E dopo l’attacco di Saatchi sul Guardian, arriva quello di Saltz sul New York Magazine. Il sistema dell’arte è finalmente alle prese con gli esami di coscienza?

Non si è ancora esaurita la discussione sull’articolo in cui Charles Saatchi accusava il mondo dell’arte di essere “volgare e superficiale” – piuttosto accesa anche qui su Artribune – che ecco arrivare un’altra bomba. Stavolta l’autore è meno sorprendente, ma il contenuto completamente in linea con la polemica sollevata dal collezionista inglese qualche giorno fa. […]

Non si è ancora esaurita la discussione sull’articolo in cui Charles Saatchi accusava il mondo dell’arte di essere “volgare e superficiale” – piuttosto accesa anche qui su Artribune – che ecco arrivare un’altra bomba. Stavolta l’autore è meno sorprendente, ma il contenuto completamente in linea con la polemica sollevata dal collezionista inglese qualche giorno fa. Stiamo parlando di The Long Slide. Museums as playgrounds, pezzo al vetriolo firmato da Jerry Saltz sul New York Magazine. Per togliere qualsiasi dubbio, il critico americano, non nuovo alle provocazioni e notoriamente abile nel giudicare i mali dell’arte contemporanea internazionale, va subito al punto con un incipit fulminante: “J’accuse museums of bullshit!”, ossia, accusando letteralmente i musei di esporre “stronzate”, di perseguire soltanto il sensazionalismo e di rimbambire il pubblico con installazioni spettacolari e superficiali, che non stimolano il pensiero, ma piuttosto lo anestetizzano.
E come esempi cita la retrospettiva di Carsten Holler in corso al New Museum, tutta scivoli, piscine ed effetti speciali, ma anche il padiglione statunitense di Allora & Calzadilla all’ultima Biennale, con acrobati, atleti sui tapis roulant e statue dentro i lettini abbronzanti. Non poteva mancare poi, un riferimento alla tanto discussa performance di Marina Abramovic al gala del MOCA, fatta di centrotavola umani e torte antropomorfe.
La conclusione del discorso però, che vi consigliamo di leggere integralmente, è quella dove Saltz, con la sua consueta lucidità, spiega qual è il vero punto della discussione: “Alcuni osservatori potrebbero controbattere che tutte le mostre blockbuster sono in senso lato, attraenti. Che Monet e Cézanne sono facili da apprezzare quanto Allora & Calzadilla. Io risponderei che Monet e Cézanne non sono affatto facili da apprezzare e che al contrario ti complicano la vita, ma nel modo migliore possibile. Mentre Allora & Calzadilla e compagni scendono giù facilmente e ti rendono la vita facile, nel mondo peggiore possibile. È un circolo vizioso vacuo: un verosimile populismo mascherato da interesse per la collettività”.

– Valentina Tanni

L’articolo di Jerry Saltz sul New York Magazine

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L’accusa di Charles Saatchi sul Guardian

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Valentina Tanni

Valentina Tanni

Valentina Tanni è storica dell’arte, curatrice e docente; la sua ricerca è incentrata sul rapporto tra arte e tecnologia, con particolare attenzione alle culture del web. Insegna Digital Art al Politecnico di Milano e Culture Digitali alla Naba – Nuova…

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