La pittura proiettata di Munari rivive all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria

Fino al 26 ottobre, all'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, è possibile immergersi in un ambiente che avvolge lo spettatore nelle mitiche pitture proiettate sperimentate dal grande Bruno Munari negli anni '50. Ecco un video dell'installazione

“Un azzurro non è un cielo, un verde non è un prato, anche se dentro di noi questi colori risvegliano sensazioni di cieli e di prati. L’opera d’arte concreta non è più nemmeno definibile nelle categorie pittura, scultura ecc.: è un oggetto che si può appendere al muro o al soffitto, o appoggiare per terra. Qualche volta può assomigliare a un quadro o a una scultura (nel senso moderno) ma non ha niente in comune con questi” sosteneva Bruno Munari negli anni ’50, introducendo al concetto di arte concreta, da lui profondamente sperimentata.

LA PITTURA PROIETTATA DI BRUNO MUNARI

Il culmine di questa sua sperimentazione risiede forse proprio nella sua “pittura proiettata”. Questa tecnica si è dapprima concentrata su “proiezioni dirette”, realizzate attraverso composizioni con materiali di diversa natura, racchiusi tra due vetrini e proiettati, per l’appunto, al chiuso o sulle facciate di edifici, conferendo così alle composizioni dimensione inedita e sbalorditiva; successivamente Munari percorre la strada delle “proiezioni polarizzate”, realizzate attraverso l’impiego di un filtro polarizzato applicato a un proiettore per diapositive.

L’INSTALLAZIONE A REGGIO CALABRIA DEDICATA ALLA PITTURA PROIETTATA DI MUNARI

Tali opere, presentate dapprima nel 1953 a Milano e poi mostrate in diverse città del mondo, sono ora al centro di una potente installazione ambientale delle all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, visibile fino al prossimo 26 ottobre. L’opera, che riporta in vita le sperimentazioni luminose di Munari, è stata resa possibile a seguito di una digitalizzazione dei vetrini a luce polarizzata realizzati dagli stessi Miroslava Hajek e Marcello Francolini, in occasione della mostra Bruno Munari, i Colori della Luce organizzata alla Fondazione Plart di Napoli nel 2018.

IL VALORE DELL’AMBIENTE REALIZZATO DA HAJEK E FRANCOLINI

“L’importanza della ricostruzione di un ambiente a luce polarizzata di Munari è un’evento eccezionale sia sul piano didattico che divulgativo” spiega Marcello Francolini “per comprendere il fenomeno fondamentale della trasformazione dell’opera d’arte nella sua fuoriuscita dalla bidimensionalità della tela per irrorarsi nello spazio reale con questo tipo particolare di lavoro, le proiezioni a luce polarizzata che si pongono come anticipazione sugli sviluppi odierni dell’opera ambientale”. Miroslava Hajek aggiunge: “Esplorando la nozione del dipingere con la luce, Munari giunge a creare nel 1950, composizioni con materiali poveri fermati da due superfici di vetro intitolate Proiezioni a Luce Fissa. Ma risultando probabilmente ancora in modo statico arriva a sperimentare, nel 1953, un modo per utilizzare tutto lo spettro dei colori e la loro incidenza sugli oggetti che osserviamo creando così le Proiezioni a Luce Polarizzata. Così Munari fonde materia e luce producendo delle opere la cui stessa contingenza vive tra reale e fenomenico”.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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