Gli 80 anni di Martin Scorsese e i segreti della sua regia

Scorsese spegne 80 candeline, trascorrendo più della metà della sua vita dietro la macchina da presa. Ecco qualche curiosità sul regista più italiano di tutti e un video che svela i segreti della sua regia

I due volti della vendetta (One-Eyed Jacks), diretto e interpretato da Marlon Brando, è uno dei suoi film preferiti. Ha un profondo legame di stima e amicizia con Fran Lebowitz. La sua foto di qualche anno in compagnia di Bertrand Tavernier e Marco Bellocchio ha fatto il giro del mondo. Stiamo parlando ovviamente del gigante Martin Scorsese che ha compiuto 80 anni. Riconosciuto e amato come il regista più importante della sua epoca, ha un tratto distintivo e riconoscibile in quasi tutti i suoi film: le immagini e la musica dialogano in maniera perfetta e accattivante. Ma non solo; nel video di Studio Binder che vi proponiamo, sono riassunti in cinque punti i segreti fondamentali della regia di Scorsese.

SEMINARIO, DOCUMENTARIO, ACTION MOVIE

Quello di Martin Scorsese è stato ed è un cinema fatto di solitudini, di ossessioni, di continui dialoghi e indagini sul potere. È cresciuto nella Little Italy di New York e a 14 anni è entrato in seminario per poi cambiare idea, mantenere un profondo legame con la morale cattolica e sposare la fede cinematografica. Se Chi sta bussando alla mia porta? (1969) è il suo lungometraggio d’esordio, il primo approccio con la settima arte lo ha attraverso il genere documentario, esperienza che lo avvicina a personaggi iconici del tempo e che gli apre molte porte. Il suo nome lo si trova spesso accanto alla perfetta descrizione dell’action-movie, ma siamo davvero in grado di stabilire quale è il suo migliore film? In oltre 60 anni di onorata carriera è quasi impossibile indicarne uno: di certo Taxi Driver, Toro scatenato e The Goodfellas sono tra i più celebrati da critica e pubblico. E se dicessimo che il Martin Scorsese più autentico è quello che sta dietro la macchina da presa di Rolling Thunder Revue? Si tratta del documentario in cui attraverso amore, pugilato, lotta per la giustizia, cultura, l’America di ieri e oggi, Scorsese racconta Bob Dylan. Un film in cui si concede un puro godimento per lui non convenzionale.

IL CINEMA ITALIANO E PASOLINI

Scorsese è un regista profondamente legato alle sue origini, c’è chi lo definisce “il più italiano di tutti” e ha anche un rapporto sincero verso il cinema del Belpaese. Tra i suoi titoli preferiti ci sono L’avventura di Michelangelo Antonioni, Il Gattopardo di Luchino Visconti, Il posto di Ermanno Olmi, Divorzio all’italiana di Germi. Film che sono stati per lui scuola e ispirazioni. Tra questi c’è anche Accattone di Pier Paolo Pasolini, di cui ha raccontato: “Vidi questo film per la prima volta durante il New York Film Festival, nel 1963, e fu un’esperienza fortissima per me – dichiara il regista – Io sono cresciuto in quartiere difficile, e questo è stato il primo film in cui sono riuscito ad identificarmi con i protagonisti. All’epoca non avevo idea di chi fosse Pasolini, però capivo quei personaggi, e più di tutto mi colpi la santità del film. Trovo meraviglioso il finale, dove si accostano personaggi popolari e infimi ad una spiritualità più alta. Accattone è un pappone, ma Pasolini lo fa morire in mezzo a due ladri, con uno dei due che si fa il segno della croce al contrario. Ho appreso moltissimo dalla combinazione che Pasolini fa di questi elementi, e anche dall’uso che fa della musica. Egli usa una composizioni sacre, usa Bach, per descrivere i suoi personaggi, e questa è una cosa che ho riportato in Casinò. Tutto ciò per me implica che le persone di strada, attraverso la propria sofferenza, sono più vicine a Cristo di quanto non lo siano coloro che stanno più in alto”.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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