Caravaggio astemio? Impensabile. È uno dei testimonial dei vini dell’Oltrepò Pavese. E sulle sue opere studiano i fitopatologi…

L’orgoglio padano non c’entra: qui si tratta di dare a Cesare quel che è di Cesare. Tra Oltrepò Pavese, Franciacorta e Valtellina la Lombardia vanta primati enologici indiscutibili in termini di quantità e qualità: nelle colline a sud del Po, ad esempio, è nato – molti lo ignorano – lo spumante metodo classico italiano. Lo […]

L’orgoglio padano non c’entra: qui si tratta di dare a Cesare quel che è di Cesare. Tra Oltrepò Pavese, Franciacorta e Valtellina la Lombardia vanta primati enologici indiscutibili in termini di quantità e qualità: nelle colline a sud del Po, ad esempio, è nato – molti lo ignorano – lo spumante metodo classico italiano. Lo sapevano bene signori come Cinzano e Martini & Rossi, che per anni hanno messo etichette piemontesi a bollicine ottenute con uve comprate “oltre confine”. Da qualche tempo a questa parte, all’ombra della rosa camuna, si è deciso di cambiare registro e puntare sulla promozione di un vino che ha numeri per farsi valere nei confronti di molti agguerriti competitors. Magari con l’aiuto di testimonial d’eccezione.
Tra questi Caravaggio, chiaramente: indiscutibilmente lombardo; per quel che ne sappiamo, probabilmente, discreto amico del buon bere. Pubblicazione piuttosto tecnica e per addetti ai lavori, ma ad ogni modo curiosa anche per i neofiti dell’enologia: Caravaggio, un fitopatologo “ante litteram” (Bell&Tany Edizioni) prende spunto dalle nature morte del Merisi, documentando – tra foglie accartocciate e frutti bacati – testimonianze di malattie che i vignaioli di tutti i tempi hanno dovuto affrontare. Un escamotage che l’autore, Giuseppe Fogliani – lunga carriera accademica nel campo della botanica e della patologia vegetale – sfrutta per concentrarsi sull’evoluzione della viticoltura in Oltrepò Pavese. Terzo bacino europeo per la produzione del pinot nero; primo giacimento lombardo di uve da vino. Salute!

– Francesco Sala

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