Le Intelligenze Artificiali sono un’opportunità o un rischio per la creatività?

Tema caldo del momento, l’AI è oggetto di discussione anche in ambito creativo. Abbiamo chiesto a otto esperti di riflettere sulle ricadute dell’intelligenza artificiale in campo artistico

Da un lato le potenzialità di nuovi strumenti espressivi che si concretizzano in generatori di immagini come Midjourney e modelli di linguaggio generativo come ChatGPT; dall’altro gli interrogativi sulla possibile perdita o indebolimento di professionalità nel sistema dell’industria creativa, lo spauracchio di una standardizzazione dei canoni estetici, la violazione del diritto d’autore per nutrire le intelligenze artificiali di immagini che contribuiscano al perfezionamento dell’ingranaggio. Come si prefigura la convivenza tra creatività artistica e AI? Opportunità o rischio? Lo abbiamo chiesto a otto opinionisti.

Livia Montagnoli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #71

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DANIELA COTIMBO ‒ CURATRICE

La convivenza tra creatività umana e computazione nasce con lo stesso sviluppo tecnologico e prima ancora con l’immaginario collegato. Si pensi ad esempio alla straordinaria ricerca di Manfred Mohr. Quello che è davvero cambiato è che queste tecnologie che definiamo “intelligenti” oggi sono molto più pervasive e i sistemi che le alimentano sempre più complessi. I più recenti sviluppi in questo senso, da ChatGPT ai vari Text-To-Image, se da un lato rappresentano un’estensione del potenziale creativo, dall’altro sono basati su logiche di estrazione e organizzazione dei dati che diventano pericolose nel momento in cui non ne siamo consapevoli. Perché una AI mi restituisce un determinato risultato? In che modo quel risultato è rappresentativo del mondo e della società in cui vivo? Non è in dubbio inoltre che questi sviluppi porteranno alla perdita di alcune professionalità nell’industria creativa. L’atteggiamento però che ritrovo in molti artisti contemporanei non è quello della chiusura ma piuttosto della speculazione e della ricerca di nuovi percorsi possibili.

Daniela Cotimbo. Photo Chiara Cor

Daniela Cotimbo. Photo Chiara Cor

ROBERTO FASSONE ‒ ARTISTA

La convivenza tra creatività artistica e AI può essere vista sia come un’opportunità che come un rischio, a seconda di come viene utilizzata e interpretata. Le opportunità sono che nel giro di 16 secondi, oggi, marzo 2023, è possibile creare l’immagine di “un castello di sabbia costruito con le spiagge di Honolulu, Bonassola, Senigallia, Gallipoli, Coney Island e la Normandia e compattato con le acque dell’Oceano Pacifico, Indiano, Artico e Atlantico”. Tra dieci anni, marzo 2033, sarà possibile (in un tempo analogo) creare “un film documentario in pellicola a colori, nello stile di Jonas Mekas e Agnès Varda, che documenta la misteriosa pioggia di serpenti che sta colpendo la città di Borongan, nelle Filippine, 1972”. D’altra parte, da un punto di vista strettamente artistico, l’intelligenza artificiale può rappresentare un grande rischio, ovvero quello di trasformarsi in un “orrendo mostro mutaforme divoratore di tutti i nostri sogni e le nostre speranze, nello stile di Frank Stella“.

Roberto Fassone, Un orrendo mostro mutaforme generato da AI nello stile di Frank Stella

Roberto Fassone, Un orrendo mostro mutaforme generato da AI nello stile di Frank Stella

IRENE FENARA ‒ ARTISTA

Recentemente mi hanno chiesto se le macchine fossero in grado di fare arte e non ho saputo rispondere. Da un lato questa tecnologia ha fatto dei progressi inimmaginabili in pochi anni, quindi chissà cosa sarà in grado di fare in futuro, ma dall’altro lato penso che nella marea di immagini prodotte da umani e macchine la vera differenza la fa ancora la capacità di fare una scelta, accorgersi e riconoscere se nel potenziale ci sia qualcosa di significativo da salvare.
Ho chiesto anche a Siri e mi ha risposto: “Bella domanda, ma non riesco a trovare una risposta”.

Irene Fenara

Irene Fenara

GIANLUCA MARZIANI ‒ CRITICO E CURATORE

Il presente ad alto tasso elettronico delinea un nuovo habitat sociale che riguarda la politica, l’informazione, la cultura, le relazioni, il commercio, la mobilità, l’intrattenimento. È uno spazio che ha seguito l’allinearsi graduale tra comunità umana e processo tecnologico: un archetipo categoriale che, partendo dalle profezie di Boris Groys, trova nelle AI il nuovo design collettivo. La natura liquida di un approccio algoritmico rende il concetto di design (inteso come nuovo disegno delle forme del mondo) permeabile ed elastico, circolare e stratificato, sorta di ridefinizione planetaria in una chiave finora mai sperimentata. La cultura digitale implementa nuove soluzioni attorno agli elementi esistenti, mescolando mattoni del passato con mattoni di nuova alchimia, edificando architetture più instabili ma anche più empatiche e diffuse. Per un periodo si sbaglierà ancora tanto e in modi anche ingenui, ed è il tipico contraltare quando plasmi in diretta la forma del nuovo. Il sistema delle arti sta cercando la sua coscienza dopo le vecchie ideologie, dopo la bomba finanziaria, dopo il feticismo per il tangibile, dopo un virus che ha devastato il visibile. La nuova coscienza è quella allenata al bug di sistema, all’eccezione al posto della regola, all’imprevisto come fattore evolutivo; risiede qui l’anima dell’ultimo antagonismo culturale, delle retine tarate sui monitor, del nuovo pollice da motilità digitale; ed è qui che la memoria fisica, implementata al digitalismo radicale, sta prendendo il suo spazio ibrido, la sua nuova natura, il suo margine di rinnovamento necessario. A fare da ponte linguistico tra le due dimensioni saranno proprio le AI. Cosa accadrà? Lo sapremo solo vivendo…

