Parte il Festival di Locarno: aprono Besson e Scarlett Johansson. Italia protagonista con Gianfranco Rosi presidente di giuria e l’omaggio alla Titanus

Sarà la condizione geopolitica di una location che può dirsi svizzera giusto di un soffio, o magari la seconda direzione consecutiva dell’aostano Carlo Chatrian, ma il Festival di Locarno – in scena dal 6 al 16 agosto – si conferma in questa sua 67esima edizione, paradossalmente, come una delle rassegne italiane più interessanti. Perché italiana […]

Luc Besson

Sarà la condizione geopolitica di una location che può dirsi svizzera giusto di un soffio, o magari la seconda direzione consecutiva dell’aostano Carlo Chatrian, ma il Festival di Locarno – in scena dal 6 al 16 agosto – si conferma in questa sua 67esima edizione, paradossalmente, come una delle rassegne italiane più interessanti. Perché italiana è la protagonista assoluta, ovvero la mitica Titanus, casa di produzione che celebra qui i suoi primi centodieci anni di attività; e perché italiano è il presidente della giuria: Gianfranco Rosi, ultimo trionfatore a Venezia, accompagnato nella scelta del Pardo d’oro dall’Orso d’oro 2014 Diao Yinan, dal regista tedesco Thomas Arslan e dalle attrici Alice Braga (City of God, ma anche Io sono leggenda) e Connie Nielsen (ricordate la Lucrezia de Il gladiatore? Lei).
La festa per la Titanus si presenta come un evento semplicemente spettacolare. Cinquantacinque i titoli restaurati offerti al pubblico del festival, partendo dalla proiezione speciale de Il gattopardo in programma sabato 9 agosto; tanti gli ospiti invitati a portare il proprio contributo e costruire insieme la memoria di un’avventura straordinaria: tra gli altri attesi Dario Argento, Lina Wertmuller, Giancarlo Giannini.
A incuriosire sono però i titoli in concorso e le premiere. Cominciando da Lucy di Luc Besson, film d’apertura del festival che vede il regista francese tornare a quasi vent’anni da Il quinto elemento all’action-movie fantascientifico, con Scarlett Johansson nell’inedita veste di eroina negativa.
A contendersi il Pardo diciassette lungometraggi: tra i più accreditati alla vigilia il puntualissimo Dancing Arabs di Eran Riklis, ispirato ai controversi romanzi con cui Sayed Kashua ha dato al sua visione del conflitto israelo-palestinese; ma anche Cavalo Dinheiro del portoghese Pedro Costa.
L’Italia corre con Perfidia, opera prima del sardo Bonifacio Angius; ma c’è molto del Bel paese – anzi: tutto! – anche ne La sapienza dell’americano di origine svizzere Eugène Green, viaggio di formazione lungo lo Stivale il suo, da Stresa a Roma, sulle orme di Francesco Borromini.
Si presenta in concorso per la categoria Pardi di domani, riservata a corti e mediometraggi di giovani emergenti, Yuri Ancarani: che pure giovanissimo non è (42 anni), e con una Biennale di Venezia alle spalle appare già piuttosto emerso. Ma tant’è. Il nostro ci riprova con San Siro, lavoro già finalista dell’ultima edizione del Premio Maxxi.

– Francesco Sala

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Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di Marinetti e di Valentino (lo stilista). Ha fatto l'aiuto falegname, l'operaio stagionale, il bracciante agricolo, il lavapiatti, il cameriere, il barista, il fattorino delle pizze, lo speaker in radio, l'addetto stampa, il macchinista teatrale, il runner ai concerti. Ha una laurea specialistica in storia dell'arte. Ha fatto un corso di perfezionamento in economia e managment per i beni culturali, così sembra tutto più serio. Ha fatto il giornalista per una televisione locale. Ha condotto un telegiornale che, nel 2010, ha vinto il premio speciale "tg d'oro" della rivista Millecanali - Gruppo 24Ore. Una specie di Telegatto per nerd. E' molto interista.