stefano Cerio

Cantieri non ce ne sono ancora, ma l’idea è notevole e con questa chiudiamo. Il progetto è stato battezzato Parco delle Arti e si pone l’obiettivo, ovvio direte voi, di mettere a sistema e di dare ordine alle tante “cosette” che stanno succedendo tra Villa Glori e il Foro Italico, nell’area del Flaminio. Le emergenze architettoniche, in zona, hanno il nome di Maxxi, Auditorium, Palazzetto dello Sport, Stadio Flaminio, Ponte della Musica (altro progetto appena inaugurato, da vedere). Gli ambiti di potenziale trasformazione sono le estesissime caserme che rendono impossibile il naturale sviluppo commerciale dell’area (avete capito perché attorno al Macro è pieno di nuove gallerie d’arte e attorno al Maxxi no? Perché attorno al Maxxi non ci sono spazi affittabili). Se davvero si riuscirà a trasformare questi enormi appezzamenti inserendovi funzioni ricettive, commerciali, culturali, se si riuscirà a dare una “casa” alla Festa del Cinema, se si riuscirà a creare qui una grande piastra di residenze per giovani artisti, allora una grande sfida potrà essere considerata vinta. Perché il combinato disposto Maxxi-Auditorium ha potenzialità micidiali e oggi raggiungere i due poli a piedi richiede sì solo 5 minuti, ma 5 minuti di standard urbanistici nordafricani. Il Parco delle Arti è un progetto di Renzo Piano… basterebbe lasciarlo lavorare e far come dice lui.

Massimiliano Tonelli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #0


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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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