Un Munch inedito per gli spagnoli

Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid – fino al 17 gennaio 2016. Il museo apre la stagione autunnale con un’ampia retrospettiva dedicata a Edvard Munch, intitolata “Arquetipos”. In mostra ottanta opere del pittore norvegese, di cui più della metà provenienti dal Munch-Museet di Oslo, mai viste prima d’ora in Spagna.

I MUNCH DELLA BARONESSA
Non poteva essere che il Thyssen a ospitare, producendola in proprio e con non pochi sforzi organizzativi, la prima grande mostra di Edvard Munch (Ådalsbruk, 1863 – Oslo, 1944) in Spagna dal 1984.
Il museo madrileno è infatti l’unica istituzione spagnola a vantare ben cinque opere del pittore norvegese, uno dei padri dell’arte moderna: oltre al celebre olio su tela La sera (1888), appartenente alla collezione permanente, la baronessa Carmen Thyssen possiede infatti altri tre preziosi esemplari a stampa – tra i quali la bellissima xilografia su carta Incontro nello spazio – e il dipinto Oche nell’orto, insolito soggetto bucolico datato 1911. E sono tutte opere in deposito presso il suo museo di Madrid.

OSLO CAPOFILA NEI PRESTITI
La mostra non sarebbe però stata possibile senza la generosa collaborazione del Munch-Museet, che da solo possiede più di mille dipinti di Munch, oltre a 15mila stampe e quasi 5mila disegni. Sembra infatti che, malgrado la lunga lista d’attesa di richieste di collaborazione con il prestigioso museo di Oslo, il direttore Guillermo Solana e l’équipe del Thyssen abbiano avuto la priorità non solo grazie alle eccellenti relazioni diplomatiche tra i due Paesi, ma anche all’interesse costante dimostrato dalla stampa e dal pubblico spagnolo nei confronti della pittura di Munch, interesse che il direttore del museo, Stein Heinrichsen, ha dichiarato apprezzare molto.
Oltre alle 43 opere provenienti da Oslo, tra i prestatori della mostra figurano anche la Tate di Londra con la sua bellissima Bambina inferma del 1907, il MoMA di New York con La tormenta del 1893, il Kunstmuseum di Basilea con La strada di Asgarstrand (1901), Le ragazze del ponte proveniente da Fort Worth in Texas e il bellissimo Melo della Kunsthaus di Zurigo, oltre alle opere di alcuni fortunati collezionisti privati (come il messicano Pérez Simon) che, nonostante le quotazioni stellari di Munch, sembra siano numerosi nel mondo.

Edvard Munch, L'Urlo, 1895 - The Metropolitan Museum of Art, New York - photo MET-Art Resource-Scala, Firenze

Edvard Munch, L’Urlo, 1895 – The Metropolitan Museum of Art, New York – photo MET-Art Resource-Scala, Firenze

GLI ARCHETIPI VISTI DA MUNCH
Inutile dire, dunque, che per il pubblico spagnolo si tratta di un’opportunità unica e straordinaria per apprezzare alcuni dipinti e moltissime grafiche (tra litografie, xilografie e puntasecca) che svelano nel dettaglio la sua maestria tecnica. Munch, nonostante si sia sempre mantenuto nell’alveo figurativo della narrazione, ha saputo comunque esprimere con intensità il dolore e comunicare i grandi disagi psichici dell’uomo contemporaneo, oltrepassando le barriere tra personale e universale.
Il titolo Archetipi allude, antropologicamente, alle immagini primigenie dei comportamenti umani stigmatizzati nelle opere di Munch, che ossessivamente ripeteva gli stessi temi nei suoi quadri, aggiungendo poche ma significative varianti. “L’interesse per la ripetizione”, spiega Paloma Alarcó, conservatrice del museo e curatrice della mostra insieme con Jon-Ove Steihaug del Munch-Museet di Oslo, “e la passione per la sperimentazione tecnica sono i due aspetti fondamentali dell’opera di Munch. Il concetto dell’eterno ritorno, dell’eterno presente, è parte della sua ossessione di cancellare il tempo”.

OLTRE LA BIOGRAFIA MALEDETTA
La mostra di Madrid si propone di svelare al grande pubblico un Munch diverso, oltre gli stereotipi della malattia psichica e la biografia tormentata dell’artista maledetto e alcolizzato. L’urlo, il suo dipinto più famoso, è presente infatti solo in una stampa a china proveniente dal MET di New York.
Il percorso espositivo è costruito per temi e mescola opere note e meno note della prima stagione pittorica di Munch, con autentici capolavori quasi sconosciuti al grande pubblico, dipinti all’epoca del ritorno in Norvegia, dopo il 1909. Ne deriva un ritratto di un pittore prolifico, coinvolto nella vita intellettuale degli artisti nordici della sua epoca come Ibsen e Strindberg, sperimentatore nelle tecniche a stampa e appassionato di cinema e di fotografia. Da segnalare infine la serie della Camera verde, dove i personaggi sembrano attori oppressi in un piccolo scenario, che risente senza dubbio del teatro di Ibsen, con il quale Munch collaborò a lungo.

Edvard Munch, Self-portrait in front of the House Wall, 1926 - Munch-museet, Oslo - photo Munch Museum

Edvard Munch, Self-portrait in front of the House Wall, 1926 – Munch-museet, Oslo – photo Munch Museum

NORVEGIA CHIAMA SPAGNA
I legami fra il regno di Spagna e il regno di Norvegia in nome di Munch non finiscono qui. La progettazione del modernissimo Munch-Museet, che si inaugurerà nel 2019, quattro volte più grande dell’attuale, situato sulle rive del fiordo e vicino al Teatro d’Opera, è stata affidata a un architetto spagnolo, Juan Herreros, che con l’équipe del suo studio si è occupato nel 2009 anche della riorganizzazione espositiva del Reina Sofia.

Federica Lonati

Madrid // fino al 17 gennaio 2016
Edvard Munch – Archetipos
a cura di Paloma Alarcó e Jon-Ove Steihaug
MUSEO THYSSEN-BORNEMISZA
Paseo del Prado 8
[email protected]
www.museothyssen.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

Scopri di più