Due opere generate dall’intelligenza artificiale entrano in collezione al MoMA 

Cosa succede quando la tanto dibattuta intelligenza artificiale riceve il “sigillo di approvazione” del museo, entrando nelle collezioni permanenti? Ripercorriamo il rapido ma silenzioso processo di istituzionalizzazione della forma d’arte più controversa dell’epoca contemporanea


Mentre è ancora aperto il dibattito sull’originalità e la validità dell’arte generata dall’intelligenza artificiale (e mentre una recente sentenza di un Tribunale di Washington decreta che non sia protetta dai diritti d’autore) il Museum of Modern Art di New York scrive la Storia acquisendo nella sua collezione permanente due opere d’arte realizzate dell’IA.

Refik Anadol nella collezione del MoMA

Protagonisti dell’acquisizione, due lavori firmati rispettivamente da due degli artisti digitali più affermati sul panorama attuale: il turco Refik Anadol (Istanbul, 1985) e l’americano Ian Cheng (Los Angeles, 1984). Il primo è l’autore di Unsupervised — Machine Hallucinations — MoMA, installazione protagonista della mostra andata in scena proprio al MoMA nella primavera di quest’anno (e recentemente estesa fino al 29 ottobre prossimo). Unsupervised – donata al museo dall’imprenditore Ryan Zurrer – consiste in uno schermo 10 per 10 metri che trasmette tre opere digitali, che nascono dall’utilizzo dell’archivio delle opere del museo per produrre, attraverso un modello di machine learning “allenato” da Anadol, una reinterpretazione alternativa degli ultimi 200 anni di espressione artistica raccolta dal museo.

Il MoMA acquisisce “3face” di Ian Cheng 

L’acquisizione del lavoro di Ian Cheng, invece, è resa possibile da Outland Art, piattaforma innovativa dedicata alle tecnologie digitali. L’installazione si intitola 3FACE, e a detta del MoMA è “l’opera sperimentale più ambiziosa fino ad oggi per quanto riguarda l’esplorazione delle tecnologie blockchain e la decentralizzazione dei dati”. L’opera d’arte è, come altre sperimentazioni di Cheng, basata sulla capacità di “adattarsi” dell’intelligenza artificiale. Abilità che l’IA dimostra, in questo caso, analizzando le transazioni associate al portafoglio blockchain del proprietario, per poi generare un ritratto visivo basato su questi dati. Così facendo, lo stesso processo di minting diventa una metafora dello sviluppo di una personalità individuale.

L’istituzionalizzazione dell’arte generata dall’IA

La notizia rappresenta un vero e proprio punto di svolta non solo nell’istituzionalizzazione di questa forma d’arte, ma anche nel rapporto tra uomo e macchina e nell’esperienza artistica, in una conclusiva legittimazione dell’automazione del processo creativo. Si tratta infatti di un “sigillo di approvazione” di un percorso già ampiamente avviato e ormai impossibile da ignorare. Ma quali sono stati i primi passi mossi dall’intelligenza artificiale nelle istituzioni museali? 3FACE, infatti, non è la prima acquisizione da parte del MoMA di un’opera generativa di Ian Cheng: nel 2016, alla celebre collezione d’arte digitale del museo, si era infatti aggiunta nel 2016 la trilogia Emissaries, set generativo di “simulazioni sull’evoluzione cognitiva, passato e futuro, e le condizioni ecologiche che la modellano”. Intanto, questo maggio, il Denver Art Museum ha esposto la prima opera d’arte in assoluto ad essere generata dall’AI: è un video ipnotico di 5 minuti intitolato Us, realizzato dalla poetessa Jennifer Foerster, le cui parole vengono animate da due software – Midjourney and Stable Diffusion – orchestrati dall’artista Steve Yazzie. Impossibile non citare, infine, il caso della Dead End Gallery di Amsterdam, inaugurata a marzo 2023: la prima galleria esclusivamente dedicata all’intelligenza artificiale, che ha diviso l’opinione del mondo dell’arte in due, tra entusiasmi, scetticismi e indignazione. Che si tratti di una vera e propria rivoluzione del processo creativo, o di una “bolla” destinata a scoppiare, quel che è certo è che l’IA si sta gradualmente facendo spazio nel sistema istituzionale, cavalcando quella dicotomia tra fascinazione e inquietudine che da sempre l’accompagna.

Laura Cocciolillo

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Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo (Roma, 1997), consegue la laurea triennale in Studi Storico-Artistici presso la Sapienza di Roma. Si trasferisce poi a Venezia, dove consegue la laurea magistrale in Storia delle Arti, curriculum in Arte Contemporanea. Specializzata in arte e nuove tecnologie…

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