L’Arco Alpino era crocevia di rotte commerciali predisposte dai romani e rafforzate nel Medioevo, per questo vi sono tantissimi siti romanici, tra ospizi, cappelle, castelli e abbazie. Qui, nel 2006, è nata la Via romanica delle Alpi – Sentieri del Cielo, una rete che include 33 siti (databili dal 950 al 1250) che si snoda dalla Val Venosta, al Burgraviato, all’Oltradige, alla Val Pusteria e comprende anche il monastero di Müstair in Svizzera, patrimonio UNESCO. Sostenuta da IDM-Alto Adige, la Via Romanica delle Alpi è fautrice delle “Giornate del Romanico”, che apre nel secondo fine settimana di ottobre a visite guidate gratuite ed eventi collaterali, al fine di valorizzare i siti e concorrere alla loro protezione.
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Le architetture romaniche della Val Venosta
In Val Venosta, è degna di interesse la concentrazione di architetture romaniche. All’estremo ovest, pochi chilometri dalla Svizzera, a Burgusio, biancheggia l’imponente Abbazia Benedettina di Monte Maria o Marienberg, alcuni metri sopra il Castello del Principe. Fondata nel XII Secolo, è la più alta d’Europa (1.340 metri di altitudine). Si entra in un cortile che conduce alle sale museo, lo shop e la collegiata, nata romanica ma barocchizzata nel XVII Secolo. Nelle sale espositive possiamo scoprire la travagliata storia dell’abbazia, sotto il vescovado di Coira. Inoltre, c’è la cripta del 1160 con affreschi perfetti: nel 1980 sono state rimosse le sepolture che li coprivano, mantenendoli intatti.
Questi giorni è stata aperta anche la chiesa di Santo Stefano, più a monte: è stata il primo nucleo dei monaci.
Nella piccola chiesa di San Nicolò un’iscrizione indica la prima consacrazione del 1199. Caratterista l’abside con la Majestas Domini e due simboli degli evangelisti. Come accade spesso, la parte alta dedicata all’iconografia cristiana è bilanciata dalla parte bassa, animata da personaggi fantastici che simboleggiano il caos terreno (qui è visibile una sirena). Se i soffitti a cassettoni cinquecenteschi sono frequenti in queste chiese, non lo sono le decorazioni comiche, come questo giullare colorato con un boccale, con accanto la scritta in tedesco: “Item, se i buffoni vivono a lungo diventano vecchi” (o saggi).

Perle carolinge sulla via delle Alpi
Ancora poco distante, a Malles, si può visitare la chiesa di San Benedetto, intitolata al santo probabilmente solo dopo l’insediamento di monaci nella zona: è ancora più antica del XVIII Secolo, come testimoniano gli affreschi. Rarissimi sono i soggetti che accompagnano Cristo nell’abside: a sinistra un nobile carolingio, abbigliato con divisa e spada in tempo di pace, a destra il committente. Sulla parete sinistra campeggia la fustigazione di un San Paolo nudo e panciuto che cerca lo sguardo dello spettatore.
Sulla collina di Tarces, biotopo meta di gite, si trova poi la chiesetta romanica di San Vito. L’area è considerata un “luogo di forza”, dove sono vi sono stati ritrovamenti romani e celtici.
In Val Venosta sono concentrate la maggior parte delle pitture parietali carolinge, come nella chiesa di Naturno, dove si osserva San Procolo sull’altalena (in realtà una corda per la fuga) divenuto il simbolo della zona.

Glorenza, la più piccola città d’Italia
Famosa è Glorenza, la città più piccola d’Italia, con bianchi portici e interamente protetta da mura. Già sulla via Claudia Augusta, fu città mercantile e giudiziaria. Famosa per il “processo ai topi” del 1519, lo è ancora di più per i portici così bassi da dover abbassare la testa. Anche qui c’è la chiesa romanica di San Giacomo. Nella bassa Venosta sorge Castelbello, menzionato per la prima volta nel 1238: dai Montalban, ai principi tirolesi, ai conti Hendl, è oggi provinciale. Con una cappellina con affreschi del XIII Secolo e altre stanze sedi di mostre e concerti.
E ancora restano siti romani nel Tirolo, Oltradige, valli Aurina e Pusteria… Luoghi che meritano di essere visitati per unire il turismo alla scoperta di antiche rarità perfettamente conservate.
Sara Bonfili
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