L’assurdo limbo del Macro. Ancora nulla sul bando per il direttore e intanto sono a rischio una quindicina di dipendenti esterni. Contratti in scadenza e rischio (ulteriore) paralisi

Non c’è pace per il Macro. O meglio, non c’è certezza (che per un’istituzione culturale che dovrebbe competere a livello internazionale, è pure peggio): lo stallo in cui il museo capitolino si trova da circa otto mesi, da quando è cioè avvenuto il passaggio tra la vecchia amministrazione e l’attuale giunta di Ignazio Marino, non […]

Non c’è pace per il Macro. O meglio, non c’è certezza (che per un’istituzione culturale che dovrebbe competere a livello internazionale, è pure peggio): lo stallo in cui il museo capitolino si trova da circa otto mesi, da quando è cioè avvenuto il passaggio tra la vecchia amministrazione e l’attuale giunta di Ignazio Marino, non lascia presagire nulla di buono. Uno stop immotivato e accanito, di cui non si riesce a venire a capo. Il sindaco e l’assessore Flavia Barca non hanno ancora nominato un direttore e non forniscono spiegazioni né tempistiche credibili. Un non sense che doveva risolversi a settembre, poi a novembre, poi chissà quando: siamo quasi a febbraio. Con una macchina enorme che resta più o meno a riposo, che non è in condizioni di progettare l’immediato futuro e che allarma, giorno dopo giorno, la comunità dell’arte nazionale e cittadina, fino al punto di far tornare in auge strumenti associativi che appaiono forzature, ma che vengono legittimamente resuscitati al fine di ovviare all’assenza del Comune. Un’assenza notata anche dal Corriere della Sera, che domenica 26 gennaio, nell’ambito di una grande inchiesta di Paolo Conti e Sergio Rizzo sul malgoverno di Roma, ha inserito un paragrafo dedicato proprio al Macro. Un’assenza, infine, che diventa surreale se una figura come quella di Umberto Croppi, assessore alla cultura in una parte della precedente consiliatura, l’uomo che ha inaugurato il nuovo Macro dopo l’ampliamento, il politico che è ha firmato in campagna elettorale un accordo con Marino sui temi della cultura, finisce per aderire alla Consulta per l’Arte Contemporanea: strumenti destinati ai cittadini e agli operatori del settore, non certo alla classe politica e ad ex autorevoli amministratori pubblici. Insomma, la verità è una: a quanto pare con Marino di cultura non si parla e la ricerca di strade alternative diventa necessaria.

Ignazio Marino

Ignazio Marino

A rendere la questione ancora più insidiosa è un ulteriore elemento di incertezza, altrettanto preoccupante. Succede infatti che una quindicina di dipendenti esterni del Museo, pagati dalla società Zètema, a giorni vedranno scadere i loro incarichi a tempo (partite iva o contratti a tempo determinato), senza che alcuna notizia sul loro futuro sia giunta ad oggi. Le voci, visto il contesto, sarebbero anzi piuttosto pessimiste. La cosa si tradurrebbe, in sostanza, nello svuotamento delle professionalità museali, andando a colpire quei profili che, di fatto, reggono i vari comparti: dalla didattica all’ufficio stampa, passando per la segreteria di direzione e l’ufficio mostre. L’ossatura del Macro, insomma, è in scadenza di contratto.
Si cercherà di risparmiare facendo rientrare il museo più integralmente nel network dei musei civici della città? Forse, ma sarebbe un errore. Un museo d’arte contemporanea fa storia a sé: colpire al cuore un team tecnico, composto da figure strategiche ai fini della produzione e della comunicazione, equivale a condannarlo alla paralisi. Non sono infatti paragonabili le esigenze di musei storici, con diotati di una vocazione puramente conservativa, con quelle di musei pensati come strutture creative, dinamiche, polivalenti e di respiro internazionale, a cui vanno garantiti non solo i tempi necessari di programmazione (e un vuoto di otto mesi non è certo privo di conseguenze), ma anche profili professionali adeguati ed aggiornati. Profili che non sono quasi mai presenti tra le file dei dipendenti comunali.
E così mentre del bando per il nuovo direttore non c’è traccia né data, l’unico appuntamento certo risulta adesso quella delle scadenze dei contratti: 28 febbraio 2014.

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Redazione

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