Tutto il sesso della Triennale di Milano. Falli giganti e vulve accoglienti inaugurano Kama, mostra hard&design. Allontanate i bimbi dal pc, in anteprima una scandalosa fotogallery

Dici sesso e alla gente non pare vero, finisce che manco a gettare soldi dalla finestra: mai vista in Triennale una conferenza stampa così affollata; c’eta più gente oggi al Salone d’Onore che sotto il palco di Renzi alla Leopolda, tanto per restare a un passo dalla cronaca. Se sarà bagno di folla anche in […]

Dici sesso e alla gente non pare vero, finisce che manco a gettare soldi dalla finestra: mai vista in Triennale una conferenza stampa così affollata; c’eta più gente oggi al Salone d’Onore che sotto il palco di Renzi alla Leopolda, tanto per restare a un passo dalla cronaca. Se sarà bagno di folla anche in biglietteria lo scopriremo da domani, primo giorno di apertura per KAMA, mostra che anche senza l’appendice “sutra” lascia bene a intendere dove si vuole andare a parare.
Così come accaduto solo una settimana fa per Dracula, anche in questo caso è rigoroso il più sonoro “astenersi perditempo”: il divieto ai minori di diciotto anni è una pruderie precauzionale, guai a pensare che si sia buttato tutto in caciara. La Triennale non è un sexy-shop, resta pur sempre il polo di riferimento per la capitale italiana del design. Ed è in questo ambito che va a frugare ed indagare, raccogliendo pezzi storicizzati e invitando otto creativi a immaginare situazioni e ambienti ad  alto tasso erotico. Missione ardua se è vero che uno tra gli ospiti, il giapponese Nendo, armeggiando guascone con microfono e bottiglietta dell’acqua, ammette che a furia di scervellarsi per trovare l’idea giusta è finito per appioppare un doppio senso a qualsiasi oggetto di uso comune gli capiti tra le mani. Battute a parte, le sue Shivering bowls sono di un candore, non solo cromatico, quasi verginale; vulva sì, ma nella sua accezione uterina e materna quella architettata da Nacho Carbonell: che si potesse rappresentare la sessualità senza volgarità era risaputo, meno scontato che si potesse fare bypassando anche erotismo e sensualità.
Si bada al sodo e non al sado insomma: niente borchie, cinghie, fruste e frustini; niente sex toys, pure già ampiamente sdoganati in area Fuori Salone. In mostra non finisce il design applicato al sesso, ma il sesso come fonte ispiratrice del design. Un punto di vista ruffiano il giusto, sicuramente curioso. E stimolante. In senso intellettuale, ovviamente.

– Francesco Sala

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Francesco Sala

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