Seb Patane. Corsi e ricorsi artistici

La Fondazione Giuliani ospita la prima personale italiana di Seb Patane. Tra opere site specific e altre della produzione passata, lo spazio espositivo romano offre al visitatore la possibilità di conoscere le opere di un artista non facilmente decifrabile, che lavora per immagini suggerite, allusive, lontane dalla volontà di una rappresentazione ferrea. Fino al 19 luglio.

Seb Patane (Catania, 1970; vive a Londra) sposta il piano di lettura delle sue opere dalla descrizione alla percezione. Le fotografie non congelano più oggettivamente un determinato istante, bensì, guardate a distanza di anni in un percorso che tocca culture, tradizioni popolari e momenti storico-politici distanti tra loro, attraverso la personale emotività dell’artista, si trasformano in suggestioni.
Ciò deriva dal considerare l’immagine non come un momento isolato, ma come l’anello di una catena che collega storie, epoche e luoghi lontani, in un modo che non è sempre lineare, ma che spesso attinge al subconscio e a volte si scopre solo casualmente collegata a un’altra.
In Last Dance of The Nodding Falk l’immagine che ricorre è quella di due uomini che si baciano. Questa appare sulla copertina (esposta) di un album degli Anni Ottanta dei Death in June, il cui originale è una foto del dopoguerra, che viene accostata alla foto di un articolo riguardante uno dei primi matrimoni gay. L’articolo è datato 2013, mentre l’opera originaria risale al 2007, a testimoniare il progress che questo tipo di indagine genera.

Seb Patane, Live in Pankow III, 2013 - photo Giorgio Benni

Seb Patane, Live in Pankow III, 2013 – photo Giorgio Benni

Le immagini di A series of Graceful Juggling Tricks (tratte da una rivista vittoriana, ritraggono un gruppo di uomini in procinto di esibirsi in un rito germanico) riguardano sempre scene di manifestazioni collettive con le quali l’artista interagisce con scarabocchi a penna biro o  vernici o pezzi di carta colorata. Questi sono gli elementi che collegano le due fotografie poste una sopra l’altra: il segno colorato parte dalla mano di uno dei protagonisti della foto in basso per giungere alla mano di un suo compagno della foto in alto, trasformando così una semplice striscia di colore in una bandiera e la foto non più nel soggetto del quadro, ma nella quinta scenica di una rappresentazione teatrale da cui emergono gli attori stessi.
Presenti lavori che trattano il tema, ricorrente nella produzione dell’artista, dell’“anti-portrait”, che consiste nella cancellazione del volto di una persona raffigurata, come accade nei lavori Bartolotto e Bring Me the Head of the Preacher Man: anche in questo caso la rappresentazione esce dal piano bidimensionale del foglio: il bastone che l’uomo, in abiti vittoriani, tiene in mano verticalmente, diventa un profilato di legno posto orizzontalmente alla base, a  coprire gli occhi dell’uomo stesso.
La presenza della musica, poi, è l’elemento fluido che, contrapposto alla rigidezza di certe installazioni, unisce un’opera all’altra.

Valentina Nunnari

Roma // fino al 19 luglio 2013
Seb Patane – The Foreigners Stand Still
FONDAZIONE GIULIANI
Via Gustavo Bianchi 1

06 57301091
[email protected]
www.fondazionegiuliani.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valentina Nunnari

Valentina Nunnari

Valentina Nunnari (Roma, 1987) ha studiato Architettura all’Università la Sapienza di Roma, dove si è laureata con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea. Attualmente è iscritta al dottorato di ricerca in “Architettura. Teorie e progetto” presso il Dipartimento di Architettura…

Scopri di più