Biennale di Venezia, lo strano caso del Padiglione Kenya. Artisti cinesi rappresentano lo Stato africano. E nel gruppo c’è anche un italiano…
Sull’isola di San Servolo sta per essere inaugurata “Creating Identities”, un percorso che dovrà rappresentare il Kenya alla 56esima Biennale di Venezia attraverso le opere di Yvonne Apiyo Braendle-Amolo, Qin Feng, Shi Jinsong, Armando Tanzini, Li Zhanyang, Lan Zheng Hui, Li Gang e Double Fly Art Center. Fra i nomi selezionati colpisce nuovamente (dato che […]
Sull’isola di San Servolo sta per essere inaugurata “Creating Identities”, un percorso che dovrà rappresentare il Kenya alla 56esima Biennale di Venezia attraverso le opere di Yvonne Apiyo Braendle-Amolo, Qin Feng, Shi Jinsong, Armando Tanzini, Li Zhanyang, Lan Zheng Hui, Li Gang e Double Fly Art Center. Fra i nomi selezionati colpisce nuovamente (dato che era stato invitato anche alla 55esima Biennale) l’italiano Tanzini, che ha vissuto in Kenya per quarantacinque anni, portando ricchi italiani in vacanza a Malindi. Oltre a lui, la curatrice Paola Poponi ha selezionato otto artisti cinesi e un’italo-brasiliano, invitando solo due kenioti.
Tra i collage di materie reperite in loco e la fondazione creata per aumentare la sensibilità sociale e culturale (Do not forget Africa), Tanzini, sulla sua pagina Facebook, si professa esperto amante e conoscitore del Continente Nero, dunque interprete delle sue ricchezze così come delle sue emergenze. Ma quale visione del Kenya possono fornire gli artisti cinesi selezionati?
Sebbene casi analoghi, quest’anno, siano già stati segnalati (uno su tutti il caso del Costarica) il web non ha perdonato la scelta del Padiglione. Per settimane, artisti, giornalisti, scrittori e blogger si sono movimentati, attraverso petizioni per fare chiarezza. E alcune settimane fa il Ministero della Cultura di Nairobi ha effettivamente indetto un meeting per discutere del caso. Il vero problema è che, nonostante una commissione composta da docenti, critici e scrittori si fosse riunita all’ora stabilità, il concilio non si è tenuto. Lasciando nuovamente in mano ad artisti dalle matrici culturali e sociali distanti, l’immagine di uno Stato che sembra essere, in un contesto privilegiato come quello della Biennale di Venezia, alla mercé di un team privo di una reale indipendenza scientifica. Commenti da parte del direttore Okwui Enwezor? Ad oggi non pervenuti…
– Ginevra Bria
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati