Ecco come funziona l’Intelligenza Artificiale per prepararsi all’esame di Maturità: il video

All’Istituto Giovanni Paolo II di Roma gli studenti si preparano agli esami di maturità dialogando con IA. Come? Un video lo dimostra

Chi insegna deve oggi combattere contro corpi studenteschi armati di intelligenze artificiali generative come ChatGPT e pronti a usarle per riassunti, temi e saggi.

Ma il professor Ottavio Di Paolo, proprietario dell’Istituto Giovanni Paolo II di Roma, ha collaborato con Luigi Pedace, ex studente dell’istituto e fondatore della società Convergent, perché è convinto che l’IA possa avere un ruolo positivo nelle classi.

Così nasce il progetto MaturAI, che propone di usare l’IA per prepararsi agli esami di maturità.

MaturAI: l’app di Intelligenza Artificiale per l’esame di Maturità

L’idea è sfruttare allo scopo un simulatore di colloquio inizialmente pensato da Pedace per il mondo dell’impresa. Un personaggio virtuale simula il comportamento del docente, facendo domande e dando risposte. Si tratta insomma di un “chatbot”, un sistema vocale e visuale automatizzato per la conversazione, che verrà sperimentato in anteprima da chi farà la maturità nel 2024 all’Istituto GIovanni Paolo II con l’idea di diffondere l’IA nelle altre scuole e persino nelle università nel 2025.

Di Paolo parla dell’IA come “chiave per democratizzare l’accesso alla conoscenza, abbattendo le barriere geografiche ed economiche”.

Le lacune dell’Intelligenza Artificiale

Peccato che un’intelligenza artificiale generativa è un sistema di riconoscimento e di riproduzione di pattern: non conosce, non capisce e non ragiona. Quello che fa è riprodurre struttura e contenuto dei testi e delle immagini usati per addestrarla, senza alcun interesse per la correttezza storica, scientifica, filologica di ciò che genera.

MaturAI afferma che “grazie all’AI, ogni studente può ricevere un supporto su misura, permettendo a chiunque di prepararsi al meglio, indipendentemente dalle proprie possibilità economiche o dal contesto sociale in cui vivono”. Ma una IA è limitata dai suoi dataset, da quali informazioni sono state usate per addestrarla (il filosofo Francesco D’Isa lo spiega bene nel suo ultimo libro).

Una IA non è universale e infinitamente flessibile: una IA su misura dovrebbe essere realizzata, cioè addestrata, su misura (con costi elevatissimi).

I limiti delle IA applicata alla didattica

Non che gli autori di MaturAI ignorino i limiti della tecnologia. “L’utilizzo improprio di ogni tecnologia può essere nocivo” dice Pedace. “Per questo credo sia fondamentale che il sistema scolastico si adegui ed esponga gli studenti ai nuovi strumenti digitali utili all’apprendimento”.

E qua magari ha un po’ di ragione: se le persone oggi usano in modo tanto massiccio e spensierato sistemi a base di IA nei loro, studi la scuole dovrebbe prepararle all’uso di questa tecnologia. Principalmente, però, dovrebbero spiegare loro quanto serva a poco una IA in un contesto educativo. Il problema non è che oggi le classi si fanno fare i compiti da ChatGPT e quindi non imparano. Questa sarebbe solo una versione aggiornata della vecchia lamentela dei professori di fronte alla calcolatrici che non fanno imparare a calcolare a mente. O della lamentela di Socrate di fronte alla scrittura che non fa imparare a memoria.

Il problema è che ChatGPT non serve a fare i compiti e quindi li riempie di errori. Il problema è che ChatGPT, nonostante ciò che dice una certa imprenditoria senza scrupoli e pronta a cavalcare l’ultima buzzword, non è una calcolatrice, un libro di storia,
o un professore.

Matteo Lupetti

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Matteo Lupetti

Matteo Lupetti

Diplomato in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2010, gestisce il collettivo di fumettisti indipendenti Gravure e scrive di videogiochi per varie testate italiane ed estere. È diplomato in sommelerie all’interno dell’associazione FISAR ed è direttore artistico…

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