Come nascono le immagini? Da dove vengono le emozioni? Perché alcune cose ci sembrano belle? C’è un’evidente analogia tra la riflessione sull’arte e la neuroscienza, poiché pur nei progressi che esse hanno fatto nel tempo – soprattutto nel periodo più recente, se pensiamo da una parte alla complessità del discorso meta artistico e delle pratiche che ne scaturiscono, dall’altra agli scenari aperti dalle declinazioni con suffisso neuro (etica, politica, economia, marketing ecc.) – entrambe non arrivano, e questa impossibilità è un punto di forza, a definire in modo completo il proprio oggetto. Non si può dire quale sia l’interpretazione ultima di un’opera, allo stesso modo in cui non si riesce a spiegare in modo deterministico il funzionamento cerebrale: l’elemento che resiste alla certezza, e resta come un enigma, è la nostra mente, la fonte da cui scaturiscono conoscenza, carattere e azione creativa.
Always on my mind, al Centro Pecci, è il simposio in due giornate che intende sviluppare un discorso approfondito – sul terreno comune della fenomenologia e attraverso attività laboratoriali – a riguardo del rapporto tra arte e neuroscienza. Sabato 10 novembre si è iniziato con un dialogo a due tra Marco Bazzini e Cesare Pietroiusti, per proseguire con un laboratorio a cura di Marta Dell’Angelo e Ludovica Lumer, e con gli interventi degli studiosi David Freedberg, Ugo Morelli e rappresentanti del mondo economico come Anna Simioni e Catterina Seia, su temi quali la potenza del visibile, la multimedialità, l’innovazione. La giornata di domenica 11 prevede incontri con Marzia Migliora, Arabella Natalini, Vittorio Gallese, Semir Zeki, e infine Michelangelo Pistoletto con una nuova tappa del progetto Rebirth-day, a cura del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, come rielaborazione collettiva del segno-simbolo del Terzo Paradiso.
– Matteo Innocenti