L’artista digitale Skygolpe invade Milano con un progetto tra filosofia e arte digitale

L’installazione pubblica trasforma il tessuto urbano milanese in un cortocircuito visivo e filosofico, attraverso i canali dell’advertising urbano. Con riferimenti alla filosofia classica e all'arte del Novecento

Arte pubblica per un tempo incerto”: così l’artista digitale Skygolpe, al secolo Mattia Sommovigo, presenta il progetto Blackout, che punta a mettere in discussione il rapporto tra tecnologia, identità e immaginario collettivo, restituendo una riflessione critica sull’ambivalenza del progresso. La prima tappa di BLACKOUT ha invaso Milano con sei maxi billboard dislocati in punti strategici della città, con altrettante visioni generate da intelligenze artificiali e slogan enigmatici come “INGOIA IL PROGRESSO”, “LE MACCHINE SONO FEDELI”, “IL FUTURO È GENERATO”. E Milano, capitale della comunicazione visiva italiana, non è che la prima tappa di un intervento destinato a espandersi in altri centri urbani in Italia e all’estero.

Skygolpe a Milano con BLACKOUT

Per 14 giorni, e fino al 1 giugno, l’installazione pubblica di Skygolpe ha tracciato un itinerario che collega Via G. B. Grassi, Piazzale Istria 2, Via Rogoredo, Viale Sarca (fronte C.C. Sarca), Via Bodio, Via Canonica, trasformando il tessuto urbano milanese in un cortocircuito visivo e filosofico. Al centro del progetto c’è la co-creazione tra artista e intelligenza artificiale autonoma. Frasi brevi, provocatorie e affermative agiscono come detonatori silenziosi”, spiega l’artista, che ha concepito queste dichiarazioniper insinuare dubbio e stimolare pensiero, seguendo una logica maieutica che rovescia l’interrogazione socratica: non è più la domanda ma l’affermazione a generare il dubbio. “BLACKOUT è un cortocircuito indotto, una parentesi percettiva aperta nel cuore dello spazio pubblico. Ogni frase è un detonatore silenzioso, rivolto alla riflessione sul rapporto paradossale che regola la convivenza tra uomo e tecnologia”, racconta Skygolpe.

SKYGOLPE BLACKOUT Milano
SKYGOLPE BLACKOUT Milano

La tecnologia in BLACKOUT tra filosofia e arte pubblica

BLACKOUT interroga la natura dell’autorialità e della creatività nell’era dell’automazione, dove il confine tra produzione umana e artificiale si fa molto sottile (emblematica la frase “ARTE SENZA ARTISTI”). E per farlo utilizza i riferimenti filosofici classici, a partire dall’adesione al pensiero di Martin Heidegger che, ne La questione della tecnica (1954), definisce la tecnologia capace di rivelare e al tempo stesso nascondere il reale: Sommovigo riprende questa intuizione, suggerendo che ciò che la tecnologia produce non è mai del tutto neutra né completamente trasparente. Blackout si confronta anche con il pensiero di Emanuele Severino che in Tecnica e destino (1998) individua nella supremazia tecnologica un carattere contraddittorio, tra promessa di salvezza e minaccia di smarrimento.

Sul piano artistico, invece, l’intervento si collega alle più radicali sperimentazioni artistiche del secondo Novecento e a figure come Jenny Holzer, Barbara Kruger e Lawrence Weiner. Come nei loro lavori, il linguaggio è nel progetto di Skygolpe un elemento visivo e critico, privo di un significato univoco.

SKYGOLPE BLACKOUT Milano
SKYGOLPE BLACKOUT Milano

Chi è l’artista digitale Skygolpe

Tra i primi pionieri nell’individuare nella tecnologia NFT un nuovo orizzonte per l’arte e il collezionismo, Skygolpe si distingue oggi come uno degli artisti digitali più influenti al mondo, la cui pratica non si esaurisce nell’ambito digitale, ma si estende alla pittura, all’installazione e all’intervento pubblico. La sua presenza si è articolata in numerosi contesti istituzionali e progetti curatoriali internazionali, tra cui Christie’s Hong Kong, Art Dubai, Art Basel Miami, Moco Museum, Fondazione Piero Manzoni, Museo della Permanente, Christie’s New York, W1Curates, NFT.NYC, Foundry Dubai, Palazzo Giustinian. Famoso, tra tutti, è il progetto Paint on Pixel, presentato con successo da Christie’s New York nel 2022, con cui l’artista ha introdotto un modello ibrido che integra opera fisica e certificazione digitale, anticipando nuove modalità di valorizzazione artistica.

Redazione

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