Maurizio Cattelan: back in Varsavia

Dopo l’indigestione del Guggenheim, Maurizio Cattelan torna con una mostra di ridotte dimensioni. Solo sette opere, ma la ghost track è davvero esplosiva. Siamo andati a vederla a Varsavia, dove è allestita al Castello Ujazdowski – diretto da Fabio Cavallucci – fino al 23 febbraio.

Maurizio Cattelan, Untitled, 2004 - veduta dell’installazione presso il CCA Ujazdowski Castle, Varsavia 2012 - Photo: Zeno Zotti - Courtesy of Maurizio Cattelan’s Archive

Dicembre 2000: a Varsavia viene esposta La nona ora, in una mostra a cura di Harald Szeemann. Il parlamentare europeo Witold Tomczak si scaglia fisicamente contro l’opera durante l’inaugurazione, determinando la fine dell’esposizione. Seguono le dimissioni della direttrice di Zacheta e un aspro dibattito su censura e libertà d’espressione. A distanza di dodici anni, Maurizio Cattelan torna sul luogo del delitto, ma in una Polonia molto diversa. La sua mostra è stata a lungo attesa e invocata dal pubblico, anche se un’eco dell’accaduto si legge tra le righe di avvertenza, affisse a cinquecento metri dall’ingresso: “Exhibition contains works that may cause strong emotions“.
L’inizio non è in sordina: Untitled (2007), la figura di ragazzino impiccato a un pennone, accoglierà per tre mesi visitatori del Castello Ujazdowski e passanti, con un’illuminazione notturna in grado di rafforzarne la drammaticità. All’interno, un numero ristretto di opere in dialogo tra loro. L’overture con labrador e pulcino accenna alla crocifissione femminile, tema che ritorna a pochi metri nella figura di un cavallo abbattuto con l’insegna “INRI” conficcata nel costato, mentre il duplice e straniante autoritratto su letto di morte non fa che rendere ancora più esplicita l’atmosfera crepuscolare degli ultimi anni. Temi come morte, sofferenza, colpa e solitudine riecheggiano in modo definitivo nel titolo Amen, mentre sul catalogo trovano fondamento in un’antologia di frammenti che va da Leibniz a Baudrillard, passando per Gombrowicz e Szymborska.

Maurizio Cattelan, We, 2010 / Untitled, 2009 – veduta dell’installazione presso il CCA Ujazdowski Castle, Varsavia 2012 – Photo: Zeno Zotti – Courtesy of Maurizio Cattelan’s Archive

La mostra è efficace, in grado di mantenere alta la tensione in uno spazio limitato. Eppure a un anno dalla grandiosa retrospettiva del Guggenheim, resta una domanda: a cosa serve organizzare una personale di Cattelan dopo aver visto già “tutto”? La risposta si trova fuori dalle mura dell’Ujazdowski, in Ulica Prózna. Sui suoi due lati si sfidano i colori squillanti di facciate da poco restaurate di rimpetto a quelli dimessi di edifici in mattoni rossi sbeccati e pericolanti. All’interno di questi ultimi, dietro un vecchio e pesante portone di legno, si può scorgere una figura inginocchiata in controluce di fronte a cancello chiuso. Ai passanti che si domandano chi sia, risponde un guardiano: “To Hitler!”. Ogni dettaglio, unito alla consapevolezza di essere nel cuore del ghetto di Varsavia, contribuisce a scatenare una micidiale cassa di risonanza, rendendo improvvisamente concreta l’avvertenza iniziale.

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Maurizio Cattelan, Untitled, 2007 / Untitled, 2007 – veduta dell’installazione presso il CCA Ujazdowski Castle, Varsavia 2012 – Photo: Zeno Zotti – Courtesy of Maurizio Cattelan’s Archive

Diventa chiaro quanto Cattelan non stia bluffando, quanto tutto sia terribilmente serio. Uno dei suoi lavori più noti e celebrati, già esposto in molteplici sedi, acquista qui un senso più profondamente tragico. Scava un vuoto nello spettore e impone silenzio. L’Hitler messo in castigo in tanti angoli di galleria si scopre simbolo tremendo di un’espiazione impossibile. E non sembra più blasfemo scomodare la paura e la compassione aristoteliche o le vertigini teologiche di Dostoevskij per descrivere ciò che l’opera e il suo contesto sono in grado di suscitare.

Stefano Mazzoni

Varsavia // fino al 23 febbraio 2013
Maurizio Cattelan – Amen
a cura di Justyna Wesołowska
CSW UJAZDOWSKI
ul. Jazdów 2
+48 (0)22 628 76 83
[email protected]
www.csw.art.pl
 

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Stefano Mazzoni
Stefano Mazzoni (Padova, 1979), critico e curatore, si interessa di estetica e di critica e storia dell’arte e del design. Tra le sue mostre: Giovanni Sacchi & Italian Industrial Design [Re-Edition] (Sesto San Giovanni, 2010), Reflux di Alex Bellan (Padova, 2011 con Stefania Schiavon), Utopia corporis. Corporeità incarnate (Milano, 2011 con Emanuele Beluffi) e Disegnare una forma che pensa, Il cinema italiano nel manifesto polacco (Cracovia, 2011). Dal 2006 al 2010 ha curato ordinamento e inventariazione dell'Archivio Giovanni Sacchi, collaborando all'allestimento dello spazio museale; nello stesso periodo ha partecipato all'avventura editoriale di Vibrisselibri. Suoi articoli sono stati pubblicati dalle riviste Exibart, Mousse, Teknemedia. Ha fatto parte della giuria che ha attribuito il premio della critica a WRO 2011, la biennale di media art di Breslavia. Dal 2009, cura con Emanuele Beluffi il sito Kritika. Collabora con l'Istituto Italiano di Cultura di Cracovia.