A Modena. Quando l’Informale è di carta

Galleria Civica, Modena - fino al 25 maggio 2014. Un centinaio di fogli per raccontare le “apocalissi” di Accardi, Burri, Fontana, Scanavino... Dall’errare incandescente della materia alla leggerezza del segno, del gesto, dell’articolazione spaziale. Senza mai perdere nulla in intensità e potenzialità espressiva.

In una pagina del suo Piccolo Diario, Leoncillo scriveva: “Sempre mi urge questa necessità di fare, di fare, di fare…”. È un’insistenza verbale che va al di là del semplice suono, per indicare un comportamento: e cioè il caparbio permanere del gesto nella materia, fino a far vibrare le corde di un’interiorità, surreale e straziata. È un transfert senza possibilità di ritorno: è l’artista che imprime la sua traccia vivente nella cosa, diventando cosa egli stesso.
Sono gli anni del secondo dopoguerra, durante i quali gli artisti intendono ripartire dalla fonte del sé, biologico e materiale. Rimettono tutto in causa e, nell’intento di far cambiare vita all’arte, bruciano le forme per riguadagnarle, alchemicamente, a nuova esistenza. Sono invariabilmente trascinati da un’energia non placata, che li divora e che li porta a sperimentare le più disparate materie, tecniche e modalità espressive.
Così, anche le opere su carta (qui esposte) che provengono dalla raccolta stessa della Galleria Civica e dalla collezione di Don Casimiro Bettelli, non sono da ritenersi opere marginali, né tantomeno studi preparatori. Sono inchiostri, pastelli, tempere in cui il segno sfugge a ogni idea di progettazione per un’opera a venire. Hanno una fragilità e un’intimità che rimandano direttamente al precipitare dell’io nella dissoluzione delle immagini (tipica dell’Informale).

Piero Dorazio, Senza titolo, 1964

Piero Dorazio, Senza titolo, 1964

Spesso sono “Senza titolo”, per una precisa volontà di non portare tutto a termine e accedere invece alla suggestione del “non finito” e della macchia. C’è un’opera di Afro (Senza titolo del ‘58) in cui la superficie sembra sospesa in una sorta di liquida atmosfericità appena mossa da un tratto largo ed eccitato di china. C’è un cartoncino di Novelli (Senza titolo, del ‘63) su cui l’artista romano traccia segni elementari e graffisce iscrizioni come su un muro appena intonacato. C’è una carta di Fontana (del ‘49) che pare annunciare le future Nature, senza però il peso della terra, ma solo il gioco di segni sospesi e indaganti.
Sono più di cento le opere in mostra: di nomi noti, come Accardi, Burri, Capogrossi, Tancredi, Vedova ecc., e di nomi che nella temperie dell’Informale hanno fatto il loro esordio, come Bendini, Pozzati, Verna. È la rilettura di un tempo e di una storia, che è anche la storia della galleria stessa (che ha dedicato personali a molti di questi artisti). Ma soprattutto è la riconsiderazione tutta “in levare” di un linguaggio conosciuto invece per il suo immergersi negli inferi materici. Un respiro, un volo, una pausa. Il foglio stesso che è già materia.

Luigi Meneghelli

Modena // fino al 25 maggio 2014
L’Informale in Italia
a cura di Marco Pierini
GALLERIA CIVICA
Corso Canalgrande 103
059 2032911 / 059 2032940
[email protected]
www.galleriacivicadimodena.it

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Luigi Meneghelli

Luigi Meneghelli

Laureato in lettere contemporanee, come critico d'arte ha collaborato e/o collabora a quotidiani (Paese Sera, L'Arena, L'Alto Adige, ecc.) e a riviste di settore (Flash Art, Le Arti News, Work Art in progress, Exibart, ecc.). Ha diretto e/o dirige testate…

Scopri di più