Un divino amore. Raffaello ritrova la sua luce

La mostra che si svolge a Torino, presso la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, merita attenzione per diversi motivi. Alcuni dei quali ci sollecitano a considerare la storia dell'arte come qualcosa che travalica la linearità del tempo per aprire lo spazio su un orizzonte di possibilità, di probabilità, di dubbi affascinanti.

UNA MOSTRA PER UN’OPERA
Siamo in presenza di una sola opera: un dipinto di Raffaello Sanzio. Dal 1824 in poi il suo titolo è Madonna del Divino Amore, proveniente dal Museo di Capodimonte a Napoli. L’urbinate, giunto a Roma verso la fine del 1508, frequenta l’Oratorio del Divino Amore in Trastevere divenuto, in epoca di neoplatonismo e riformismo (Lutero espone le sue tesi nel 1517), punto di riferimento per artisti e intellettuali raccolti attorno alle tesi di Marsilio Ficino volte a celebrare lo sposalizio moderno tra fede e ragione.
Il dipinto è un olio su tavola della grandezza di 140 x 109 cm, realizzato nel 1516 (secondo l’ultima datazione proposta), mentre Raffaello sta lavorando agli affreschi delle Stanze Vaticane, quattro anni prima della sua morte, e dove Michelangelo ha da quattro anni terminato la volta della Cappella Sistina. L’opera è un concentrato di grazia e di equilibrio, che rapisce Giorgio Vasari quando la vede per la prima volta nel 1550 in casa del Cardinale Rodolfo Pio, nipote del Leonello Pio da Carpi che aveva commissionato il lavoro.

Raffaello – Madonna del Divino Amore - veduta della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2015 - photo Andrea Guermani

Raffaello – Madonna del Divino Amore – veduta della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2015 – photo Andrea Guermani

L’ENTUSIASMO DEL VASARI
Riportato alle sue luci e colori originari, l’opera riappare oggi come l’autentico capolavoro conosciuto nei secoli passati: “Condotto di forza e di vaghezza tanto leggiadra io non penso che è si possa far di meglio”, dice Vasari. È una sinfonia di sguardi, una complessità di pose così morbide da apparire naturali; è tutto un vibrare di carni infantili, in equilibrio tra innocenza e tragica consapevolezza.
La bellezza antica di sant’Anna (per molto tempo creduta sant’Elisabetta), simbolo della Chiesa, fa da contrappunto alla “modestia” di Maria, che per Vasari incarna la bellezza divina. Sotto il dipinto, la geometria sorregge l’impianto diagonale, di ispirazione leonardesca, e il cono prospettico offre la griglia per disporre perfettamente le proporzioni. La serenità della scena è turbata da un san Giuseppe che appare di profilo in alto a destra, immerso nell’ombra: è una figura statica, quasi avulsa dal contesto, una presenza che dona alla tavola un afflato quasi onirico.

Raffaello – Madonna del Divino Amore - veduta della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2015 - photo Andrea Guermani

Raffaello – Madonna del Divino Amore – veduta della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2015 – photo Andrea Guermani

L’ERRORE OTTOCENTESCO
Dopo secoli di certezze, e contro la testimonianza del Vasari, la critica di fine Ottocento decise che il dipinto fosse di Giovan Francesco Penni, allievo di Raffaello: lo imponeva la scoperta di un disegno del Penni di uguale grandezza del dipinto, proveniente dalla collezione Fulvio Orsini, conservato nello stesso Museo di Capodimonte; ai più, apparve essere un disegno preparatorio, l’indizio sembrò indubitabile. I colori della tavola erano molto scuriti e non permettevano all’opera di apparire nel suo fulgore raffaellesco. Che il tempo offuschi i colori è cosa nota, ma che ogni restauro presenti il suo conto all’opera soltanto dopo anni o secoli, è cosa meno evidente e di grande interesse per chi pensa a un dipinto in termini di testimonianza privilegiata circa un mondo dissolto. Un antico e maldestro restauro arrivò perfino a coprire il verde brillante del ginocchio di sant’Anna, colpevole di disturbare la visione del volto di san Giovannino, poco distante: uno sfregio, si direbbe oggi.
L’opera, fin da subito esposta come un capolavoro capace di accreditare l’immagine di chi la possedesse, ha spesso cambiato luogo di collocazione: prima con Alessandro Farnese, che la acquista nel 1565, e poi con vari passaggi di sedi, inclusi alcuni ricoveri l’ultimo dei quali al riparo dai nazisti, fino al suo ritorno a Napoli, in un museo tra i più belli e meno visitati d’Italia, come tiene a precisare in conferenza stampa il Soprintendente al Polo Museale di Napoli e Reggia di Caserta, Fabrizio Vona.

Raffaello – Madonna del Divino Amore - veduta della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2015 - photo Andrea Guermani

Raffaello – Madonna del Divino Amore – veduta della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2015 – photo Andrea Guermani

LA SOLUZIONE DEL GIALLO
Una riflettografia, pochi anni fa, scopre che in realtà il disegno preparatorio è stato eseguito da Raffaello direttamente sulla tavola e poi da lui coperto con la pittura a olio. Grazie alla tecnologia si svela così un mondo sommerso, altrimenti irraggiungibile, ricco di meraviglie.
Un video documentario, realizzato per la mostra, permette di sovrapporre il disegno e il dipinto, mostrando differenze e ripensamenti, anche significativi.
Se si volesse trarre una “morale” da questa mostra, si può dire che essa esprime il senso di una lotta sommessa e imperiosa tra il tempo e l’uomo, tra i secoli che destinano all’oblio qualsiasi “monumento” e il tentativo nostro, sempre rinnovato, di creare o di conservare una “traccia” che resti. In questa lotta, Raffaello ha vinto, grazie all’alleanza (chissà per quanto tempo ancora possibile) stretta con lui dagli studiosi e dai restauratori del Museo di Capodimonte, guidati da Angela Cerasuolo, Marina Santucci e Patrizia Piscitello.
Di questa lotta, la mostra affronta gli aspetti tecnici, che saranno divulgati nelle visite guidate organizzate dalla Pinacoteca Agnelli presieduta da Ginevra Elkann, la quale rinnova con questa mostra il legame tradizionale avviato da Giovanni Agnelli con il museo partenopeo.

Nicola Davide Angerame

Torino // fino al 28 giugno 2015
Raffaello – Madonna del Divino Amore
Catalogo Corraini
PINACOTECA AGNELLI
Via Nizza 230/103
011 0062713
[email protected]
www.pinacoteca-agnelli.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/41477/raffaello-sanzio-madonna-del-divino-amore/

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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