Soffia il vento di Documenta

Lieve, lievissima dOCUMENTA (13)! Evocativa come sempre, comincia con un’opera impalpabile e invisibile. Eppure è (forse) l’installazione più grande di tutta questa mostra di Kassel.

Gli antichi greci lo chiamavano pneuma, che sarebbe il soffio vitale, ovvero l’anima, lieve come il respiro, che ci fa esistere, percepire il mondo con i sensi, provare sentimenti, creare cose e pensieri. È un leggero soffio di vento ad accogliere ogni visitatore della dOCUMENTA (13), appena si entra nel Museum Fridericianum, luogo canonico e solitamente iniziale di un percorso lunghissimo, intenso sotto tutti i punti di vista.

I Need Some Meaning I Can Memorize (The Invisible Pull) è solo un alito di vento, un tocco leggero e vitale, invisibile, che attraversa e anima le grandi bianchissime sale del pianterreno, prive di oggetti. L’installazione è dell’artista inglese Ryan Gander, potente per la sua capacità di sfiorare tutti i visitatori, di essere imparziale, anche nei confronti di chi è disorientato dal bagliore vuoto delle sale e non percepisce, non subito almeno, quell’alito di vento. Che però c’è, e non è uniforme, dato che la corrente d’aria, nell’attraversare gli spazi, subisce imprevedibili cambiamenti, indice di rilievo di uno scorrere temporale, di un divenire difforme e differenziato…

Franco Veremondi

www.documenta.de

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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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