Tre giorni per un cartoon. Workshop di animazione al Milano Film Festival con la disegnatrice della BBC Jessica Ashman: un progetto collettivo proiettato nel corso della serata di chiusura della rassegna

Ognuno ha il proprio linguaggio di riferimento. C’è chi è intrippato con lo stop motion e chi invece disegna tutto, frame per frame; direttamente in digitale, con la penna ottica, o sfoderando le care vecchie e mai desuete matite. Sono animati, è il caso di dirlo, da una passione irrefrenabile per il cartoon i partecipanti […]

Ognuno ha il proprio linguaggio di riferimento. C’è chi è intrippato con lo stop motion e chi invece disegna tutto, frame per frame; direttamente in digitale, con la penna ottica, o sfoderando le care vecchie e mai desuete matite. Sono animati, è il caso di dirlo, da una passione irrefrenabile per il cartoon i partecipanti di Paper in Motion, immersione creativa in un immaginario dove regna la più imprevedibile fantasia. Un workshop per imparare a costruire cartoni animati, partendo dall’elaborazione dello storyboard e arrivando alla proiezione in sala: una full immersion di tre giorni, intensa e impegnativa, inserita tra gli eventi collaterali del Milano Film Festival. Che concede agli aspiranti Walt Disney l’onore della passerella più importante: il frutto del loro lavoro, cortometraggio di una manciata di minuti, è in programmo allo Stehler domenica 15 settembre, a margine della proclamazione dei vincitori della rassegna.
“Abbiamo scelto un tema condiviso” spiega la titolare del seminario Jessica Ashman, disegnatrice e animatrice già in forze al dipartimento scozzese della BBC “da sviluppare seguendo le inclinazioni, la sensibilità e gli interessi espressivi dei diversi partecipanti del workshop”. Un paziente lavoro di amalgama, taglia e cuci che parte dalle pagine di taccuini Moleskine – partner del progetto – e finisce sugli schermi di laptop e tablet. Una scorribanda onirica e visionaria, colorata e divertita, assemblaggio d’artista che filtra tecniche, mani e sguardi tra loro diversi. Eppure complementari.

 – Francesco Sala 


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