L’Intelligenza artificiale può ridefinire il concetto di creatività artistica?

Partendo dalla riflessione dell’imprenditore Brunello Cucinelli sull’emotività dell’intelligenza artificiale, ne analizziamo l’interazione con la produzione artistica, tra dubbi, spunti e ipotesi sul futuro

Un grande imprenditore e un grande umanista, Brunello Cucinelli (Castel Rigone, 1953), lo scorso agosto, ha scritto e pubblicato una “lettera” sull’interazione fra intelligenza umana e intelligenza artificiale, evidenziando come la seconda si ponga come ulteriore sfida progressiva della tecnica. Cucinelli non si è limitato a indagare i rapporti dell’intelligenza artificiale con la tecnica e la produttività, e uscendo dall’ambito economico si è chiesto se una macchina, per quanto intelligente, sarà mai in grado di emozionarsi. 

Intelligenza artificiale ed etica

L’imprenditore umbro vede l’IA come un “soffio” che può ravvivare il fuoco vitale della mente umana, citando le parole di Dante Alighieri che invitano le future generazioni a seguire i valori umani eterni. E sottolinea l’importanza dell’etica nella progettazione dell’IA, paragonando questo approccio a un “nomos” simile a quello dei Greci antichi, una regola che guida la vita sociale e politica. Questo richiamo all’etica riflette la consapevolezza della necessità di regole e principi per guidare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, e garantire che sia utilizzata per il bene dell’umanità.

Intelligenza Artificiale (Markus Winkler via Unsplash)
Intelligenza Artificiale (Markus Winkler via Unsplash)

Sul rapporto tra arte e intelligenza artificiale

Anche il concetto di “genio autentico” è centrale nella visione di Cucinelli, valore fondante che dovrebbe essere ricercato costantemente da tutti, con una mente aperta. Questo genio autentico, che supera i processi logici della mente e crea invenzioni inaspettate, può trovare nella tecnologia e nell’IA un alleato per tradurre le visioni creative in realtà. L’ipotesi, quella secondo cui la macchina potrebbe provare emozioni e quindi avere un’intelligenza non solo performativa ma anche estetica, introduce però un’altra domanda: una macchina potrebbe mai generare autonomamente, senza l’ausilio umano, un’opera d’arte? In tal caso l’opera d’arte a chi apparterrebbe? Su questa domanda si interrogano filosofi e giuristi.
Negli ultimi anni, gli avanzamenti tecnologici hanno portato alla creazione di algoritmi di generazione artistica che sono in grado di produrre opere d’arte visivamente complesse e suggestive. Ma questi algoritmi possono essere considerati autenticamente “creativi” o sono semplicemente delle macchine capaci di emulare stili artistici esistenti?
Attualmente, gran parte delle opere d’arte generate da algoritmi è il risultato della programmazione umana e dell’addestramento dell’IA su ampi dataset di opere d’arte esistenti. Gli algoritmi analizzano queste opere di riferimento e utilizzano modelli matematici per generare nuove opere che imitano lo stile, la composizione e il contenuto delle opere presenti nel dataset. In questo senso, l’IA sta essenzialmente emulando ciò che è stato creato da artisti umani in passato.

Marcantonio Lunardi Artificial Intelligence. Volti di un passato onirico
Marcantonio Lunardi Artificial Intelligence. Volti di un passato onirico

L’autonomia della creatività

La questione della creatività autonoma è un punto cruciale. Alcuni sostengono che l’IA è intrinsecamente incapace di creatività vera e propria perché manca di intuizione, empatia e comprensione profonda, caratteristiche che spesso guidano l’artista umano nella sua creazione. Altri, tuttavia, ritengono che l’IA sia in grado di generare opere che, sebbene basate su modelli e dati preesistenti, possono ancora essere considerate forme di espressione artistica valide.
Un’altra considerazione importante è sull’influenza umana nell’intero processo. Gli esseri umani sono responsabili della progettazione degli algoritmi, della selezione dei dataset di addestramento e della cura delle opere d’arte generate. Questa interazione umano-IA solleva domande sulla vera origine dell’arte: è l’artista che ha creato l’algoritmo o l’algoritmo stesso? L’artista è colui che seleziona e affina le opere d’arte generate o è l’IA che guida questa selezione?
Nonostante queste sfide concettuali, alcune opere d’arte generate da algoritmi hanno ottenuto notorietà e successo nei circuiti artistici e commerciali. Ciò ha portato a una riflessione più approfondita sull’autorialità e sulla percezione dell’arte generata da algoritmi. Alcuni sostengono che queste opere rappresentino una nuova forma di espressione artistica, mentre altri vedono le opere d’arte generative come un’estensione dell’arte umana.
Con l’evoluzione continua della tecnologia, è possibile che gli algoritmi di IA diventino sempre più sofisticati e autonomi nella loro creazione artistica. Potremmo assistere all’emergere di nuove forme di arte generate esclusivamente da IA, e questo potrebbe sollevare ulteriori interrogativi sulla definizione stessa dell’arte e sulla sua relazione con l’intelligenza artificiale.
In conclusione, mentre l’arte generata da algoritmi rappresenta una sfida interessante e in rapida evoluzione nell’ambito artistico e tecnologico, la questione della creatività autonoma rimane aperta e soggetta a dibattito. L’interazione tra l’IA e l’umanità continuerà a influenzare anche il futuro dell’arte e a ridefinire il concetto stesso di creatività artistica.

Giuseppe Amodeo Arnesano

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Giuseppe Arnesano

Giuseppe Arnesano

Storico dell'arte e curatore indipendente. Laureato in Conservazione dei Beni Culturali all'Università del Salento e in Storia dell'Arte Moderna presso l'Università La Sapienza di Roma. Ha conseguito un master universitario di I livello alla LUISS Master of Art di Roma.…

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