Riappropriazioni debite

Ancora Intesa Sanpaolo, ancora “Restituzioni”, questa volta alla 15esima edizione. Un progetto di lunga durata che coinvolge opere bisognose di manutenzione e cura. E che si inserisce con forza in una politica di attenzione “illuminata” per il patrimonio storico-artistico nazionale.

Seconda tappa, che segna un ritorno al luogo delle origini, per la mostra Restituzioni, dopo l’ospitalità fiorentina a Palazzo Pitti. È infatti a Vicenza che, dal 1989, si svolge un progetto di grande lungimiranza, che spende energie nella creazione di simbiosi importanti: da un lato tra la salvaguardia del patrimonio artistico italiano e la sua valorizzazione e fruizione; dall’altro tra un ente privato attivissimo in ambito culturale, Intesa Sanpaolo, e le espressioni locali del Mibac, le Soprintendenze.
Una collaborazione che, a cadenza biennale, porta all’allestimento di una mostra, anzi all’esposizione dei risultati finali di accorte campagne di restauro finanziate da Intesa di opere scelte proprio avvalendosi della competenza dei funzionari ministeriali. A oggi sono 600 gli oggetti riportati al loro splendore grazie a Restituzioni, spesso con il tramite del maggiore istituto italiano per il restauro, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Ecco allora che nelle sale sontuose di Palazzo Leoni Montanari si viene accolti da un monumentale San Michele Arcangelo in argento di fine Seicento che fronteggia il San Sebastiano di Dosso Dossi conservato a Brera, mentre nella sala successiva il lungo fregio in terracotta invetriata di Bertoldo di Giovanni accompagna, assieme al Busto di Atena (II secolo), verso una sequenza di bozzetti in terracotta, oggetti liturgici medievali, sculture, dipinti dei quali si possono studiare sia lo stato successivo al restauro sia le operazioni di manutenzione documentate nei tanti video.

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Manifattura di Bruxelles - Il traviamento del figliol prodigo (dopo il restauro) - 1515/1520 ca. - Vigevano, Museo del Tesoro del Duomo - photo Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, Firenze

Opere di pregio, e non mancano i veri capolavori della storia dell’arte di tutti i tempi: la Situla di Gotofredo (Milano, Tesoro del Duomo, X secolo), il Cratere apulo a figure rosse di Ruvo di Puglia con il mito di Niobe (Museo Nazionale Jatta, 330-310 a.C.), alcune terrecotte di Gian Lorenzo Bernini, fino all’arazzo con Lapidazione di santo Stefano su disegno di Raffaello.
Intermedio tra il restauro e l’esposizione, ma non secondario, è lo studio delle opere, che ha coinvolto storici dell’arte e tecnici di rilievo nazionale e che, proprio grazie ai dati emersi dalle analisi scientifiche, hanno potuto formulare nuove attribuzioni e approfondire ogni dettaglio degli oggetti. Il tutto messo a disposizione del pubblico e degli studiosi in un poderoso catalogo.
Un percorso trasversale nel tempo e nello spazio, quindi, impossibile da rendere in sequenza cronologica o tematica, ma da gustare opera dopo opera. Il filo d’Arianna però c’è, ed è il titolo della mostra: non solo oggetti preziosi riportati a uno stato di conservazione ottimale, ma un principio universale, quello della “restituzione”, come lo intendono Giorgio Bonsanti e Carlo Bertelli: “Restituire comporta un senso di appartenenza recuperata, di riappropriazione di qualcosa che era nostro e che avevamo perduto. Nel particolarissimo contesto italiano, ogni recupero è un pezzo d’identità sfilacciata che si ricostruisce”.

Marta Santacatterina

Vicenza // fino all’11 settembre 2011
Restituzioni 2011. Tesori d’arte restaurati
a cura di Carlo Bertelli

www.palazzomontanari.it


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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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