Gianluca Marziani. Photo Davide Bramante

Gianluca Marziani. Photo Davide Bramante

MAURO MARTINO ‒ DIRETTORE DEL VISUAL ARTIFICIAL INTELLIGENCE LAB DEL MIT-IBM RESEARCH DI CAMBRIDGE

Non esiste la creatività dell’AI, non sappiamo neppure come crearla. Esistono algoritmi che possono assistere le persone creative e renderle più creative. Per esempio con i modelli Diffusion possiamo generare immagini partendo da un testo, con i modelli GAN siamo in grado di generare nuovi dati a partire da un insieme di dati di partenza. Questi algoritmi generativi sono di per sé inutili, spenti. Diventano capaci di generare arte solo sotto il controllo di artisti, e di creare immagini e suoni insignificanti e poco innovativi sotto il controllo di persone sprovvedute e poco creative. Dal punto di vista artistico penso ci siano solo dei vantaggi, essendo l’AI generativa un nuovo strumento espressivo. Intravedo conflitti nel mondo della produzione di contenuti commerciali. È indubbio che i processi di produzione di immagini, film e suoni si stiano accorciando, rendendo più facile la creazione di contenuti anche a chi non ha alcuna capacità tecnica.

Mauro Martino

Mauro Martino

NUMERO CROMATICO ‒ COLLETTIVO ARTISTICO

Stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica epocale, con profonde ricadute anche in ambito artistico. Non bisogna però perdere di vista che le AI, attualmente, sono uno strumento attraverso cui generare contenuti. Grazie alla facilità nell’utilizzo di alcune AI di ultima generazione, in moltissimi possono “giocare” realizzando immagini e testi piacevoli, sbalorditivi, ma comunque ordinari. La storia dell’arte ci insegna però che il problema non sono né gli strumenti né la formalizzazione, bensì le posizioni estetiche. Quando la fotografia, all’inizio del Novecento, divenne uno strumento alla portata di tutti, in molti potevano rappresentare il mondo in maniera rapida e fedele, ma solo alcuni hanno cambiato la storia della nostra cultura formalizzando le proprie posizioni estetiche attraverso lo strumento fotografico. Come ogni tecnologia, l’AI è un’opportunità da manipolare ed esplorare. Ci ricorderemo però solo di chi riuscirà a utilizzarla trasformando l’ordinario in straordinario.

Numero Cromatico. Photo Serena Eller Vainicher

Numero Cromatico. Photo Serena Eller Vainicher

DOMENICO QUARANTA ‒ CRITICO E CURATORE

Opportunità per l’arte, rischio per la creatività. Se, negli anni scorsi, l’utilizzo delle GAN ci ha permesso di esplorare un immaginario alieno, metamorfico e disturbante, il lancio recente di language model come ChatGPT e di strumenti Text-To-Image ha consentito di produrre immagini fotorealistiche, imitare stili e linguaggi visivi codificati e nutriti da un numero sufficiente di esempi. Come ha sempre fatto, l’automazione rende superfluo e anti-economico il lavoro umano che può essere automatizzato: è arrivato il momento di illustratori, designer, concept artist, editor, giornalisti ecc.? Potrebbe essere, e trovo ragionevoli e sensati i tentativi di regolare l’uso incondizionato di immagini “autoriali” nei dataset. E tuttavia, temere che dei generatori statistici educati su tutta la spazzatura dell’internet siano un rischio per l’arte è un insulto per l’arte. Se la tecnologia erode lo spazio dell’umano, è compito dell’arte – il nostro eterno Turing Test – rinegoziarlo e definirlo su nuove basi. Per l’arte, ogni sviluppo nel campo dell’AI è solo una nuova occasione per sperimentare, ricercare, fare un tuffo nell’ignoto, riformulare ed espandere la funzione autoriale.

Domenico Quaranta

Domenico Quaranta

VALENTINA TANNI ‒ STORICA DELL’ARTE, CURATRICE E DOCENTE

Creatività artistica e AI sono concetti molto vasti e sfaccettati. Per questo, studiare la relazione che si instaura tra questi due ambiti è un compito complesso. Volendo semplificare, possiamo senz’altro dire che il settore dell’AI offre moltissime opportunità agli artisti e a tutte le figure creative in genere, a patto che si adotti un atteggiamento critico e consapevole. Come molti artisti ci hanno fatto notare in passato, l’arte “tecnologica” nasce sempre dalla relazione che l’essere umano instaura con lo strumento che utilizza. Qualcosa di interessante può emergere solo dal dialogo attivo con la macchina e non da un suo utilizzo passivo. Sul versante rischi, ci sono due scenari che vanno scongiurati. Il primo consiste nella standardizzazione dei canoni estetici, che può essere una conseguenza dell’adozione di massa di determinati sistemi; mentre il secondo riguarda lo sfruttamento indiscriminato e non retribuito del lavoro degli artisti da parte di un piccolo gruppo di aziende.

Valentina Tanni

Valentina Tanni

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