Croppi: “trasformano il Macro in un affittacamere”. Gasperini: “tutt’altro, subito direttore all’altezza e presto la fondazione”

Quello che è certo – e non è poco – è che Umberto Croppi ha dimostrato di tenerci. E di tenere più alle infrastrutture culturali della città che alla polemica politica. Di tenere più al fluido funzionamento del mondo della cultura a Roma che alle poltrone che, infatti, tassativamente non chiede. Si può dire quel […]

Quello che è certo – e non è poco – è che Umberto Croppi ha dimostrato di tenerci. E di tenere più alle infrastrutture culturali della città che alla polemica politica. Di tenere più al fluido funzionamento del mondo della cultura a Roma che alle poltrone che, infatti, tassativamente non chiede. Si può dire quel che si vuole, ma un ex assessore che dopo mesi dalla sua defenestrazione ancora ha voglia di spendersi, confrontarsi, incontrare gli operatori non è propriamente la normalità. I contenuti della conferenza stampa convocata da Croppi a seguito delle novità sul Macro erano noti e sono stati confermati: l’attuale direttore della Fondazione Valore Italia rivendica a se tutto l’impianto deliberativo che avrebbe potuto dotare il Macro, già a partire da gennaio scorso, di una sua autonomia gestione e della forma giuridica della Fondazione, indispensabile oggi per governare un museo sul palcoscenico internazionale. La mancata conversione, anzi “l’insabbiamento” delle sue delibere di giunta (una istituiva la Fondazione, l’altra assegnava al Macro ulteriori padiglioni del Mattatoio), unita ad una ulteriore mortificazione sia economica sia gestionale del museo (il “colpevole” additato sarebbe l’ingombrante sovraintendente Umberto Broccoli), sarebbero stati i motivi della scelta irrevocabile di Luca Massimo Barbero, direttore dimissionario.
Su Barbero, ricorsivamente incensato da Croppi per i suoi oggettivi meriti, si è concentrato l’appello dell’ex assessore al sindaco Alemanno: “Gianni deve revocare le dimissioni di Luca Massimo e contestualmente deve far partire le procedure per istituire la fondazione, già l’associazione dei MacroAmici potrebbe essere un socio privato e poi ci potrebbe essere Enel. Ma se non si parte i privati scappano via e non si arriverà mai agli 8 o 9 milioni che occorrono al Macro per funzionare bene. Tantopiù che il Comune ne ha tuttalpiù due”.
La filosofia che anima il Croppi-pensiero non può essere più condivisibile: Roma negli ultimi anni si stava timidamente affacciando al palcoscenico internazionale delle grandi capitali culturali d’occidente, un percorso fragilissimo che sarebbe compromesso seriamente anche dal minimo errore. Facendo precipitare la città nel consueto provincialismo e trasformando il suo più importante museo per il contemporaneo in uno spazio in affitto.

dino gasperini Croppi: "trasformano il Macro in un affittacamere". Gasperini: "tutt'altro, subito direttore all'altezza e presto la fondazione"

Dino Gasperini (foto benvegnù-guaitoli)

Una filosofia che dalle parti dell’attuale assessore sembrano comunque intenzionati a non trascurare. Dino Gaperini, ne danno notizia piuttosto confortati gli operatori che in questi giorni stanno avendo con lui dei colloqui conoscitivi volti a risolvere la questione-Macro, avrebbe precisa consapevolezza del ruolo del museo, avrebbe intenzione di nominare un direttore all’altezza (“di serie A”), avrebbe in mano già una short list molto molto short fatta di nomi che sono reputati “tutti buoni” da chi ha avuto modo di conoscerli e avrebbe intenzione di concludere la pratica la settimana prossima, per poi presentare il neo-direttore, naturalmente di concerto con Barbero che rimarrà in carica per tutto giugno, immediatamente dopo la Biennale. Tempi strettissimi che escludono alla base modalità di selezione più acconce (bando internazionale, questo sconosciuto) che molti operatori richiedevano a gran voce. Modalità di selezione che, peraltro, potranno essere adottate – per legge – solo quando il museo sarà assegnato ad una fondazione.
La questione in sospeso però c’è e rimane la seguente: quale diamine di professionista verrebbe a lavorare in un contesto dal quale Barbero è, di fatto, fuggito via? Gasperini è convinto di avere una carta in mano: questione di giorni e in Giunta dovrebbe passare una delibera che darà più autonomia (sia decisionale che economica) al Macro, trasformandolo in una divisione del Dipartimento e non, come è ora, in un ufficio della Sovrintendenza comunale. Se il problema, insomma, era l’esuberanza di Broccoli, questo problema dovrebbe risolversi da solo.
E la fondazione? “Arrivare alla fondazione è il nostro obbiettivo”, spara un po’ a sorpresa Gasperini che fino ad oggi era sempre parso scettico. “Prima però bisogna fare il direttore e le corrette delibere di istituzione del Museo, visto che quelle fatte dal mio predecessore erano errate e ci hanno fatto perdere un sacco di tempo”. Sì, e i soldi? “Nel prossimo bilancio ci saranno buone risorse sul Macro, come mai ci sono state”. Si parla di circa due milioni e mezzo di euro.
Insomma, le cose potrebbero non volgere necessariamente al brutto come molti attori del sistema dell’arte capitolino temevano negli scorsi giorni. Al termine della conferenza di Croppi, molti operatori culturali delusi dalla situazione di incertezza presagivano ad una mobilitazione degli intellettuali cittadini da estendere a tutto il paese. L’auspicio è che non ce ne sia bisogno.
Per il totonomi, visto che vi appassiona tanto, sfogatevi nel commentario qua sotto.

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