Tutto sul cibo. Food al MuCEM di Marsiglia

MuCEM, Marsiglia – fino al 23 febbraio 2015. Una mostra sul tema del nutrimento e del cibo. Trentasette artisti selezionati da Adelina von Fürstenberg ricompongono un progetto itinerante. Le gestualità legate a produrre, mangiare e consumare sono il tema di performance, installazioni e rivisitazioni.

Il Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia (MuCEM), progettato da Rudy Ricciotti sul lungomare vicino a Fort St. Jean, una fortezza del XVII secolo, costituisce il progetto principale nel panorama dell’attuale rinascimento architettonico e culturale della città, la seconda di Francia per numero di abitanti. Attorno al museo, un velo in cemento decorato come un pizzo apre l’edificio alla luce naturale e al panorama circostante, permettendo all’atmosfera marina di pervadere completamente il suo interno e creando intricati giochi di luci e ombre.
Il MuCEM è organizzato su tre livelli, con una serie di sale espositive, un auditorium e una libreria. Al secondo piano, per ben 850 metri quadrati, si estende la terza tappa di Food. Produire, manger, consommer, mostra itinerante curata da Adelina von Fürstenberg e coprodotta da Musée Ariana, di Ginevra (dicembre 2012 – marzo 2013), nonché dal SESC Pinheiros, di São Paulo (febbraio-maggio 2014).
A partire da questa estate, Marsiglia è stata invasa dallo still da video di Marina Abramovic, estratto da The Onion (1995), presagio grafico e iconografico del percorso, che porta nel fotogramma il segno della propria presenza in città. Il 29 ottobre, giorno d’inaugurazione, grazie alla luce naturale che filtra dall’esterno con naturalezza, tra ministri del governo francese e commissari, la mostra si presenta vivida.

Food in mostra al MuCEM di Marsiglia

Food in mostra al MuCEM di Marsiglia

Nella prima sala, dedicata alla terza veste allestitiva della mostra, il visitatore è accompagnato, circondato dagli scaffali interattivi di Supermercado (2014) di Eduardo Srur; è attratto dall’opera in sospensione Entre Manger et Penser (1990) di Chen Zhen; e, in ultimo, è sospinto sugli orli della copertura cupa per i semi di girasole, della trama oscura appartenente al Senza titolo (1968) di Jannis Kounellis.
Lo spazio d’ingresso, tra pareti di vetro e murature di intonaco bianche, oltre a un breve saggio di sospensione di Ernesto Neto (Variation on color seed space, time love, 2009) ospita anche un’installazione e un intervento (disposto in teca). Lavori che maggiormente incorporano lo spirito migratore e di integrazione dell’intera collettiva. Si tratta del diorama intricato di Barthélémy Toguo, concepito con strumenti agricoli appartenenti alla collezione del MuCEM e, poco distanti delle Marques à pain de-semantizzate di Stefano Boccalini.
Prima di poter entrare nel vivo del percorso, tra lavori di Broodthaers, Shimabuku, Oppennheim, Gupta e persino di Claire Fontaine, i cubi bianchi di Mircea Cantor pervadono l’aria con un intenso profumo d’aglio con Underestimated Consequences, 2011. A riprova del fatto di quanto il nutrimento rappresenti oggi uno scambio tra la messa in scena del mondo che ci circonda e la norma attraverso il quale lo assumiamo.

Ginevra Bria

Marsiglia // fino al 23 febbraio 2015
Food. Produire, manger, consommer
a cura di Adelina von Fürstenberg
MUCEM
7 Promenade Robert Laffont
www.mucem.org

 

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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