Arte pubblica (partecipata) in memoria dell’epopea partigiana. Andreco a Pianoro: installazione permanente, con studenti ed anziani. Lavoro, resistenza, liberazione
Pianoro, terra di resistenza e di memorie aspre, là dove la guerra concentrò tutto il suo furore. Lungo quel fronte di difesa, chiamato “Linea Gotica”, si consumarono mesi di scontri tra nazi-fascisti e partigiani, si sommarono bombardamenti ed evacuazioni, cadaveri e macerie, la muraglia delle brigate antifasciste e il passaggio violento o indifferente degli […]
Pianoro, terra di resistenza e di memorie aspre, là dove la guerra concentrò tutto il suo furore. Lungo quel fronte di difesa, chiamato “Linea Gotica”, si consumarono mesi di scontri tra nazi-fascisti e partigiani, si sommarono bombardamenti ed evacuazioni, cadaveri e macerie, la muraglia delle brigate antifasciste e il passaggio violento o indifferente degli alleati. Un angolo d’Emilia, in cui la fame, la morte, la povertà, il freddo e la disperazione scandirono il tempo della liberazione.
Pianoro è un luogo simbolo per la storia recente d’Italia. E a 70 anni di distanza da quegli eventi anche l’arte tiene vivo il ricordo e lo suggella, con un intervento permanente. Nell’ambito della manifestazione “Cuore di Pietra”, Andreco ha realizzato un’opera sulla facciata della biblioteca del paese, concependola come risultato di un percorso partecipativo con due categorie di cittadini pianoresi: da un lato partigiani, uomini e donne che in quegli anni lavoravano o combattevano in zona, e che conservano testimonianze del periodo bellico; dall’altro un gruppo di studenti coinvolti nel workshop sull’arte pubblica tenuto da Mili Romano all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con la partecipazione dell’artista.
Due i temi: lavoro e resistenza, sviscerati e articolati in tutte le declinazioni possibili; sullo sfondo una serie di avvenimenti storici, dalla razzia dei mezzi di produzione e le deportazioni di lavoratori in Germania, agli scioperi politici del 1943 per sabotare la guerra; dalle prime azioni partigiane alla stampa clandestina; dalla resistenza delle donne alla ricostruzione dopo la pace, fino ai primi insediamenti industriali. Un impianto teorico importante, da trasformare in un’opera collettiva attraverso un processo di sintesi visiva.
L’installazione “Icone dalla Resistenza Ontologica” è la summa di questo viaggio: un fregio circolare composto da sagome in alluminio serigrafato, ognuna delle quali incarna un simbolo, un segno, un dettaglio, una memoria legata all’epopea della resistenza – intesa in chiave politica, umana, filosofca, antropologica – e alla dimensione cruciale del lavoro. La maniera in cui questi due poli si combinano – tra l’idea di pericolo, di sfida, di battaglia, di spostamento, di energia sovversiva e di capacità produttiva – è il cuore di quest’opera. Un epitaffio contemporaneo, per celebrare un passato sempre vivo.
– Helga Marsala
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