Ora che ha vinto, cosa farà François Hollande per la cultura in Francia? Ecco il programma, decisamente scarno, del nuovo inquilino dell’Eliseo

“Voglio sostenere l’accesso alla cultura ed alla creazione artistica”. Ecco il titolo del (piccolo, per la verità) capitolo “culturale” del programma elettorale che ha permesso a François Hollande di spuntarla nella corsa all’Eliseo con il precedente inquilino Nicolas Sarkozy. Ma cosa dicono i due punti su sessanta che nel programma si occupano di cultura? In […]

Voglio sostenere l’accesso alla cultura ed alla creazione artistica”. Ecco il titolo del (piccolo, per la verità) capitolo “culturale” del programma elettorale che ha permesso a François Hollande di spuntarla nella corsa all’Eliseo con il precedente inquilino Nicolas Sarkozy.

Ma cosa dicono i due punti su sessanta che nel programma si occupano di cultura? In primis Hollande, se darà seguito alle sue promesse, punterà sulla formazione: “lancerò un grande piano nazionale sull’educazione artistica”. A seguire si passa dal territorio all’iva sulla cultura: “vorrei dare maggiore coordinamento alle istituzioni culturali sul territorio nell’ottica della decentralizzazione; farò votare una legge sullo spettacolo dal vivo e riprenderò il cantiere del Centro Nazionale della Musica. L’iva su libri e biglietti tornerà al 5,5% e lotterò per la sopravvivenza delle librerie indipendenti”. Tutto qui, in realtà, salvo qualche elemento in più sulla lotta alla contraffazione con il rafforzamento delle leggi apposite. Riguardo al finanziamento alla cultura, poi, già c’erano state polemiche tutte interne allo schieramento di sinistra quando la pasionaria Martine Aubry propose in campagna elettorale un aumento del 50% e venne corretta dal candidato presidente che parlò, tutt’al più, di congelamento dei valori attuali.

Insomma complessivamente non moltissimo, per la verità. Il programma culturale dei cugini d’oltralpe si dovrà strutturare in maniera più chiara nelle prossime settimane. A partire dalla scelta del ministro della cultura. La sensazione è che i tempi di vacche grasse, anche in Francia, non abbiano alcun margine di manovra per tornare. La Republique probabilmente non avrà modo di aumentare i propri investimenti nel settore, ma quel che è certo è che con ogni probabilità non li diminuirà, rimanendo il paese più attento alla cultura in Europa. L’esatto opposto dell’Italia quanto a budget, percentuale di pil e quant’altro…

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Redazione

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