Jim Shaw: retrospettiva con presidenziali

Un artista onnivoro e straordinariamente prolifico; un’America da amare e stigmatizzare. Per la prima volta in un museo europeo tutti i cicli dell’autore riuniti insieme, in una mostra che stupisce al colpo d’occhio e si rivela nei dettagli. Al Baltic di Gateshead fino al 17 febbraio.

La cultura popolare è stata – e continua a essere – fonte di ispirazione e miniera di materiali per un esercito di artisti. Per Jim Shaw (Midland, 1952) è qualcosa di più: il prisma attraverso cui comporre il grande romanzo (auto) biografico di una gioventù americana esplorata in tutte le sue perversioni. Nella sua produzione enciclopedica, caotica e schizoide, ispirata al cut-up burroughsiano, l’artista non fa distinzione tra mainstream e underground, mescolando tv, fumetti, la Bibbia, personaggi politici, celebrities, film horror, heavy metal, gore, punk e psichedelìa. Un panorama ipertrofico di temi restituito attraverso un’altrettanto eterogenea mescolanza di stili e linguaggi visivi, riproducendo con manierismo distorto lo stile di Hieronymous Bosch o Ed Ruscha, de Chirico o John Baldessarri, l’Espressionismo Astratto e l’Iperrealismo, e cercando, quando possibile, una corrispondenza ragionata tra tecnica e contenuto narrativo (raccontando per esempio di un annegamento in piscina con un acquarello).
Appartenente a quel gruppo di artisti usciti da CalArts sul finire degli Anni Settanta (insieme a Mike Kelley, John Miller e Tony Ousler), Shaw lavora per cicli, sviluppando ogni progetto per diversi anni e creando un corpus di disegni, dipinti, sculture, video o installazioni per ciascuno di essi. E questa retrospettiva, che abbraccia circa venticinque anni di attività con oltre un centinaio di opere, ospita una fetta sostanziosa delle serie più significative, fino ai dipinti monumentali della più recente Left Behind, generati dall’interesse sofferto e ossessivo di Shaw per la condizione americana durante la campagna di G.W.Bush per le presidenziali del 2004.

Jim Baltic Portrait Crop 1 Jim Shaw: retrospettiva con presidenziali

LeeAnn Nickel, ritratto di Jim Shaw, Los Angeles

Si comincia con My Mirage (1986-91), che segue l’alter ego dell’artista, Billy, dall’adolescenza repressa e costellata di supereroi della Marvel, alla scoperta del sesso e delle droghe durante la fase hippie, fino alla “redenzione” tra le braccia del fondamentalismo religioso. Billy funziona come un camaleonte rispetto all’evoluzione della cultura visiva: una storia personale all’insegna del potere dei media, sviluppata secondo il fil rouge di come i fenomeni culturali siano in grado di agire sulla psiche sociale e trasformare l’individuo.
Dal 1991 l’atmosfera si fa ancora più psicotica con i Dream Drawings e i conseguenti Dream Objects, tra parodia del Surrealismo e auto-terapia. Un diario dell’incoscio portato avanti quotidianamente nella forma di un affollatissimo storyboard, che documenta sogni erotici o animati da personaggi dei fumetti, del mondo dell’arte o dello spettacolo.
Il progetto più ambizioso è Oism, una religione fittizia vagamente New Age corredata di una sua mitologia, dogmi e rituali, e un pantheon al cui vertice starebbe una divinità femminile (così come una donna, Annie O’Wooten, sarebbe la fondatrice del movimento nell’America del XIX Secolo). Con una dottrina d’invenzione, ma perfettamente funzionante, Shaw mette in questione i nostri sistemi di fede, che si tratti del culto della personalità o dei pregiudizi che accompagnano ogni presunta condizione di illuminazione spirituale.

Gabriella Arrigoni

Gateshead // fino al 17 febbraio  2013
Jim Shaw – The Rinse Cycle
BALTIC CENTRE FOR CONTEMPORARY ART
Gateshead Quays South Shore Road
+44 (0)191 478 1810
www.balticmill.com

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Gabriella Arrigoni

Gabriella Arrigoni

Gabriella Arrigoni (Genova, 1980) è giornalista d’arte, curatrice e traduttrice. E’ stata capo-redattore di UnDo.net dal 2006 al 2009, prima di trasferirsi a Newcastle upon Tyne dove vive e lavora. Ha curato mostre collettive in diversi spazi no profit ed…

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