Poesia di strada, disseminando parole sui muri delle città contemporanee. Robert Montgomery a Berlino: un progetto per il vecchio aeroporto di Tempelhof

Tra vis polemica e vocazione poetica, Robert Montgomery disegna paesaggi di parole en plein air. Riflessioni critiche sulla società contemporanea e brevi liriche dal sapore intimo sono la materia prima della sua ricerca: un viaggio nel tempo frantumato, effimero e convulso delle città. Montgomery è uno street artista, ma non troverete traccia nei suoi “pezzi” […]

Tra vis polemica e vocazione poetica, Robert Montgomery disegna paesaggi di parole en plein air. Riflessioni critiche sulla società contemporanea e brevi liriche dal sapore intimo sono la materia prima della sua ricerca: un viaggio nel tempo frantumato, effimero e convulso delle città.
Montgomery è uno street artista, ma non troverete traccia nei suoi “pezzi” di virtuosismi pittorici e giganteschi set figurativi, ottenuti a colpi di pennelli e bombolette. Nell’iconoclastia di un’attitudine tutta letteraria, imbevuta di esprit situazionista, la rappresentazione visiva cede il passo a una più asciutta apparizione verbale. Marcare il territorio sì, ma con una pioggia di testi scritti di suo pugno. Parole come immagini, immagini fatte di parole, muri che diventano pagine.
Frasi come questa, per esempio: “HERE IS NO HISTORY HERE / WE SEE GHOSTS OF OURSELVES PASS BY ON THE SIDES OF BUSES/ AND WE REMEMBER NOTHING”; o come quest’altra: “WHENEVER YOU SEE THE SUN REFLECTED IN THE WINDOW OF A BUILDING IT IS AN ANGEL”. Oppure: “ALL OUR SPLENDID MONUMENTS / LIPSTICK TRACES ON A CIGARETTE / THE LIGHT COMES UP ON ONLY LAND / FOREST HERE ONCE / FOREST HERE AGAIN”. Tutte riflessioni sul senso, il peso, il disagio e la bellezza del vivere metropolitano. E poi messaggi, semplici e diretti, sui temi del consumismo, della pubblicità, del potere, tra critica politica e stilettate contro lo showbiz.

Montgomery, da luglio a ottobre 2012, è il protagonista di un progetto organizzato da Neue Berliner Räume. “Echoes of Voices in the High Towers” nasce per l’area dismessa del Tempelhof di Berlino, campo di concentramento negli anni ’30 e aeroporto militare nei ’50. Un luogo con una storia complessa, sedimentata nella memoria collettiva e riportata a galla, sommessamente, dalle cinque installazioni. Tre grandi billboard campeggiano di fronte al vecchio edificio centrale, mentre due sculture-poesie rifulgono, spettrali, nel parco a fianco. Lo spazio è affascinante, la formula ampiamente sperimentata dall’artista. Le sue scritte, spesso affidate ai classici cartelloni pubblicitari, sono geometrie testuali che niente concedono all’iconico: bianco su nero, tutto maiuscolo, le immagini lasciate unicamente al potere evocativo del concetto. In altri casi le lettere sono realizzate con Led luminosi, facendo il verso alle tipiche insegne dei negozi. Spazi e segni della comunicazione commerciale e dell’estetica urbana vengono recuperati e subito rovesciati.
Il progetto berlinese include anche una decina di interventi urbani, disseminati sul territorio come tracce anonime.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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