Tracce nel paesaggio. L’apocalisse digitale di Giacomo Costa

Lo Spazio Arte del Centro Unipol Bologna ospita un grande trittico di Giacomo Costa. Immagini artificiali, di un paesaggio postumano, in cui restano tracce di una civiltà che fu. Tra il cielo e la roccia rovente, memorie di rivoluzioni e di fallimenti

Un paesaggio apocalittico, di desolazione e di devastazione. Quello che resta dopo la fine dei tempi: immagine soverchiante e fatale, descritta dal rosso lacca di cime brulle, coperte di fuoco e di cenere. Giacomo Costa, nei tre grandi pannelli esposti da CUBO – Centro Unipol Bologna, dà vita a uno dei suoi landscape artificiali, in apparenza fotografie manipolate, in realtà elaborazioni integralmente digitali, ottenute grazie a raffinati software.
Traces riprende il tema catastrofico, ricorrente nella ricerca dell’artista toscano, legato a riflessioni sui destini del Pianeta, tra sfruttamento ambientale, accelerazione spasmodica del progresso, rottura degli equilibri dell’ecosistema. Una condizione di precarietà e di lenta deriva, che scatena nell’immaginazione di Costa visioni monumentali e tragiche, nel loro scintillante sapore scenografico, di fiction o di sogno. Quasi come un oracolo, o un estremo monito in forma di allucinazione, il trittico descrive il crollo di un’utopia – quella di una linea progressiva della storia, felicemente condotta da scienza e tecnica – e dà un volto all’apocalisse tanto temuta, narrata da mitologie bibliche, suggestioni new age, millenarie teorie cosmologiche, scenari fantascientifici.

Giacomo Costa, Traces - CUBO, Bologna, 2014

Giacomo Costa, Traces – CUBO, Bologna, 2014

Assente la figura umana, ma anche l’architettura. Unica presenza aliena, tra le rocce bollenti, è una tortuosa muraglia di pietra, che vista dall’alto svela il segreto nascosto nell’immagine: un muro di parole, stagliate contro il cielo plumbeo, piantate nella terra e strette come un vortice tutt’intorno alle montagne. Sono le “tracce” lasciate dall’uomo prima del collasso: segni di una civiltà ormai estinta, lasciati come granitico testamento. Indecifrabili per eventuali forme di vita future, le lettere contengono secoli di storia e di battaglie. Liberté, egalité, fraternitè, il motto della Rivoluzione francese, è scolpito in tante lingue diverse,  a evocare il senso di una sfida perduta. È l’idea persistente, e sempre mancata, di una trasformazione radicale, di un capovolgimento del sistema, di una liberazione che preluda a un tempo nuovo e migliore. Di questo spirito, nella visione di Giacomo Costa, resta una traccia immaginaria. Sospesa nel vuoto di un fallimento presagito.

Helga Marsala

Giacomo Costa, “Traces”
CUBO, Centro Unipol Bologna | Spazio Arte
Piazza Vieira de Mello 3, Bologna
fino al 12 aprile 2014
www.cubounipol.it

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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