Antonia Alampi è ormai globetrotter per vocazione, Andrea Bellini – come è arcinoto – da oltre un anno ha smontato le tende da un Castello di Rivoli in rivoluzione (ancora non sedata…) per approdare al Centre d’Art Contemporain di Ginevra. Visto sul passaporto in uscita: pare essere questo il requisito richiesto a critici e curatori italiani per essere ammessi al consesso internazionale del contemporaneo. Ovvero: il momento è felice, per i critici nostrani (solo ultima conferma, la chiamata di Andrea Lissoni come curatore alla corte della Tate di londra): però solo ed esclusivamente quando abbandonano il Belpaese. Le risorse umane funzionano, ma è proprio il sistema italiano dell’arte che non convince.
Una conferma arriva ora da Madrid: è solo l’ultima di una serie, e anche se non proprio di primaria importanza, assai simbolica di un trend ormai statuito. La fiera Arco annuncia gli highlights della propria edizione 2014, e nell’elenco dei Curators & speakers gli italiani sono – soltanto, va detto – i succitati Alampi e Bellini. E dire che l’Italia risponde con entusiasmo, inviando a Madrid – dal 19 al 23 febbraio – una pattuglia di ben dieci agguerrite gallerie. I nomi? Cardi e Fluxia da Milano, Astuni e P420 da Bologna, Frutta da Roma, Laveronica da Modica, Collicaligreggi da Catania, Spazio A da Pistoia, Studio Trisorio da Napoli, Torbandena da Trieste.
L’Italia? Non esiste. La fiera Arco Madrid invita critici tricolori ai suoi talks, ma solo se lavorano all’estero. Saranno dieci invece le gallerie nostrane all’edizione 2014
Antonia Alampi è ormai globetrotter per vocazione, Andrea Bellini – come è arcinoto – da oltre un anno ha smontato le tende da un Castello di Rivoli in rivoluzione (ancora non sedata…) per approdare al Centre d’Art Contemporain di Ginevra. Visto sul passaporto in uscita: pare essere questo il requisito richiesto a critici e curatori […]