Vertice Renzi-Merkel ai piedi del David. Indimenticabile meeting – con visita guidata – per la cancelliera. Ma qualcuno insorge: in pericolo la sicurezza della statua

Torna alla carica l’architetto padovano Fernando De Simone, da anni impegnato in una battaglia appassionata per la tutela delle grandi opere d’arte italiane, a cominciare dal David di Michelangelo, minacciato da problemi di staticità e da microlesioni all’altezza delle caviglie: dopo aver proposto per anni l’edificazione di un museo antisismico – struttura all’avanguardia in cui archiviare […]

Torna alla carica l’architetto padovano Fernando De Simone, da anni impegnato in una battaglia appassionata per la tutela delle grandi opere d’arte italiane, a cominciare dal David di Michelangelo, minacciato da problemi di staticità e da microlesioni all’altezza delle caviglie: dopo aver proposto per anni l’edificazione di un museo antisismico – struttura all’avanguardia in cui archiviare grandi capolavori, per proteggerli dai terremoti – De Simone ha speso (e continua a spendere) tempo ed energie nel tentativo di sensibilizzare le amministrazioni fiorentine: nel caso del David, a far andare su tutte le furie l’architetto è l’approssimazione con cui si gestisce l’afflusso del pubblico, dentro le Gallerie dell’Accademia. “Se nel 2004 avessero ascoltato i miei suggerimenti”, spiega, “facendo avvicinare i visitatori alle statua, in fila indiana, così come fanno nell’attesa, e non in gruppi di 60 persone per volta, forse oggi ci sarebbero meno microfratture nelle caviglie”. E poi c’è la questione degli eventi speciali – cene, convegni, meeting istituzionali – che ogni tanto affollano la sala della tribuna dietro pagamento di una quota, preziosa per le casse del museo ma probabilmente rischiosa per la salute della statua: “Permettere l’ingresso di 300 persone, equivalenti ad un peso di circa 22,5 tonnellate, contribuisce a far aumentare ulteriormente le micro crepe nelle già minate caviglie del David”.
Insomma, un gran via via intorno all’iconica scultura michelangiolesca. Troppo bella e troppo prestigiosa, a incarnare la storia gloriosa dell’Italia che fu, per non farne una cornice d’eccellenza.

Il David di Michelangelo

Il David di Michelangelo

L’ultimo caso? Risale allo scorso 22 gennaio, data del vertice fra il premier Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Il soggiorno fiorentino della Merkel, condito da una visita alle collezioni delle Gallerie e degli Uffizi, con cena conclusiva a Palazzo Vecchio, ha previsto anche una conferenza stampa inusuale, proprio ai piedi del David. Per la prima volta due leader politici hanno scelto di parlarsi e di parlare al pubblico dalla sala di un museo, anziché da una fredda aula convegni o da una sontuosa sede diplomatica. “Abbiamo scelto Firenze perché rappresenta la bellezza” ha commentato Renzi, “e il David è il simbolo di come dovrebbe essere l’Europa nel mondo. Siamo qui insieme perché insieme possiamo cambiare l’Europa”. Aggiungendo: “Michelangelo fece il suo capolavoro togliendo il marmo in eccesso. Così l’Italia e l’Europa devono fare: togliere tutto ciò che blocca il percorso riformatore, in primis la burocrazia e mettere il turbo alle riforme”, perché “il David è come l’Europa dovrebbe essere: teso alla bellezza e agli ideali”.
Un tripudio di metafore e un uso retorico delle immagini e dei grandi simboli collettivi, per ribadire il senso di una strategia morbida: Renzi non sceglie la via belligerante, ma punta sul tasto “complicità” per innescare un cambiamento, sia politico che culturale. Contro l’Europa della finanza e dell’austerità, verso un’Europa dei valori, della conoscenza, dei diritti, della cultura condivisa. Niente di meglio di un’icona come il David – trasformato addirittura in quinta teatrale – per incarnare cotanto esprit europeista ed umanista, declamato in ogni dove.

Matteo Renzi e Angela Merkel a Firenze

Matteo Renzi e Angela Merkel a Firenze

Tutto giusto? In teoria, in pratica non proprio. Almeno per lo zelante architetto De Simone: “Va bene il vertice Renzi-Merkel sotto il David, per gli altissimi valori simbolici che la statua rappresenta, ma in futuro sarebbe preferibile scegliere altri luoghi”. Non tanto per il peso (fisico) dei due politici, quanto per la calca di giornalisti, collaboratori, ospiti e membri dei cerimoniale, radunati tutt’intorno. Troppo per le fragili caviglie del marmoreo giovinetto. Basterà una conferenza stampa memorabile, all’ombra della più celebre statua del Rinascimento, insieme a una scorpacciata di meraviglie artistiche e architettoniche, per ammorbidire il rigore teutonico della cancelliera? Le stanche caviglie del David, quantomeno, si sarebbero sacrificate qualche ora per una giusta causa…

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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