Guida all’Anversa contemporanea in 7 tappe

Un itinerario alla scoperta di una Anversa lontana dal Barocco e vicina al contemporaneo.

Anversa medievale, Anversa Barocca, Anversa città di Rubens. È tutto vero e il programma di celebrazioni dell’anno scorso lo ha dimostrato ampiamente. Ma Anversa è anche una città che ha uno sguardo curioso e sensibile sul presente e sul futuro. Qui vi proponiamo un tour “alternativo”.

Marco Enrico Giacomelli

Il contenuto prosegue a seguire

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1. MOMU

Mashid Mohadjerin, Bambole con abiti tradizionali palestinesi, 2019. Courtesy MoMu, Anversa

Dal 18 aprile 2018 il Mode Museum è chiuso per lavori di restauro e ampliamento – lavori che si concluderanno il prossimo anno. Intanto le attività non si sono certe interrotte: la collezione continua a girare per il mondo, mentre il museo organizza mostre in altre sedi – come l’attuale Textile as Resistance, allestita fino al 16 febbraio al Texture Kortijk di Nordstraat 28. Piccolo reminder per i più distratti: il dipartimento fashion della Royal Academy è fra i più importanti al mondo e in quelle aule si sono formati, all’inizio degli Anni Ottanta, gli appartenenti al mitico gruppo degli Antwerp Six, e pochi anni prima anche un gigante come Martin Margiela.

Nationalestraat 28
www.momu.be

2. M HKA

Enrico David, Untitled, 2009. M HKA, Anversa, esterno. Photo © M HKA Bram Goots

Rimesso a nuovo nel 2017 su progetto di Axel Vervoordt e Tatsuro Miki, il Museum of Contemporary Art è diretto dal 2002 da Bart De Baere. Ora si può quindi visitare parte della collezione permanente, consistente in circa 5mila opere, allestita al pianterreno e con ingresso gratuito. I restanti spazi espositivi sono invece dedicati alle mostre temporanee, mentre all’esterno la “decorazione” è da attribuire a Enrico David.

Leuvenstraat 32
www.muhka.be

3. CASA PANAMARENKO

Anversa, Atelier Panamarenko. Courtesy Collection M HKA

Dal 2013 l’ex casa-atelier Henri Van Herwegen, meglio noto come Panamarenko, è aperta al pubblico. Della gestione se ne occupa il M HKA, a cui l’artista, morto a metà dicembre scorso, l’ha donata nel 2002. Occorre prenotare la visita, però, perché sia l’architettura – ad esempio l’eliporto sul tetto! – che i contenuti sono particolarmente delicati. Ma ne vale la pena.

Biekorfstraat 2
www.muhka.be

4. AXEL VERVOORDT GALLERY

Kanaal overview, ph. Jean Liégeois

Collezionista, antiquario, designer, gallerista, Axel Vervoordt è ben noto al pubblico italiano per l’ormai conclusa collaborazione decennale con il Museo Fortuny di Venezia. Ad Anversa, nella zona denominata Kanaal, ha il suo quartier generale (un secondo spazio è a Hong Kong), dal 2017 collocato in una ex distilleria nella zona industriale di Wijnegem. Se amate la sapiente miscela di antico e contemporaneo che lo ha reso celebre in tutto il mondo, una visita non dovete mancarla.

Stokerijstraat 19
www.axelvervoordtgallery.com

5. MAS

Willem Jan Neutelings, MAS – Museum aan de Stroom, Anversa 2011

Iconico edificio progettato nel 2011 da Neutelings Riedijk Architects, il Museum aan de Stroom è il “museo al fiume” che racconta il rapporto indissolubile fra la città di Anversa, la Schelda e il mare. Dal rooftop, alto 60 metri, si gode una vista eccezionale.

Hanzestedenplaats 1
www.mas.be

6. PORT HOUSE

Zaha Hadid, Port House, Anversa 2016

Anche qui si celebra il rapporto fra la città e l’acqua. Curiosamente, l’edificio progettato nel 2016 dalla compianta Zaha Hadid prende le mosse da una preesistenza che era una caserma dei pompieri. Come l’iconica architettura che ora è all’interno del Vitra Campus a Weil am Rhein.

Zaha Hadidplein 1
www.portofantwerp.com

7. TROUBLEYN LABORATORIUM

L’opera di Marina Abramovic nella cucina del Troubleyn Laboratorium di Jan Fabre ad Anversa

Si definisce orgogliosamente “artista fiammingo”: è Jan Fabre, equamente diviso fra arti visive e teatro. Sue pale d’altare sono collocate nell’ex Chiesa di Sant’Agostino, ma si può visitare il suo “teatro laboratorio”. Un’esperienza indimenticabile.

Pastorijstraat 23
www.troubleynlaboratorium.be

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #51 – Speciale Fiandre

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Marco Enrico Giacomelli
Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et filiations foucaldiennes en Italie: l’operaïsme en perspective" (Paris 2004; trad. sp., Buenos Aires 2006; trad. it., Roma 2010), "Another Italian Anomaly? On Embedded Critics" (Trieste 2005), "La Nuovelle École Romaine" (Paris 2006), "Un filosofo tra patafisica e surrealismo. René Daumal dal Grand Jeu all'induismo" (Roma 2011), "Di tutto un pop. Un percorso fra arte e scrittura nell'opera di Mike Kelley" (Milano 2014), "Un regard sur l’art contemporain italien du XXIe siècle" (Paris 2016, con Arianna Testino). In qualità di traduttore, ha pubblicato testi di Augé, Bourriaud, Deleuze, Groys e Revel. Nel 2014 ha curato la mostra (al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano) e il libro (edito da Marsilio) "Achille Compagnoni. Oltre il K2". Nel 2018 ha curato la X edizione della Via del Sale in dieci paesi dell'Alta Langa e della Val Bormida. Ha tenuto seminari e lezioni in numerose istituzioni e università, fra le quali la Cattolica, lo IULM, l'Università Milano-Bicocca e l'Accademia di Brera di Milano, la Libera Università di Bolzano, l’Alma Mater di Bologna, la LUISS di Roma, lo IUAV e Ca' Foscari di Venezia, l'Accademia Albertina di Torino. Redige (insieme a Massimiliano Tonelli) la sezione dedicata all'arte contemporanea del rapporto annuale "Io sono cultura" prodotto dalla Fondazione Symbola. Insegna Critical Writing alla NABA di Milano. È cofondatore e vicedirettore editoriale di Artribune ed è stato direttore responsabile di Artribune Magazine dal 2011 al 2022.