Niente da nascondere. Riapre la Galleria Comunale di Monfalcone

GCAC–Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone – fino al 3 maggio 2015. Una riflessione sull’oggi, la società, l’ossessione per la privacy e le possibili risposte. In una mostra che segna la ripresa delle attività dell’istituzione friulana.

Riapre la Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Monfalcone, e lo fa con un progetto tutto italiano che fa ben sperare per il suo futuro. La mostra – a cura di Martina Cavallarin e Stefano Monti – nasconde dietro il titolo una selezione di artisti dai curricola più che consolidati (Francesco Jodice, Masbedo, Alterazioni Video, Maria Elisabetta Novello, Antonio Riello, Giuseppe Stampone) e alcuni che si stanno prepotentemente prendendo la scena (Ryts Monet, Michele Spanghero, Elisa Giardina Papa, Marco Mendeni, Lorenzo Comisso e Marotta&Russo) creando un coerente percorso su un tema di stretta attualità. “Nessun posto per nascondersi”, perché le tecnologie e i loro abusi ci hanno denudato, ma anche perché lo svelamento e la consapevolezza stanno avendo il sopravvento. L’ossessione per la privacy negata e l’individuazione di fughe in mondi possibili.
Un allestimento che dialoga con lo spazio della Galleria e con la città, come il sottomarino che si perde e riappare “nel posto sbagliato” di Antonio Riello, Mi sono perso, passo e chiudo, realizzata ad hoc per l’occasione, riconducendo i suoi sogni di bimbo con la passione per i sottomarini all’attività della Fincantieri, che certamente è parte integrante e costitutiva dell’identità di Monfalcone.
Il cancello di Maria Elisabetta Novello, Privata proprietà, intanto taglia il corridoio con questo lavoro site specific invitandoci a passare, ma tenendoci lontano. Chiedendosi cosa fosse la vita privata nella società dello spettacolo, Debord finiva per rispondersi che era la vita privata della vita, e sembra essere un’utile suggestione per continuare verso la raccolta di video “nascosti” per le scarse visualizzazioni dalla democratica Rete di Elisa Giardina Papa, che prepara un comodo spaccato di realtà virtuale in cui alcuni adolescenti chiedono alla Rete cosa fare per avere il suo apprezzamento: Need ideas!?!PLZ!!.
Lorenzo Comisso fa girare intorno alla sua strada a doppi sensi realizzata in loco, Among or Between, che sbatte sugli scarti tra dimensioni di Marco Mendeni, coerentemente impegnato nella sua indagine tra reale e virtuale. In questa serie di lastre di cemento, legno e gesso – qui in mostra sono esposti i primi sei lavori – ha realizzato con una tecnica laser dei ritratti di avatar dell’ultimo videogioco on line, Arma2 – DayZ, in cui il gioco concede un’unica chance, come nella vita vera.

0M/no place to hide - veduta della mostra presso GCAC–Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone 2015

0M/no place to hide – veduta della mostra presso GCAC–Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone 2015

Marotta&Russo con la loro classica compostezza e pulizia frantumano la loro identità nel riflesso dello spettatore che si affaccia ad Ampersand Attitude – No Place To Hide, estendendo la “&” che li contraddistingue e protegge a chiunque passi di là. Una buona dose di ironia si trova Dancing with Satoshi di Alterazioni video, un’incredibile caccia lisergica all’inventore del bit-coin, tra il documentario e la grafica Anni Novanta, che i tre avrebbero compiuto a Puerto Rico per ottenere informazioni vitali per il futuro dell’economia mondiale.
Struggente, straziante, impeccabile 2:59 dei Masbedo, che cancellano fisicamente e drammaticamente la traccia dal vinile di Imagine (la cui durata ha dato il titolo all’opera), icona ormai pop, aggredita da un bisturi glaciale come i colori sullo schermo che si satura di un bianco abbacinante come il gracchiare che ammutolisce il messaggio di Pace per eccellenza.
Le Capri. The Diefenbach Chronicles di Francesco Jodice guardano alle cancellature di Isgrò e omaggiano il pittore neoromantico Karl Wilhem Diefenbach, ma stendendo un nero funereo sulle pagine, nascondendo il senso il messaggio pacifista e riformista del pittore, mentre le fotografie gli gridano i paesaggi incontaminati con cui l’artista si dichiara testimone del mutamento in corso oggi. I suoni registrati in un altrove sconosciuto da Michele Spanghero in Vol. salgono sul candido Stage, realizzato in collaborazione con Michele Tajariol in base alla planimetria di questa sala affacciata sulla strada, riducendone lo spazio e immettendo lo spettatore all’intero dell’installazione. La ricerca sulle caratteristiche architettoniche è accompagnata da due foto della serie Exhibition Rooms, produzione meno nota di questo artista, e perfetta attestazione di una presenza che più si afferma e più diventa sfuggente.

Francesco Jodice, Capri. The Diefenbach Chronicles, #010, #011, #012, 2013 - courtesy Galleria Michela Rizzo, Venezia

Francesco Jodice, Capri. The Diefenbach Chronicles, #010, #011, #012, 2013 – courtesy Galleria Michela Rizzo, Venezia

In fieri P&W di Giuseppe Stampone, che provocatoriamente converte in bandiera ogni premio Nobel per la Pace, dal 1901 al 2013, insinuando il dubbio, esponendo la contraddizione di una composizione di nazioni premiate con un’onorificenza che il loro noto impegno bellico ha dimostrato di non meritare. Infine, Ryts Monet che chiude la mostra con due nuovi lavori perfettamente complementari: lo scarto linguistico dell’installazione luminosa 20 years ago è un dispositivo temporale che si unisce alla serie di foto in progress The Hidden Side of Moon sul mondo nascosto dei luna park, in cui l’artista immortale il retro delle strutture portanti delle giostre, il mondo precluso al pubblico di un microcosmo di divertimento a pagamento.
Ma quello che si vede in 0M/no place to hide non è soltanto una serie di opere che funzionano, in sé e tra loro, è soprattutto un nuovo corso nella produzione artistica, che fa pensare che questa classe di artisti voglia emanciparsi dall’etichetta New Media – spesso un recinto autoimposto per addestrarsi all’uso degli strumenti – in favore di una più matura elaborazione di forme e senso. Voci di corridoio parlano anche di ultra-senso, ma ci siamo appena liberati di un’etichetta e non saremo certo noi a istituirne un’altra. Altre voci di corridoio dicono invece che 0M potrebbe stare per progetto #0 a Monfalcone, a cui seguirà un 1L, magari al di là del vicino confine, e questo ce lo auguriamo davvero.

Marianita Santarossa

Monfalcone // fino al 3 maggio 2015
0M/no place to hide
a cura di Martina Cavallarin e Stefano Monti
GCAC
Piazza Cavour 44
0481 494360
[email protected]
www.comune.monfalcone.go.it/galleria

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/43385/0m-no-place-to-hide/

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