New York che cambia. A fine mese chiude Sue Scott e già schiere di esegeti della Grande Mela si domandano se il Lower East Side continuerà ad essere un distretto galleristico

Era stata tra i protagonisti della primissima ora nel Lower East Side. Fra i primi mercanti e galleristi a colonizzare quelle lande che oggi appaiono come una credibile concorrenza, quanto a distretti galleristici, alla celebre Chelsea. Con qualche dubbio, però, se è vero come è vero che dopo 4 anni di business su Rivington Street, […]

Era stata tra i protagonisti della primissima ora nel Lower East Side. Fra i primi mercanti e galleristi a colonizzare quelle lande che oggi appaiono come una credibile concorrenza, quanto a distretti galleristici, alla celebre Chelsea. Con qualche dubbio, però, se è vero come è vero che dopo 4 anni di business su Rivington Street, la gallerista Sue Scott (sulla sua mostra di Franklin Evans, a marzo scorso, pubblicammo anche un video-blitz a margine degli aggiornamenti dalla Armory Show Week) ha deciso di chiudere baracca.
E allora giù a ipotesi estive, a New York, sulle sorti del Lower East. Mecca creativa negli anni ‘80 (si legga New York Anni Ottanta, libro cult di Rosma Scuteri) e poi territorio negletto per i quindici anni successivi fino al ritorno, in forze, delle gallerie più creative attratte – come al solito – dagli affitti un po’ più bassi e dalla deriva ultra commerciale e eccessivamente business oriented di Chelsea.
Dopo il fulmine a ciel sereno di Sue Scott, che a fine agosto chiuderà la sua galleria, il dibattito è aperto: New York – al tempo della crisi – ha e avrà la forza di mantenere due distretti galleristici forti, internazionali, attrattivi per i collezionisti che transitano in città?

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